Mondiale 2006, sotto il segno dell'ariete
La testata di Zidane al petto di Materazzi (dalla pagina Fb #OTD 2006)
Il trionfo dell’Italia e la testata di Zidane
E’ il 1970 quando nei cinema italiani arriva un film di Mariano Laurenti che si intitola “I due maghi del pallone”, protagonista la coppia comica principe degli ultimi 15 anni: Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Il manifesto del film "I due maghi del pallone", 1970 (dalla pagina Fb Franco e Ciccio fans)
Il secondo, manager incompetente di una squadra di calcio siciliana, va a Milano per ingaggiare un allenatore che risollevi le sorti della società ma finisce per mettere sotto contratto un ciarlatano che si fa chiamare Mago KK e compie sortilegi a pagamento invocando la divinità detta Bagalù. Alla fine, dopo 90 minuti di equivoci e di luoghi comuni sul calcio e la Sicilia (compreso l’immancabile intervento della mafia), la squadra di KK vince il campionato.

Franco Franchi nei panni del mago KK (dalla pagina Fb Franco e Ciccio)
Cosa c’entra tutto questo con il mondiale del 2006 in Germania? Un pochino c’entra perché l’Italia porta a casa il suo quarto titolo mondiale battendo in finale una Francia che, anche senza volerlo, è costretta a credere alle stelle.
Costretta perché il suo allenatore, Raymond Domenech, per sua stessa ammissione al momento di stilare la formazione in campo interpella anche l’oroscopo. Le stelle però si accaniscono contro di lui ponendosi evidentemente sotto il segno dell’ariete, tanto che la finale passa alla storia per la meravigliosa partita giocata dall’Italia di Marcello Lippi ma anche per la testata di Zidane al petto di Materazzi, fine ingloriosa di una gloriosa carriera di calciatore.

Raymond Domenech allo Stade de France (cr. Nicholas Richoffer Wikimedia commons)
Come arrivano Italia e Francia alla finale? In modo molto diverso. L’Italia vince il girone iniziale – non proibitivo – battendo il Ghana e la Repubblica Ceca e pareggiando con gli Stati Uniti a causa di un autogol. Il primo scoglio serio è negli ottavi quando l’Australia cede 1-0 nel recupero con un rigore di Totti.

Il rigore di Totti contro l'Australia (da X DiegOasis)
Il quarto di finale contro l’Ucraina di Shevchenko si rivela una passeggiata e finisce 3-0 mentre la semifinale con la Germania diventa una finale anticipata; gli ultimi tre minuti dei supplementari regalano una gioia infinita con i gol capolavoro di Grosso e Del Piero. Ancora oggi, a distanza di quasi vent’anni, quei pochi minuti sono gettonatissimi nei filmatini che popolano instagram e gli altri strumenti di comunicazione in rete. Dopo due mondiali consecutivi saltati per mancata qualificazione ci si consola con i campioni del passato.
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Italia-Germania allo stadio di Dortmund (cr. Urby2004 Wikimedia commons)
Meno trionfale il cammino della Francia che nel girone ottiene due pareggi con Svizzera e Corea del Sud e una vittoria contro il non proprio blasonatissimo Togo. Ottavi con successo in rimonta con la Spagna, quarti passati di misura con il Brasile e identico 1-0 in semifinale con il Portogallo. Si potrebbe dire: bene ma non benissimo.

Una scena dal film "Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders (dalla pagina Fb The Space cinema)
Ogni finale porta con sé una serie di riferimenti ad avvenimenti del passato, a partite già giocate fra le due squadre, alla città in cui si disputa. In Italia-Francia 2006, oltre alla rivincita degli Europei del 2000 andati alla Francia con un golden gol di Trezeguet, va molto di moda l’adattamento del titolo del film di Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino” che diventa “E’ azzurro il cielo sopra Berlino”.
Ma a parte queste operazioni scaramantiche, Italia-Francia si presenta come l’espressione del miglior calcio mondiale del momento, tramontate (ma solo per un attimo) le stelle del Brasile e dell’Argentina. Solo Europa nel mondiale del 2006 e la finale è la più classica sfida fra confinanti, con tanti francesi che giocano nel campionato italiano, in particolare nella Juventus.

Una punizione nella finale Italia-Francia (cr. David Ruddell Wikimedia commons)
Una partita bellissima, e sarebbe stato un peccato perderla ancora una volta per un rigore. I momenti salienti si riassumono in breve. In apertura Zidane – all’ultima partita in carriera – su rigore, Materazzi pochi minuti dopo pareggia di testa, poi una delle parate più belle del secolo di Buffon su un colpo di testa di Zidane e si va ai supplementari. E’ in quel momento che per Domenech le stelle transitano nel segno dell’ariete.

Buffon fra i pali nella finale (cr. David Ruddell Wikimedia commons)
Tutta l’Italia il 9 luglio 2006 ha visto la partita in diretta ma quei tre o quattro che se la fossero persa hanno centinaia di filmati su youtube per mettersi in pari con la storia. In due parole i fatti: nel secondo supplementare in un alleggerimento dall’area italiana Zidane e Materazzi si allontanano insieme, l’italiano parla e il francese lo supera poi si volta e tira una testata, come un ariete, al petto di Materazzi che cade a terra.
Non c’è alcuna simulazione, la testata è intenzionale e forte, un colpo a freddo non degno di un campione di quel calibro. Materazzi è sull'erba, l’arbitro argentino Elizondo ferma il gioco ma non sa cos’è successo perché il pallone era altrove. L’arbitro non ha visto ma tutto il mondo sì, come grida Materazzi una volta rimesso in piedi.
La situazione è imbarazzante. In tutti i televisori del pianeta passa l’immagine della testata e qualcosa si vede anche nei maxi schermi allo stadio. Il var però non è stato ancora inventato ed è difficile capire come comportarsi in una situazione tanto assurda, in cui tutti sanno cos’è successo ma l’arbitro non ha visto con i propri occhi. La matassa si sbroglia quando Elizondo va a parlare con il quarto uomo, lo spagnolo Cantalejo, che gli riferisce l’accaduto. Non c’è nessuna possibilità di equivoco, come invece fu adombrato fra arbitro e guardalinee nel 1966 sul gol inglese in finale: i due parlano la stessa lingua.

L'espulsione di Zidane (dalla pagina Fb Agostino Degas)
L’arbitro quando si presenta al cospetto di Zidane ha il cartellino rosso in mano da un pezzo e la ripresa televisiva mentre mostra il francese che esce di scena di spalle è impietosa. La sua espulsione pone casomai interrogativi sulla reale necessità di uno strumento come il Var che in più circostanze non è risultato definitivo e che ha tolto al calcio il piacere delle discussioni e delle arrabbiature fra amici allo stadio o davanti alla televisione. Nella finale mondiale del 2006 a risolvere in modo corretto una situazione paradossale è bastato il buonsenso.

Cannavaro alza la coppa, l'Italia è campione per la quarta volta (dalla pagina Fb Fabio Cannavaro)
In un clima frastornato dall’accaduto si va ai rigori e l’Italia si prende una doppia rivincita perché la Francia sbaglia un solo rigore, con Trezeguet, proprio l’attaccante che sei anni prima ci aveva tolto l’Europeo. Il peso del mondo intero grava sulle robuste spalle di Grosso che segna l’ultimo penalty e consegna la coppa nelle mani del suo capitano Cannavaro che la alza verso il cielo di Berlino, azzurro davvero anche se a quell’ora ormai è notte.
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