Il giallo con la giusta soluzione

Campiglia Marittima, dove si svolgono alcune azioni del giallo (cr. janericloebe Wikimedia commons)
La sorprendente indagine dell’avvocato Borrani
L’avvocato Leopoldo Borrani, livornese per nascita e per foro, ha cambiato decisamente strada. La creatura nata dalla penna del suo collega in carne e ossa Giuseppe Benassi si produce in una avventura che a pieno titolo è un giallo, ma non ne rispetta nemmeno una sola regola. Normalmente gli scrittori giallisti devono attenersi ad alcune norme, più facili a dirsi che a praticare: individuare un numero limitato di personaggi che ruotano attorno al protagonista, delinearli in modo da dividere i buoni dai cattivi, non nascondere informazioni al lettore mettendolo in competizione con lo scrittore nello scoprire il colpevole, costruire un colpo di scena finale che spiazzi la platea fino a farla esclamare “ci sarei potuto arrivare anch’io”.
Giuseppe Benassi, ideatore dell'avvocato Leopoldo Borrani (cr. Giuseppe Benassi iosonospartaco)
Questa volta l’avvocato Borrani meraviglia tutti, anche perché, involontariamente, ci impartisce una lezione di storia.
Punto uno
La nuova inchiesta dell’avvocato Leopoldo Borrani si intitola “Cinque più uno” (pubblicata da Transeuropa), scelta che rimanda a qualche esempio letterario del passato ma soprattutto a varie esperienze di giallo televisivo. Niente a che vedere con le classiche serie di telefilm americani, dove da una parte ci sono i buonissimi e dall’altra i cattivissimi, senza sfumature di grigio in mezzo; ma niente a che vedere nemmeno con la migliore tradizione tedesca (una fucina di gialli televisivi) dove si incontra un’umanità disperata, in cui ognuno ha colpe inconfessate, anche la vittima del delitto più brutale. L’ispettore Derrick è un esempio lampante.
L'ispettore Stephan Derrick e il suo braccio destro Harry Klein (cr. Ispettore Derrick fan club Italia)
Qualche punto di incontro lo possiamo piuttosto trovare in Francia; Simenon e Malet hanno scritto gialli letterariamente perfetti, facilmente traducibili sullo schermo, che devono comunque parte importante del successo all’ambientazione. I francesi ci accompagnano alla risoluzione del mistero prendendoci per mano mentre attraversiamo mondi diversi, passati, forse nemmeno mai esistiti. “Cinque più uno” invece è tutto italiano e si rifà all’esperienza culturale che più ha contribuito alla nascita e all’unificazione della nazione, meglio dei libri di scuola: la televisione.
Punto due
E’ evidente che recensire un giallo è sempre un esercizio di acrobazia, per evitare di svelare la soluzione del mistero, tuttavia alcuni particolari possono essere rivelati. Nell’intrico ideato da Benassi si trovano chiari rimandi, il primo a una fortunata trasmissione di fine anni 50 che si intitolava “Giallo club”, protagonista Ubaldo Lay che per la prima volta vestiva il trench del tenente Sheridan.
Ubaldo Lay nei panni di Sheridan (cr. Radiocorriere Tv Wikimedia commons)
Dell’America c’era solo il nome del poliziotto perché tutto il resto era italianissimo, a cominciare dalla volontà di spronare il pubblico ad arrivare da solo alla verità. Anche questo nella chiave pedagogica filo conduttore di tutta la tv italiana dell’epoca? Forse. Sta di fatto che la trasmissione ebbe un successo strepitoso consegnando alla leggenda il personaggio e obbligando l’attore romano a essere per sempre chiamato come il suo tenente.
Enzo Tortora con Rita Giannuzzi nel film "Italia piccola" (cr. archivio Touring club Wikimedia commons)
Ma volendo andare un passo più avanti incontriamo un pezzetto dimenticato della carriera televisiva di Enzo Tortora, un programma di nicchia intitolato “Bada come parli” (del quale non esisterebbe più nulla in archivio) che costringeva le famiglie a fare supposizioni, a scommettere genitori contro figli e così via fino ad arrivare a svelare una certa verità.
E’ d’obbligo fermarsi qui nella recensione di “Cinque più uno”, nel quale ognuno potrà immedesimarsi, riconoscersi in un personaggio o sentirsi detective. C’è ovviamente un delitto, c’è un’indagine, ci sono tante supposizioni. Nulla viene nascosto, il lettore sa esattamente tutto quello che sa l’avvocato Borrani e si può mettere suo pari nell’individuare il colpevole. Ogni lettore troverà il finale che desidera.
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