Ci curiamo scrivendo

Ci curiamo scrivendo

Particolare da "Donna che scrive una lettera in presenza della domestica" di Jan Vermeer alla National Gallery di Dublino (Wikimedia commons)

Terapia contro età e dolore

Scrivere è una risorsa, uno strumento che aiuta a coltivare un giardino personale ricco di pensieri, approfondimenti e narrazioni in grado di collegare vite e mondi. Allora anche l’angoscia si alleggerisce, perché la scrittura è una medicina dell’anima.

Lo scrittore - afferma Henry David Thoreau - è chi piega i venti e i fiumi al suo servizio, come fanno i contadini a primavera con i rami; chi inchioda la lingua al suo significato primigenio... chi fa crescere le parole ogni volta che le usa, trapiantandole sulla pagina come una piantina con la terra attaccata alle radici; chi ha una voce così vera e fresca da fare sembrare le sue parole germogli rigogliosi all’inizio della primavera.

Dagherrotipo che ritrae Henry David Thoreau (cr. Maxham National portrait gallery Washington Wikimedia commons)

La scrittura unisce cervello e cuore e nei momenti bui genera parole e sentimenti tali da far dimenticare il dolore. Un modo per superare la solitudine dell’età che avanza, delle malattie, delle perdite inevitabili. La solitudine degli anziani si percepisce negli sguardi e nelle posture. Cova sottopelle, ma non deve diventare un’abitudine quotidiana.

Il nostro paese è invecchiato. Il poeta Umberto Saba nella poesia “La capra”, esprime con la poetica che gli appartiene quanto sia sofferente l’isolamento:

Ho parlato a una capra. / Era sola sul prato era legata. / Sazia d’erba, bagnata / dalla pioggia, belava / Quell’uguale belato era fraterno / al mio dolore. Ed io risposi, prima / per celia, poi perché il dolore è eterno / ha una voce e non varia. / Questa voce sentiva / gemere in una capra solitaria.

Saba con Giani Stuparich (cr. archivio Stuparich Criscione Wikimedia commons)

I vecchi sono la maggioranza: escono, viaggiano, si ritrovano tra loro. In genere gli uomini popolano i bar, giocano a carte, parlano di calcio, di politica e di conquiste passate. Le donne non più giovani si riuniscono in cerchio, sedute a ricreare la rotondità, metafora della vita femminile.

Di che parlano? Dei figli lontani, dei nipoti, di ricette, di chi sta male o se n’è andato. Momenti brevi, si deve rientrare, perché la casa ha bisogno della loro presenza. A volte però basta una scintilla, una domanda per fare scaturire un’onda di piena. A differenza degli uomini le donne sanno parlare delle loro vite.

Scrive Epicuro: Né il giovane indugi a filosofare, né il vecchio di filosofare si stanchi giacché nessuno è immaturo, nessuno troppo maturo per pensare alla salute dell’anima.

Il parlare allora diventa un mantra che spalanca agli altri i luoghi più profondi del proprio essere.

Sei donne amiche si ritrovano in una casa d’artista, un atelier in cui ammirare il vivere circondato da opere che provocano emozioni. Poi siedono intorno a un tavolo. Da una di loro nasce una riflessione - L’arte cura le sofferenze che ognuno sopporta nella propria esistenza? Con quali strategie si riesce a uscire da strade che paiono improvvisamente rinchiudersi? Domande provocatorie che riaprono ferite dell’infanzia, relazioni genitoriali problematiche o per l’assenza o per l’eccessiva presenza autoritaria.

Laboratorio femminile di scrittura (cr. ccpe Rosario Wikimedia commons)

E che dire degli incontri con la morte sempre in agguato nelle storie delle persone? E quante porte occorre chiudere per aprirne altre che lascino rivedere le stelle? Si evidenzia il bisogno di mettere ordine nella costruzione identitaria. Si può riuscire con alcune strategie, affermano le sei amiche: dedicarsi con pienezza alla creazione artistica, vivere il viaggio per andare oltre, continuare a scrivere per narrare la propria e la vita degli altri, creare molteplici relazioni politiche e sociali per ritrovarsi in una dimensione umana ricca di prospettive, vivere in mezzo alla natura, esaltandone la bellezza e la sua generosità.

Le sei amiche in quella casa, opera d’arte essa stessa, hanno originato una comunità di persone che non teme di parlare di sé e delle vite vissute. Sono scomparse la solitudine, le paure, il pudore di svelarsi. Scrivere di questi momenti dà forza, in quanto le parole scritte riflettono le potenzialità di chi incontriamo e che magari in un primo momento avevamo giudicato superficiale o di scarso interesse. E’ un modo di mostrare amore verso coloro che incrociamo lungo il nostro cammino.

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