Glenn Miller, lo swing della vittoria

Glenn Miller e la sua orchestra fra il 1940 e il 1941 (dal sito di Ray Anthony Wikimedia commons)
La musica, la guerra, il mistero
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Masters of the air, i padroni dell’aria: così venivano identificati i piloti alleati durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1940 l’età media dei piloti degli aerei da caccia della Royal Air Force era di 20 anni. Nel 1944 invece l’età media a bordo di un bombardiere americano B-17 era di 24 anni: la probabilità di sopravvivenza media in missione sull’Europa era di 11 su 25 voli necessari per ottenere il congedo. Dopo il battesimo del fuoco, eroismo e paura di morire diventavano i naturali compagni di viaggio degli avieri. Come evitare che la paura si trasformasse in terrore e il terrore in rifiuto di volare o combattere? Secondo il generale James Doolittle, il più grande aiuto morale alle truppe del fronte europeo, dopo una lettera da casa, fu la rete orchestrale messa in piedi da Glenn Miller.
In divisa
A guerra iniziata Miller era già un master, non dell’aria, ma dello swing. Cresciuto con musicisti del calibro di Benny Goodman e Tommy Dorsey, Glenn a fine anni ‘30 comincia a brillare di luce propria, mettendo a punto le sue innovazioni stilistiche. “Moonlight serenade” e “In the mood” sono brani che entrano a far parte dell’immaginario collettivo di quegli anni: gli arrangiamenti sono immediati e lo stile di Miller viene definito sweet music, musica dolce.
Miller con la divisa da ufficiale dell'Aeronautica (cr. fotografo dell'Esercito Wikimedia commons)
Glenn però è uomo risoluto e nel settembre 1942 abbandona gli abiti civili: scioglie la sua orchestra e a 38 anni, come volontario, entra nella U.S. Air Force. Ciò che non abbandona è la musica: l’esercito americano sa bene come usare le celebrità e nei successivi anni il capitano Miller si dedica a sostenere il morale delle truppe con la Glenn Miller Army Air Force Band e con Sustain the Wings (Sostengo le Ali), programma radiofonico che darà il nome ad un singolo. Glenn Miller suona il trombone accompagnato dalla sua orchestra, dirige i sassofonisti mentre si balla il boogie woogie per distrarsi dagli orrori del conflitto.
Lo sbarco
6 giugno 1944, ora X: gli Alleati sbarcano in Normandia. Glenn, promosso maggiore, si imbarca con 60 musicisti per raggiungere le basi americane in Inghilterra: lo Zio Sam, la guerra in Europa, lo swing… una vecchia ricetta. La Bbc trasmette i suoi concerti per galvanizzare le forze alleate e in novembre si decide di trasferire l’orchestra a Parigi. Miller dovrebbe arrivare in Francia il 13 dicembre ma il volo è cancellato per cattivo tempo: il tenente colonnello David Niven (sì, proprio lui, l’attore) prenota un altro volo per il musicista il 14 dicembre ma anche questo non parte. Si arriva al 15: Glenn è impaziente, vuole arrivare in Francia prima dell’orchestra. Viene a scoprire che una sua conoscenza, il colonnello Baesell, proprio quel giorno vola a Parigi a bordo di un C-64 Norseman, un monomotore canadese per trasporto civile. Nonostante la nebbia, Miller, Baesell e il pilota partono da Bedford alle 13.55. L'aereo e i tre passeggeri scompaiono sopra la Manica.
Mai ritrovato
Quella di Glenn Miller è una morte avvolta dal mistero: non si sa con precisione cosa gli accadde poiché il corpo non fu mai trovato. Sono state avanzate diverse teorie. La più fantasiosa vede Miller ostaggio di Otto Skorzeny, l’ufficiale delle Ss che partecipò al blitz per liberare Mussolini dalla prigionia di Campo Imperatore. Secondo questa tesi Miller sarebbe arrivato a Parigi come spia con l'obiettivo di entrare in contatto con il feldmaresciallo Von Rundstedt e concordare una tregua all’interno di una operazione segreta chiamata Eclisse.
Skorzeny (al centro) accanto a Mussolini (cr. Archivio federale tedesco Wikimedia commons)
L’intervento di Skorzeny avrebbe però compromesso il piano: catturato dalle SS, Miller sarebbe stato torturato a morte dal capitano nazista nel tentativo di convincerlo a rivelare la posizione di Eisenhower. Il corpo di Miller sarebbe poi stato abbandonato davanti ad un bordello di Parigi. Al di là del complottismo, le due tesi oggi più accreditate considerano la morte di Miller come accidentale.
La prima attribuisce la caduta dell’aereo a fuoco amico: volando molto bassi a causa della nebbia, Miller e compagni sarebbero stati colpiti da una testata di un bombardiere della Raf di rientro da un’azione in Germania. L’ipotesi però è contestata per una mancata coincidenza tra l’orario di rientro dei bombardieri dal raid abortito e la rotta del Norseman. La seconda invece, per quanto semplice, è quella probabilmente vera: ghiaccio nel motore e sulle ali dell’aereo.
Il monumento funebre a Glenn Miller al cimitero di New Haven (cr. Wikimedia commons)
A un anno e un giorno dalla scomparsa, il 16 dicembre 1945, Glenn Miller viene dichiarato Finding of death, morto senza corpo. Andare alla ricerca della causa ultima della morte di Glenn Miller è un'operazione affascinante ma fine a se stessa. Più utile è riflettere sul lascito del musicista: all’apice della carriera Miller lascia gli affari dello spettacolo e si dedica ad un aspetto fondamentale della guerra, il morale delle truppe, mobilitando un grande gruppo per combattere il nazifascismo.Glenn Miller con il suo trombone (dal Billboard Magazine 1942 Wikimedia commons)
Nel 1950 per portare avanti la tradizione della Glenn Miller Army Air Force Band nasce l’Airmen of Note, un ensemble di swing jazz all’interno della United States Air Force Band. Nel ‘54 la band prenderà parte a “The Glenn Miller Story”, film biografico nel quale Jimmy Stewart interpreta il Maggiore dello Swing.
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