La filosofia con le idee delle donne
"Mimosa" dell'illustratore Rafal Olbinski
Voci che hanno ripensato come guardare il mondo
Per molto tempo la filosofia è stata raccontata come una storia a una sola voce: quella di uomini che pensano il mondo da una posizione ritenuta universale. Nei manuali scolastici e nei programmi universitari i nomi si ripetono, mentre altri restano ai margini o scompaiono del tutto.
Ma cosa succede se proviamo a guardare la filosofia da un’altra prospettiva? Cosa emerge quando si sposta lo sguardo, quando si presta attenzione a voci rimaste a lungo inascoltate? Il libro «Filosofe. 10 donne che hanno ripensato il mondo», scritto da Francesca Romana Recchia Luciani, nasce proprio da queste domande.

Irigaray, Lonzi e Butler (dalla pagina Fb Phil. ass. of UFV, Wikimedia, dontworry Wikimedia commons)
Non per riscrivere interamente la storia della filosofia, ma per mostrare come alcune pensatrici abbiano messo in discussione i suoi presupposti più profondi. Non si tratta solo di aggiungere nomi femminili a un elenco già esistente, ma di cambiare il modo stesso di intendere la filosofia, interrogandone le fondamenta, il linguaggio e le categorie.
Tra le filosofe raccontate nel libro, Luce Irigaray, Carla Lonzi e Judith Butler rappresentano tre percorsi diversi, ma legati da un filo comune: l’idea che il pensiero non sia mai neutro o astratto, ma nasca sempre da una posizione concreta nel mondo, dal corpo, dal linguaggio, dalle relazioni. In queste prospettive, la filosofia non si separa dalla vita, ma la attraversa.

"Terza dimensione del tempo, New York" di Rafal Olbinski
Luce Irigaray è stata tra le prime a criticare l’idea di un soggetto umano neutro, valido per tutti allo stesso modo. Secondo lei, la filosofia occidentale ha spesso pensato l’essere umano come uno, dimenticando che esistiamo fin dall’inizio in relazione con qualcun altro. Non diventiamo noi stessi da soli: è nel rapporto con l’altro che prendiamo forma. Mettere al centro il corpo e la differenza significa allora riconoscere che la vita non è fatta di individui isolati, ma di legami, di dipendenze reciproche, di alterità che ci costituiscono.

La tomba di Carla Lonzi a Fonticchio, Firenze (cr. Pierluigi J. Renzi Wikimedia commons)
Carla Lonzi ha portato questa critica ancora più vicino alla vita quotidiana. Femminista radicale, ha rifiutato il linguaggio della cultura ufficiale e ha scelto di partire dalla propria esperienza. Per Lonzi parlare di sé non è un gesto privato o narcisista, ma un atto politico. Dare valore alla propria parola significa sottrarsi a un modello culturale che per secoli ha parlato al posto delle donne, imponendo forme, ruoli e significati dall’esterno. La sua scrittura diventa così uno spazio di liberazione e di rottura.

Butler con l'interprete in un convegno (cr. gaelx Wikimedia commons)
Judith Butler, infine, ha messo in discussione ciò che spesso consideriamo naturale e immutabile: l’identità. Mostra come molte categorie, a partire da quelle legate al genere, siano il risultato di norme sociali che impariamo senza rendercene conto. Le identità non sono mai definitivamente stabilite: cambiano, si trasformano, possono essere ripensate. In questa prospettiva, il pensiero filosofico diventa uno strumento critico capace di aprire possibilità nuove, anche politiche e sociali.
Ripensare la filosofia attraverso queste voci significa anche ripensare il modo in cui leggiamo noi stessi. Le filosofe non offrono risposte definitive, ma strumenti per abitare il dubbio, per riconoscere le fratture dell’esperienza e trasformarle in pensiero. La filosofia al femminile non è un sapere di nicchia, ma un invito a prendere sul serio ciò che è stato a lungo considerato marginale: il corpo, la vulnerabilità, la relazione, il linguaggio vissuto.

Francesca Romana Recchia Luciani durante una presentazione del suo libro (dalla sua pagina Fb)
È in questo spazio che il pensiero torna a essere pratica, interrogazione continua, possibilità di cambiamento. Attraverso figure come Irigaray, Lonzi e Butler, il libro di Francesca Romana Recchia Luciani invita a riscoprire una filosofia viva, che non resta chiusa nei libri ma interroga il nostro modo di abitare il presente. Forse la filosofia non è mai stata davvero una voce sola. Forse stiamo solo imparando, finalmente, ad ascoltare anche le altre.
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