Mondiali 1974, la rivincita impossibile

La formazione della Germania est prima della sfida con la Germania ovest (dalla pagina Fb Conosciamo l'Urss)
Germania ovest battuta dalla DDR, che poi scompare
Senza paura di esagerare lo possiamo definire il mondiale che cambiò il calcio. Mettiamo da parte la retorica, ognuno ha una partita del cuore, insignificante per tutti gli altri, ma il mondiale tedesco del 1974 – con epicentro a Monaco – riguarda tutti quelli che conoscono il calcio, perché lo praticano o perché lo guardano.
A cambiarlo come spesso succede non è stato chi ha vinto ma chi è arrivato secondo, cioè l’Olanda che ha mostrato un gioco totalmente diverso e innovativo, con campioni non più vincolati a una posizione ma capaci di muoversi dalla difesa all’attacco, velocissimi e fisicamente superiori, perfetti nell’applicare la tecnica del fuorigioco che fino ad allora era sconosciuta. Giocano con la zona integrale, in un periodo di marcature a uomo strettissime ed asfissianti; hanno giocatori fortissimi anche tecnicamente, Johan Cruijff su tutti. Giocare con l’Olanda si rivelò un’impresa traumatica.
L'Olanda al secondo turno contro la DDR (cr. Bert Verhoeff Anefo Wikimedia commons)
L’Italia è sollevata da questa fatica perché viene vergognosamente eliminata nel girone iniziale, con giocatori in piena crisi tecnica e fisica, in difficoltà anche con un gruppo di dilettanti arrivati da Haiti. Costretti a inseguire dopo il gol di Sanon – l’unico dotato di una certa classe – gli azzurri vincono 3-1 in modo rocambolesco e poco convincente, lasciando come ricordo solo il segno di scherno di Chinaglia verso Valcareggi che lo sostituisce. Il problema quindi non è solo tecnico. Un pareggio fortunoso con l’Argentina, la meritata sconfitta 2-1 con la Polonia e tutti sull’aereo per tornare a casa a prendersi gli insulti. Si chiude l’epoca dei reduci del Messico 70.
La stizza di Chinaglia contro Valcareggi (dalla pagina fb Tommaso Maestrelli)
Però il mondiale del 1974 vive un momento epico, nel quale il calcio si mischia alla politica. Il sorteggio per comporre i quattro gironi fra le qualificate partorisce una situazione sorprendente: la Germania ovest insieme alla Germania est, alla DDR come si diceva in quei tempi. I due lati del muro di Berlino, il blocco Nato contro il Patto di Varsavia, l’occidente e l’oltrecortina. Due nazionali che non si erano mai incontrate dalla nascita della Germania est.
La sfida
A parte la Germania ovest favorita d’obbligo, poco si può dire delle altre tre perché poco se ne sa. I tedeschi dell’est sono un’entità indistinta, Cile e Australia sembrano destinate al ruolo di agnello sacrificale. Va più o meno così: due vittorie per gli occidentali, una vittoria e un pari per gli orientali e qualificazione certa per entrambe.
Sparwasser nella sfida fra le due Germanie (dalla pagina Fb Sparwasser)
Ma il 22 giugno 1974 arriva ugualmente, appuntamento allo stadio di Amburgo, con uno sparuto gruppo di tifosi della DDR con bandierine sempre inquadrato dalla tv, con l’occhio di chi guarda una specie sfortunata e protetta. In teoria non deve esserci storia, e le cose sembrano andare come previsto, manca solo un particolare. Manca il gol che alla fine dà un perché alla fatica dei giocatori e alla passione degli spettatori.
I tedeschi in campo parlano la stessa lingua ma sembrano arrivare da pianeti diversi: gli uni attaccano, gli altri sono solo in difesa. La disparità di valore è evidente ma non tutto si misura con la logica o la forza. I tedeschi dell’est, armati di grandi motivazioni, resistono come eroi dello sport in attesa del 90°. Invece tutto cambia qualche minuto prima.
Sparwasser con la tuta della nazionale (cr. Rainer Mittelstadt Wikimedia commons)
Ne mancano 13 alla fine quando un giovane attaccante della DDR – Jurgen Sparwasser – aggancia in modo un po’ fortunoso il lancio di un compagno, si aggiusta la palla pressato da due avversari e tira una cannonata di destro che finisce in rete alle spalle di Sepp Maier. Non ci crede nessuno. Quelli in maglia blu sono euforici, telecamere sul gruppetto dei tifosi ospiti che sembrano assatanati e palla al centro.
I tedeschi dell’ovest ci provano ma non ce la fanno. Finisce 0-1, contro il pronostico e la logica. Però il calcio è fatto anche di assurdità, come questa. La televisione tedesca è impietosa nell’inquadrare l’allenatore di casa, Helmut Schon, seduto in panchina con lo sguardo fisso, come se stesso pensando “proprio a me doveva capitare”.
Il ct tedesco Schon subito dopo la vittoria del mondiale (cr. Rob Mieremet Anefo Wikimedia commons)
Sparwasser diventa un eroe della DDR e alla fine la sua carriera verrà ricordata praticamente solo per quel gol. La fuga all’ovest ormai nell’imminenza della caduta del muro fa sì che la sua fama di eroe si offuschi per il suo governo, e la carriera da allenatore non brilla. Di quell’attaccante con la grande DDR scritta sulla tuta alla fine rimane il ricordo del gol di Amburgo che resta un gesto mitologico, come il sasso scagliato da Davide sulla testa di Golia, la riscossa del povero sul ricco.
Sparwasser firma autografi dopo la vittoria sui tedeschi dell'ovest (cr. Bert Verhoeff Wikimedia commons)
Ma la fama del gol non è una questione tutta tedesca. In Italia lo scrittore Francesco Piccolo gli dedica un capitolo nel suo libro “Il desiderio di essere come tutti” che nel 2014 vince il Premio Strega. E’ nell'istante della rete di Sparwasser che Piccolo colloca il momento in cui ebbe la coscienza di essere comunista, aprendo una disputa infinita con il padre.
Il dopo
La DDR smette di esistere diversi anni dopo senza che le due squadre tornino mai a incontrarsi. Il destino vuole che una rivincita non possa mai esserci, per sempre nelle statistiche risulterà che la Germania est ha all’attivo una vittoria contro la Germania ovest (nel frattempo semplicemente Germania), contro nessun pareggio e nessuna sconfitta. Insomma il gol di Sparwasser non sarà mai vendicato.
La delusione degli olandesi per la sconfitta nella finale (cr. Bert Verhoeff Anefo Wikimedia commons)
L’avventura della Germania est finisce al secondo turno, sconfitta da Olanda e Brasile e con un pareggino con l’Argentina. Ma l’unica partita che per loro contava l’avevano vinta. Invece la Germania ovest batte Jugoslavia, Svezia e Polonia e va in finale dove sconfigge l’Olanda 2-1 dopo aver incassato il gol su rigore di Neeskens poco dopo il fischio d’inizio. Ancora un rigore, tirato da un terzino che avrebbe fatto la storia del calcio tedesco, Paul Breitner, e rete decisiva del vecchio marpione Gerd Muller.
Giro d'onore per il portiere Maier con la Coppa del mondo (cr. Bert Vierhoff Anefo Wikimedia commons)
Gli olandesi si lamentano, non senza ragione, consapevoli di essere i più forti. Non alzano la coppa ma fanno girare pagina al calcio. Va in archivio una Germania popolata di campioni favolosi ma attori di una tattica vecchia, il calcio nuovo è sui piedi dell’Olanda.
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