I Cervi nel giardino dei ricordi

I Cervi nel giardino dei ricordi

I sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore con le sorelle Rina e Diomira e i genitori Alcide e Genoeffa Cocconi (cr. Wikimedia commons)

A Campegine quattro chiacchiere fra i defunti

Il 25 aprile l'Italia festeggia gli 80 anni dalla Liberazione. iosonospartaco affronta l'evento proponendo una serie di servizi in ambito storico e culturale. Stefano Iotti, di cui proponiamo oggi un intervento, è anche l'autore della poesia "Fotogrammi"

Campegine (Campéṣen in dialetto) è un comune in provincia di Reggio Emilia.

Le cronache storiche della cittadina di Campegine riportano che è stato un comune autonomo dal 1860 e che ha pagato un duro tributo di sangue nelle vicende più recenti della storia d’Italia. In particolare durante le sommosse contro la tassa sul macinato del 1869 e nella lotta di Resistenza al nazifascismo.
Presso il cimitero di Campegine si trova la tomba dei sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943.

Ci vado fin da quando ero bambino, essendo lì tumulati i miei nonni materni.


Il viale interno al cimitero di Campegine (cr. Stefano Iotti iosonospartaco)

Non l’ho mai percepito come un luogo triste, piuttosto un luogo d’incontro dove si va per scambiare quattro chiacchiere. Capitava spesso d’incontrare persone conosciute, che quando si rivolgevano a me lo facevano sempre in tono scherzoso a volte anche ironico se non addirittura malizioso.

Camminando nel tragitto verso i nonni, ricordo mia mamma che indicando una lapide mi diceva “Guarda là! Suor Benso, era della famiglia di Cavour!  Era una donna molto colta e suonava il piano benissimo, era diversa dalle altre suore, non era suora per vocazione”.

Anche da adulto, ora che ci torno a trovare i miei genitori le sensazioni sono rimaste le stesse seppur mischiate a ricordi velati di malinconia.

E’ uno spazio dove il paradosso del tempo raggiunge il suo apice; il tempo bloccato si espande all’infinito, come se la somma di tanti istanti crei un continuum indefinito: una sequenza di fotogrammi che riproduce nel suo scorrere il fluire dell’esistenza.


Una lapide scolorita dal tempo nel cimitero di Campegine (cr. Stefano Iotti iosonospartaco)

Un luogo dove non è il dolore a prendere il sopravvento, ma la memoria. Ci si ritrova a ricordare più che a rimpiangere, come testimoniano le immagini che fanno pensare più a foto ricordo che di compianto. Molti nomi rimandano ad un passato di lotte politiche, ad un credo laico. Alle icone religiose si alternano quelle ideologiche. Nomi e simboli che non appartengono alla tradizione cattolica conferiscono al luogo una connotazione più terrena, meno trascendente: è il ricordo delle persone che emerge, quello che sono state in vita, quello in cui hanno creduto.

Ci sono anche panchine qua e là come in un boulevard dove la gente siede e discorre come farebbe in un viale.

Al centro di tutto è la tomba monumentale dei fratelli Cervi, la cappella cimiteriale è quasi nascosta. Il custode accudisce questo luogo come farebbe un giardiniere, con un’aria per nulla dimessa, ma piuttosto da operaio laborioso: è di fatto il giardiniere del giardino dei ricordi.


FOTOGRAMMI

Così, da silenzio

che preme,

freme

l'immobile scorrere

come un ribollire

di sguardi.

 

Nel fluire di occhi

è la vita che spinge

un continuo ritorno,

il divenire dei ricordi

o rimpianti, non so.

 

E così sospesi,

aggrappati al nulla

di nulla si nutrono,

nella moltitudine dei silenzi

o nella complicità degli sguardi

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