La rivoluzione e la scuola delle arti di Cuba

La rivoluzione e la scuola delle arti di Cuba

La scuola di balletto delle Scuole nazionali d'arte all'Avana (cr. Duende Thumb Wikimedia commons)

Il progetto di Fidel, del Che e gli architetti italiani

L’8 gennaio 1959 Fidel Castro e Ernesto Che Guevara entrano trionfalmente a L’Avana dopo aver sconfitto il dittatore Fulgenzio Batista. La situazione nell’isola è molto difficile e il primo problema da affrontare è l’educazione scolastica. Le caserme vengono trasformate in scuole e in pochi anni l’istruzione di base passa dal precedente 4% della popolazione al 40%. La formazione, la crescita culturale sarà il fulcro del progetto politico di Castro, in particolare nei primi anni di governo, che rappresentano il cosiddetto “periodo romantico”.


Che Guevara e Fidel Castro (cr. Alberto Korda Wikimedia commons)

Nei primi anni vi furono momenti difficili per la giovane rivoluzione. Nel 1961 l’invasione della Baia dei Porci, il tentativo degli Stati Uniti di rovesciare il governo di Fidel Castro, terminò con la sconfitta e il respingimento delle forze americane in soli tre giorni, e la Crisi dei missili di Cuba procurò una profonda tensione politica e diplomatica tra Unione Sovietica e Stati Uniti.

Alcuni anni dopo nel corso di una partita di golf presso il Country Club, nel ricco quartiere di Cubacan, il più prestigioso ed esclusivo luogo d’incontro dell’alta borghesia, Fidel e Che Guevara (immortalati come in altre iconiche immagini della rivoluzione dal fotografo Alberto Korda) riflettono come riconvertire quegli splendidi spazi in un progetto che possa contribuire agli obiettivi della rivoluzione.


Prigionieri catturati alla Baia dei Porci dai cubani (cr. Miguel Vinas Wikimedia commons) 

L’idea è trasformare il Country Club in un centro di formazione delle arti per i giovani studenti dei paesi del terzo mondo. Dovevano essere scuole artistiche diverse da tutte le altre e le più belle di tutte. Nasce così il progetto delle Scuole Nazionali d’Arte dell’Avana: Arti Plastiche, Danza Moderna, Balletto, Musica  e Arte Drammatica. L’obiettivo era di coinvolgere 1.500 giovani studenti dei paesi in via di sviluppo dei tre continenti, valorizzando l’attività artistica, diritto per tutti, e liberata dalle forme imposte dalla cultura americana, con l’aspirazione di formare una “nuova cultura” per “un nuovo popolo”.


Il Country Club in una cartolina del 1935 (cr. Roberts & Co. Wikimedia commons)

Per la trasformazione del Country Club viene chiamato l’architetto cubano Ricardo Porro, con studi alla Sorbona di Parigi, a cui è imposta una insormontabile condizione: la realizzazione delle Scuole d’Arte deve essere conclusa in tre mesi. La Rivoluzione aveva fretta. Così ricorda Ricardo Porro: “Da parte mia dissi subito che sarebbe stato impossibile, ma quella era la richiesta di Fidel e dunque dovevo decidere se accettare o rinunciare. Quindi ho deciso di fare quello che qualunque altro architetto avrebbe deciso di fare, ho detto sì, che avrei sicuramente accettato l’incarico”.


L'architetto Ricardo Porro (dalla pagina Fb Arch Daily)

Porro chiama a collaborare al progetto due architetti italiani poco più che trentenni: Vittorio Garatti, laureato al Politecnico di Milano con Ernesto Nathan Rogers e compagno di studi di Gae Aulenti, e Roberto Gottardi, laureato all’Istituto Superiore di Architettura di Venezia. Entrambi accettano l’invito, o meglio la sfida politica e temporale, fortemente legati al progetto culturale di Fidel Castro.


L'architetto Vittorio Garatti (dal sito Radio Habana)

Già da queste prime note il progetto delle Scuole d’Arte appare utopico e ideologico, una vicenda controversa per lungo tempo non conosciuta, e oggi rappresenta un momento importante della storia dell’architettura internazionale all’interno di un processo rivoluzionario.

I progetti presentati sono molto diversi tra loro, gli architetti lavorano con la massima libertà, proponendo soluzioni innovative, presentando una vera e propria rivoluzione formale e figurativa e mostrando una capacità creativa di grande effetto. Porro progetta la scuola di Arti Plastiche e di Danza Moderna, Garatti di Balletto e di Musica, Gottardi di Arte Drammatica.


L'architetto Roberto Gottardi (dalla pagina Fb Una revolucion de formas)

Per quanto riguarda i materiali costruttivi era imposta un’unica condizione: dovevano essere impiegati il mattone, il legname dell’isola, la tecnica della volta catalana e nessun utilizzo dell’acciaio e del cemento, materiali difficilmente reperibili a causa dell’embargo deciso dagli Stati Uniti. Inoltre si doveva tutelare lo splendido paesaggio che circondava il Country Club.

I lavori partono speditamente, si vedono i primi risultati, ma il susseguirsi di difficolta economiche e politiche portano ad una sospensione dei lavori nel 1965, quando delle cinque scuole solo due  risultano terminate (Arti Plastiche e Danza Moderna).


Ciò che resta della scuola di arti plastiche (Wikimedia commons) 

L’unico paese in aiuto economico di Cuba era l’Unione Sovietica, che impone anche la sua ideologia architettonica, e Fidel deve abbandonare lo stile innovativo che gli architetti avevano portato con le Scuole d’Arte, perché giudicate ideologicamente non corrette, per  favorire modelli sovietici, più standardizzati e retorici, accusando i nostri architetti di individualismo, egocentrismo e di essere degli “aristocratici della cultura”. Si conclude in questo modo il capitolo più importante della storia dell’architettura cubana. E le scuole gradualmente cadono in un imbarazzante abbandono. Svanisce il sogno di tre giovani architetti, convinti di sentirsi parte di un progetto politico, coinvolti in una missione civile, in un intreccio tra cultura, arte e ideali come raramente è accaduto.


La scuola di balletto (cr. Vittorio Garatti Wikimedia commons)

Bisognerà attendere oltre vent’anni per riscoprire l’importanza del progetto delle Scuole d’Arte, quando nel 1994 dopo un intervento di restauro la Scuola di Arti Plastiche ha ospitato la Biennale Internazionale d’Arte dell’Avana, nel 1997 vengono dichiarate da tutelare come “zona protetta” e solo nel 2001 il governo cubano decide di dichiarare le Scuole patrimonio nazionale e avviare un programma di recupero.


La scuola di musica (cr. Dieter Jannsen Wikimedia commons)

Anche gli architetti sono in parte riabilitati: Porro e Gottardi vengono invitati in varie occasioni a partire  dagli anni Novanta a incontri e convegni. Inoltre i tre architetti sono invitati all’Avana per un incontro in cui discutere del restauro delle scuole, ma anche in questo caso a causa delle difficoltà economiche il governo cubano sospende i lavori di restauro da poco iniziati.

Una nuova opportunità si presenta quando il ballerino cubano Carlos Acosta, stella del Royal Ballet di Londra, decide di impegnarsi per il recupero delle scuole d’arte, in particolare quelle di Danza e Balletto e chiama per il nuovo progetto l’architetto Norman Foster, riuscendo a raccogliere più di due milioni di dollari.


L'architetto Norman Foster (cr. bigbug21 Wikimedia commons)

Così Foster si esprime: “Le scuole sono espressioni importanti della ricerca di una architettura che simboleggia i valori dell’identità cubana. La mia partecipazione al progetto di restauro ha l’obiettivo di rendere possibile  un’importante iniziativa sociale e salvare una preziosa opera che rischia di essere distrutta”.

Garatti in questa prima fase viene escluso e scrive a Raoul Castro di non essere d’accordo con il progetto di Foster chiedendo più rispetto per l’architettura originale. E’ una vicenda che sembra non avere mai fine, e dopo la scomparsa di Garatti nel 2023 tutto pare ancora fermo. In ogni caso la notorietà del progetto delle Scuole d’Arte dell’Avana è sempre vivo e se n’è avuta conferma quando il Presidente del Repubblica Giorgio Napolitano nel 2012 ha attribuito la sezione architettura del Premio De Sica proprio a Porro, Garatti e Gottardi.

Riproduzione riservata