Il diario di Raffaello, soldato che amava la vita

Raffaello Andreini in divisa, giovanissimo soldato dell'esercito italiano (cr. famiglia Andreini Burroni)
Internato in Germania, riconquistò un futuro
Il 25 aprile l'Italia festeggia gli 80 anni dalla Liberazione. iosonospartaco affronta l'evento proponendo una serie di servizi in ambito storico e culturale
“Internati Militari Italiani” (IMI): furono così denominati i militari italiani, catturati dopo l'8 settembre 1943 dalle truppe naziste, che rifiutarono di riconoscerli come prigionieri di guerra secondo il normale diritto internazionale. La Germania considerava l'Italia, a seguito dell'armistizio, come un paese traditore e pertanto trattò i soldati italiani come “internati” e non come combattenti regolari.
Gli IMI furono quindi deportati (oltre 600.000 soldati e ufficiali) in numerosi campi di internamento principalmente in Germania, ma anche in Austria, Polonia e altri territori occupati dai tedeschi. In questi campi, le condizioni di vita furono estremamente dure: scarsità di cibo, freddo intenso, lavoro coatto e malattie erano all'ordine del giorno.
Uno dei disegni realizzati da Andreini durante la prigionia (cr. famiglia Andreini Burroni)
Il trattamento degli IMI fu intenzionalmente severo per indurli a collaborare con la neonata Repubblica Sociale Italiana (RSI), cosa che alcuni (non più del 10%) fecero per convinzione o sopravvivenza, mentre la maggior parte rifiutò, mantenendo una posizione di dignità e fedeltà verso la nazione italiana, nonostante la difficile situazione. Nella gran parte gli IMI furono destinati (ufficiali a parte) ad essere manodopera forzata nell’economia del Reich in industria ed agricoltura. Quasi 50.000 furono gli internati che morirono in prigionia.
Il ritorno alla vita nel disegno di Raffaello Andreini (cr. famiglia Andreini Burroni)
La vicenda degli IMI è rimasta per decenni ignorata dalla storiografia e dall’opinione pubblica mentre invece rappresenta una testimonianza significativa del complesso panorama italiano durante e dopo il secondo conflitto mondiale e i soldati che dissero “no” alla RSI costituirono la prima forma di resistenza e di rivendicazione del diritto ad una nuova Italia libera.
Quella che presentiamo in questo video è la vicenda di Raffaello Andreini, giovanissimo soldato di Siena internato come Imu in Germania, che riportò la tragedia di quei mesi nelle pagine del suo diario, insieme a disegni e pensieri che lasciavano trapelare la nostalgia per la famiglia, la casa, la libertà, una vita degna di essere vissuta. Il video, realizzato da Francesco Monciatti, è stato presentato di recente nella Sala delle Vittorie della Contrada della Torre nell'ambito del ciclo di incontri "Torraioli che scrivono" organizzato dai Circolo dei Battilana. Dal diario di Raffaello Andreini è stato tratto anche uno spettacolo teatrale messo in scena da studenti di quinta delle scuole superiori, scelti fra quelli della stessa età di Raffaello quando fu fatto prigioniero.
Per la concessione del video iosonospartaco vuole ringraziare la Contrada della Torre, il Circolo dei Battilana e la grande generosità di Vilma Andreini e Andreina Burroni, figlia e nipote di Raffaello che hanno aperto pagine difficili della propria storia familiare affinché in tempi duri come questi si sappia cos'è davvero la guerra.
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