Spinoza, eretico in odore di santità

Spinoza, eretico in odore di santità

Ritratto del filosofo Baruch Spinoza, 1665 (Herzog August Bibliothek Wikimedia commons)

Il filosofo ha diviso il mondo cattolico

Baruch Spinoza, o Bento per gli amici portoghesi, o Benedictus per chi preferiva il latino, è morto probabilmente per avere respirato troppa polvere di vetro. Lucidava lenti per telescopi e microscopi, e quella polvere sottile gli sabbiava i polmoni mentre cercava di far vedere meglio il mondo agli altri.

In mezzo a tutto questo sfregare di vetro, Spinoza porta un anello. Sigillo con una rosa e, sotto, una parola: «Caute». Attento. Con cautela. O, più realisticamente: «guardati le spalle». Ogni lettera che sigilla con quell’anello è potenzialmente un ordigno teologico. Bento sa di camminare su un campo minato.


Il monumento a Spinoza ad Amsterdam (cr. FaceMePLS Wikimedia commons)

Perché diventa il mostro nero sia dell’ebraismo sia del cristianesimo? Nasce in una comunità di Marrani, ebrei costretti al cattolicesimo che hanno imparato a portare una fede pubblica e una privata. Lui assorbe questa diffidenza verso i dogmi e la porta fino in fondo. A ventitré anni la sua comunità lo scarica con un Cherem furibondo. Non ha ucciso nessuno: ha solo iniziato a dire che forse l’anima non è immortale come la raccontano, che la Bibbia è un testo storico-politico scritto da uomini e che Dio e Natura sono la stessa cosa.

Cacciato dagli ebrei, non viene certo adottato dai cristiani. Pierre Bayle lo battezza come ateo definitivo: se Dio è tutto, allora non è più qualcuno. Se Dio coincide con sedia, cane e stelle, non è più il Signore a cui chiedi che tua nonna guarisca. Ma il problema è peggio: Spinoza è un "ateo virtuoso". Vive povero, sobrio, gentile; rifiuta eredità e cattedre pur di restare libero. L’eretico che vive da santo manda in confusione il sistema.


La casa di Spinoza a Rijnsburg, oggi museo (cr. Albeiro Rodas Wikimedia commons)

Al centro di tutto c’è l’Etica, questo libro di geometria su Dio, le passioni, la libertà. Spinoza parte da un’idea spiazzante: esiste una sola Sostanza, infinita ed eterna. Chiamala “Dio” o “Natura” (Deus sive Natura). Noi e le cose siamo solo modi di questa Sostanza, increspature sull’oceano. Se tutto deriva necessariamente dalla natura di Dio come le proprietà del triangolo dalla sua definizione, allora non esiste vera possibilità: le cose non potevano andare diversamente.

Risultato: il libero arbitrio evapora. Ci crediamo liberi solo perché conosciamo le nostre azioni ma ignoriamo le cause che ci determinano. Per un cattolico è devastante: senza libertà non c’è peccato, senza peccato non c’è Redenzione. Da qui l’«orrore della necessità» di cui parlano molti pensatori cattolici: un mondo chiuso, senza Provvidenza, dove il ragno mangia la mosca e basta.


Una ragnatela coperta di rugiada (cr. Andrea Bonifazi Wikimedia commons)

A proposito di ragni: il suo biografo Colerus racconta che Spinoza si divertiva a far combattere ragni e a gettare mosche nelle ragnatele. E rideva. I detrattori vedono la prova del mostro glaciale. Lettura spinoziana: ride perché riconosce in quei corpi il Conatus, lo sforzo di ogni cosa di perseverare nel proprio essere. Il ragno vuole essere ragno, la mosca mosca: si scontrano, uno vince, uno perde. È una risata inquietante, ma anche liberatoria: l’universo non è un asilo nido con la maestra Provvidenza.

Arriviamo al condominio cattolico contemporaneo, spaccato su Spinoza. I tradizionalisti lo considerano il "padre dell’errore": da lui nascerebbero la modernità laica, lo Stato neutrale, il relativismo. Per lo storico Roberto de Mattei, accettare Spinoza vuol dire arrendersi all’idea che la preghiera non serva: non puoi chiedere a Dio di cambiare ciò che è necessario, come non puoi chiedere a un cerchio di diventare quadrato.


Roberto de Mattei e Vito Mancuso (dalla pagina Fb e Marco Feruglio Wikimedia commons)

All’estremo opposto ci sono teologi come Vito Mancuso, che vedono in lui un mistico razionale. Spinoza, dicono, non è un ateo ma uno che ha voluto salvare Dio dall’umanizzazione volgare: nessun vecchio con la barba che si arrabbia, ma un infinito che coincide con le leggi stesse del reale. La frase «l’uomo libero di nulla pensa meno che della morte» suona quasi evangelica: una resurrezione in questa vita.

C’è poi lo Spinoza politico, tra i padri della libertà di pensiero moderna: nel Trattato teologico-politico difende il diritto di ognuno di pensare ciò che vuole e dirlo in pubblico. Per i cattolici liberali è un alleato contro i totalitarismi; per gli integralisti è il virus che trasforma la Verità in opinione e lo Stato in potere senza Dio.


Sophie Delar, Ritratto fotografico di Albert Einstein, 1935 (Wikimedia commons)

Fuori dai recinti ecclesiastici, intanto, Spinoza è diventato una specie di santo patrono dei laici. Einstein diceva di credere solo «nel Dio di Spinoza», non nel Dio che interferisce nelle lotterie e nei tumori. Per molti è il filosofo bandito che ha insegnato ad amare il mondo così com’è, senza garanzie ultraterrene.

E allora, santo o eretico? Benedetto o maledetto? Probabilmente lui riderebbe anche di questa rissa, come dei suoi ragni. Non ridere, non piangere, non detestare, ma comprendere, scrive nel Trattato politico. Siamo tutti dentro la stessa Sostanza, avvolti nella stessa ragnatela di cause. L’unica santità possibile, oggi, potrebbe essere questa: guardare in faccia la necessità senza smettere di pensare. E lucidare, ognuno come può, le proprie lenti, ricordandosi ogni tanto dell’anello di Spinoza e del suo avvertimento: Caute.

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