Mondiali 1970, tutto in un metro quadrato

Mondiali 1970, tutto in un metro quadrato

Le figurine di Schnellinger e Burgnich (cr. Panini Wikimedia commons)

Italia-Germania 4-3, nel mito grazie ai gol di due terzini

E’ inutile girarci intorno. Il Mondiale del 1970 in Messico ha un senso soltanto partendo dalla semifinale, Italia-Germania 4-3. Il soprannome di sfida del secolo viene affibbiato con troppa generosità a decine di partite di tutti gli sport e a una infinità di incontri di pugilato, ma questa partita di calcio giocata il 17 giugno a Città del Messico a mezzogiorno per essere trasmessa in orario serale in Europa è forse l’unica a potersi realmente dire “la partita del secolo”, come scritto nella targa che i messicani hanno apposto allo stadio Azteca: “Partido del siglo”.


La targa allo stadio Azteca in ricordo di Italia-Germania (cr. Hellner Wikimedia commons)

Quanto accaduto fino a quel momento si riassume in breve. L’Italia di Valcareggi vince senza gloria il girone, segnando un solo gol, nemmeno tanto bello, contro la Svezia per poi finire 0-0 con Uruguay e Israele. Incredibilmente Gigi Riva, il punto di forza degli azzurri, resta a secco. Tutto cambia di botto nei quarti con il Messico. Riva ne mette 2 per il 4-1 finale, passiamo il turno e ci guadagniamo l’inimicizia del pubblico di casa.

Sull’altro fronte tutto facile per la Germania che vince le tre partite del gironcino e si vendica nei quarti contro l’Inghilterra dopo lo scippo del mondiale quattro anni prima. Partita spettacolare anche quella, con rimonta tedesca dallo 0-2 e vittoria nel supplementare con il gol di un falco da preda che si chiamava Gerd Muller.


Italia e Germania schierate all'inizio della partita (dalla pagina Fb Pagine di sport)

Italia-Germania lega la sua fama a una serie di assurdità concatenate ma alla fine se da partita si è trasformata in ricordo mitologico lo deve a un metro quadrato. Proprio così, un metro quadrato del prato dello stadio di Città del Messico, sul quale nel giro di pochi minuti si sono consumati due episodi surreali: due gol di due terzini - l’uno del Milan che però giocava per la Germania, e l’altro dell’Inter, in maglia azzurra - Schnellinger e Burgnich.

E cosa c’è di strano? C’è di strano che nel calcio dell’epoca, a differenza di quello di oggi, per i difensori non era prevista la possibilità di portarsi in avanti, considerando anche che la difesa a zona era qualcosa ancora da concepire. Ognuno aveva da puntare il proprio uomo, senza tanti complimenti. Invece sullo stesso metro quadrato di erba nell’area di rigore si trovarono prima un terzino e poi l’altro, ed entrambi sapevano di avere una sola cartuccia da sparare: fecero centro.

Al gol di Schnellinger – al secondo minuto di recupero, cosa incredibile per quei tempi - tutta l’Italia maledì il tedesco, ma con il senno di poi la storia del calcio lo può solo ringraziare perché senza quel gol tutto sarebbe finito con un 1-0 per l’Italia alla fine di una partita non esaltante. Invece Karl-Heinz regalò emozioni che non si sono ripetute più, fino ai mondiali di Spagna del 1982.


L'esultanza al gol di Boninsegna: 1-0

Con i tedeschi favoriti nel pronostico e sostenuti dal pubblico, si parte e non si fa in tempo a prendere le misure che l’Italia è già in vantaggio. Boninsegna dopo aver tenuto alla larga anche Riva azzecca un tiraccio dal limite dell’area e gela Maier. Ma c’è ancora tutta la partita davanti. Ed è una partita di sofferenza perché gli azzurri badano solo a fermare i tedeschi, con una rete di passaggi senza ambizioni offensive.


Il gol in spaccata di Schnellinger: 1-1

Il cronometro gira e sembra fatta. Invece no. La consuetudine di allora era che passato il 90° l’arbitro facesse trascorrere giusto qualche secondo di recupero prima di chiudere le ostilità. Invece Yamasaki la tira lunga per due minuti. Una rimessa laterale, Grabowski lancia lungo in mezzo all’area dove Schnellinger è perfettamente solo, nessuno lo marca. Perché chi mai avrebbe dovuto marcare un difensore?

Il pallone è lungo, difficile da raggiungere, ma il terzino si produce in una spaccata da ginnasta, tocca di destro e segna un gol imparabile. Cosa facesse lì Schnellinger non lo ha mai capito nessuno, oggi si direbbe la forza della disperazione ma forse tutti erano nella confusione totale.

Supplementari, tutto da rifare, con il morale a terra per l’Italia e alle stelle per la Germania. Gli effetti si vedono subito. Innocuo colpo di testa tedesco in area, gran pasticcio della difesa che mette Albertosi in difficoltà e Muller si avventa su una palla morta trasformandola in gol, al rallentatore.


Il primo gol di Muller: 1-2

Crolla il mondo. Invece si ritorna nel famoso metro quadro di erba in area di rigore. Punizione lunga in area, maldestra respinta di Held che mette la palla sui piedi di Burgnich. Perfettamente solo, il terzino di sinistro mette in rete. Vale lo stesso discorso, difficile capire perché Burgnich fosse anche lui in attacco, nello stesso metro quadro.


La rete del terzino Burgnich: 2-2

Ma siamo lontani dalla fine. E’ il momento di rombo di tuono, Gigi Riva, che riceve da Domenghini e segna un gol da antologia del calcio, una cannonata che schianta Maier. Un capolavoro da grande campione. Però manca ancora tutto il secondo supplementare.


Il gol cannonata di Riva: 3-2

Sono sempre gli azzurri a mettersi in difficoltà da soli. Calcio d’angolo, Albertosi come da manuale del calcio si mette sul secondo palo, sul primo si piazza Rivera. Colpo di testa di Seeler, innocuo se non fosse intervenuto il falco Muller a mettere in rete facendo passare la palla fra il palo e Rivera, che guarda senza intervenire.


Secondo gol di Muller, Albertosi inferocito contro Rivera: 3-3

Albertosi è allibito, Rivera va verso il centrocampo alla chetichella prima che il suo portiere lo picchi. Ma in 60 secondi ultimo ribaltone, cross di Boninsegna al centro e proprio Rivera, anche lui lì quasi per caso, calcia e mette dentro. Il povero Maier impazzisce di rabbia, il portiere tedesco non ne può più. E non ne può più nemmeno l’arbitro che finito il supplementare fischia senza correre rischi con altro recupero.


Il gol decisivo di Rivera, il portiere Maier è disperato: 4-3 

Chi voglia godersi i momenti salienti di quella partita può trovare una efficace sintesi su youtube. Due ultimi particolari. Il sempre signorile telecronista Nando Martellini – un maestro – ripete più volte la frase “che magnifica partita spettatori italiani”, mostrando un trasporto fuori dal consueto. Qualcuno vicino a lui – probabilmente un giornalista – al gol di Rivera grida a lungo “vinciamo, vinciamo”; la passione aveva sorpassato alla grande la freddezza necessaria a scrivere la cronaca di un evento.


I marcatori azzurri: Boninsegna, Burgnich, Riva e Rivera (dalla pagina Fb pinte&spalti)

Dallo sport si passa alla leggenda. In piena notte le città italiane si riempiono di cortei di auto e di feste improvvisate. Non sarebbe più accaduto fino ad Italia-Argentina 2-1 del 1982. Italia-Germania 4-3 diventa icona del calcio, simbolo del coraggio e della passione di quei campioni, italiani e tedeschi. Molti anni dopo, siamo nel 1990, il regista Andrea Barzini ne trae un film in cui narra dei giovani di quel tempo, delle loro illusioni, dell’amicizia, degli anni di piombo.


Il Brasile campione del mondo 1970 (cr. El Grafico Wikimedia commons)

Il mondiale non è finito ma lo è per gli azzurri. Provati dalla battaglia con i tedeschi, arrivano stanchi e appagati alla finale con il Brasile di Pelè. La disparità fra le squadre è evidente, nonostante Boninsegna permetta di chiudere il primo tempo in parità. Poi i brasiliani dilagano e chiudono 4-1. La Coppa Rimet, vinta per la terza volta, resta per sempre in Brasile. Ma nella storia con quella semifinale ci resta per sempre l’Italia.

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