Un delitto che tocca tutti

Un delitto che tocca tutti

Adriano Sofri ricorda Alceste Campanile (Wikimedia commons)

Il nuovo libro sull’omicidio Campanile

Il delitto venne commesso sull’argine di un fiume che di lì a qualche chilometro si butta nel Po, quindi a rigore di geografia è un omicidio emiliano, di Reggio Emilia in particolare. In realtà è un delitto che si colloca nel tempo e non nello spazio. Sono passati 50 anni e pochi giorni da quando Alceste Campanile venne assassinato a colpi di pistola; il delitto ha un colpevole, reo confesso, nell’estremista di destra Paolo Bellini ma non ancora sufficienti risposte, considerando che la soluzione giudiziaria ha tutt’altro che pacificato quanti conoscevano il ragazzo lasciando più di un dubbio sulla ricostruzione degli eventi. La morte di Campanile ha però tracciato un solco a metà degli anni 70, quando la strategia della tensione aveva già colpito in piazza della Loggia a Brescia, le Brigate rosse aveva già rapito il giudice Sossi ma gli anni di piombo non erano ancora entrati nella fase più buia.

Alceste Campanile al mare 

Una figura singolare, Alceste Campanile, legato prima alla destra estrema e poi a Lotta continua. Singolare ma non unica; l’ondeggiare fra gli estremismi era un evento non così raro in una fase in cui il privato non esisteva più a beneficio della collettivizzazione generale, sentimenti inclusi. I cinquant’anni dall’uccisione sono stati l’occasione per la pubblicazione di un libro a lui dedicato che si intitola “Il nero e il rosso”, edito da Aliberti e scritto dal giornalista Alberto Guarnieri e dall’architetto Giordano Gasparini (quest’ultimo fra gli autori di iosonospartaco), a cui si aggiungono gli interventi di Lucio Dalla e Luca Telese. L’artista bolognese affidò le sue considerazioni a una graphic novel che Guarnieri realizzò anni addietro insieme al disegnatore Emilio Laguardia e ora – a 13 anni dalla morte di Dalla – vengono qui riproposte.

“Il nero e il rosso” si compone di due parti: la ricostruzione in forma di racconto dell’uccisione di Campanile scritta da Guarnieri e un saggio di Gasparini sugli anni Settanta. Fra i due segmenti non c’è collisione, il saggio è una spiegazione doverosa per chi quegli anni non li ha attraversati e per chi non viveva in Emilia. La parabola da destra a sinistra di Alceste Campanile è proposta in un contesto di rapporti umani, di conoscenze nate come casuali e diventate importanti, di circostanze non cercate ma subìte come il passaggio di mano dei soldi del riscatto di Carlo Saronio (per altro già morto), di manipolazioni, di coinvolgimenti emotivi e profonde ingenuità. Insomma, un affresco degli anni 70 in cui ognuno era convinto di essere protagonista salvo poi accorgersi di avere recitato da comparsa.

La presentazione del libro a Reggio Emilia. Da sin. Di Nuzzo (Aliberti editore), Codeluppi (Università Modena e Reggio), Guarnieri e Gasparini (cr. iosonospartaco)

Si arriva fino alla scena finale quando Campanile, odiato a destra perché traditore e forse non amato a sinistra, si ritrova in auto con qualcuno che doveva conoscere per forza, perché aveva accettato di dargli un passaggio. Il resto è ipotesi, ricostruzione, possibilità. Ma il 13 giugno del 1975 - giorno del ritrovamento del cadavere - aprì un quarto di secolo di dubbi, di speculazioni, di fango e depistaggi, nati anche in ambito familiare. Intanto Alceste Campanile diventava un simbolo nazionale per chiunque si sentisse a sinistra del Pci, come testimoniato dalla presenza a Reggio Emilia di Adriano Sofri. La foto del suo intervento davanti alla foto di Campanile è diventata uno dei simboli dell’evento.

A mezzo secolo da un delitto al tempo stesso risolto e ancora da risolvere, perché continuare a parlare di Alceste Campanile? Il rischio di cadere nei luoghi comuni e nelle frasi fatte è altissimo. Forse perché Campanile pagò giovanissimo il prezzo più alto del conflitto che scuoteva l’Italia negli anni 70; è toccato a lui, ha pagato anche per tanti altri. La sua è una storia che ci tocca tutti.

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