Il jazz e il duello dei musical

Un'immagine di Broadway, anno 2016 (cr. Peter K Burian Wikimedia commons)
Porgy and Bess e West Side Story
Tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, New York e in particolare Broadway è stata il centro del Musical, la nuova commedia musicale americana, che successivamente conquisterà tutti i teatri degli Stati Uniti. Lungo i 23 chilometri della strada sorgevano più di 40 grandi teatri, oltre ad una miriade di piccoli teatri e club dell’Off Broadway.
Qui sono nate le più importanti e famose commedie musicali americane, che hanno poi influenzato e fatto nascere un vero e proprio genere affermatosi in tutto il mondo.
Le musiche erano composte dai più conosciuti musicisti di quegli anni, Jerome Kern, Cole Porter, George e Ira Gershwin, Vernon Duke, Irving Berlin solo per ricordarne alcuni.
Molti dei brani musicali scritti in queste occasioni sono diventati sempre più popolari, reinterpretati da musicisti jazz di ogni corrente musicale: da Charlie Parker a Dizzy Gillespie, da Bill Evans a Thelonious Monk, da Paul Desmond a Miles Davis fino ai più recenti Wynton Marsalis e Keith Jarrett, inclusi i nostri Enrico Rava e Stefano Bollani.Stefano Bollani in concerto nel 2016 (cr. Valentina Cenni Wikimedia commons)
L’insieme di questi brani viene comunemente identificato con quello che viene chiamato il “Great American Songbook”, una sorta di repertorio della canzone popolare americana, poi reinterpretata fino ai giorni nostri da musicisti di tutto il mondo. Molte di queste commedie hanno poi avuto versioni cinematografiche, anche in questo caso votate al grande successo di pubblico.
Tra le centinaia di commedie/opere musicali americane di successo ci soffermiamo sulle due che hanno rappresentato davvero delle pietre miliari della storia della musica, sia dal punto di vista musicale, sia inserendo temi e riferimenti di carattere sociale, portando un forte rinnovamento e trasformando l’opera e la commedia musicale americana in un genere capace di trattare importanti problemi sociali e non solo di puro intrattenimento.
Un allestimento di Porgy and Bess (Wikimedia commons)
Parliamo di Porgy and Bess realizzata nel 1935 con musiche di George Gershwin e di West Side Story che debutta nel 1957 con musiche di Leonard Bernstein. Sono opere diventate celebri soprattutto per la parte musicale, ma entrambe trattano temi attuali nell’America di quegli anni, in particolare le differenze razziali, le diverse culture, le difficoltà di convivenza.
Porgy and Bess di George Gershwin (muore nel 1937 a soli 39 anni), ambientata a Catfish Row un sobborgo immaginario di Charleston nella South Caroline, avrà da subito grande popolarità e viene prodotta nel periodo successivo alla grande crisi del 1929, con un cast di soli cantanti e musicisti afroamericani, come è facile capire scelta artistica audace per quei tempi.
E sarà proprio Gershwin a stabilire che Porgy and Bess dovesse sempre essere rappresentata unicamente con un cast nero-americano, come ancora accade nelle edizioni dei nostri giorni.
Gershwin nel quadro di William Auerbach (cr. Tim Evanson Wikimedia commons)
George Gershwin era allora all’apice della sua carriera, veniva dal grande successo della Rhapsody in blue, commissionata dal jazzista Paul Whiteman e dal poema sinfonico Un americano a Parigi.
Porgy and Bess è una storia di emarginazione, passione e violenza, ambientata nella comunità rurale neroamericana, dove Porgy, un povero medicante disabile, vuole salvare l’amata Bess dalle grinfie della prostituzione e della droga.
Tra i bellissimi e emozionanti brani ricordiamo Summertime, I love you Porgy, It ain’t necessarily so, reinterpretate tra gli altri da Keith Jarrett, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong, John Coltrane, Sonny Rollins, Billie Holiday e dal nostro Paolo Fresu. Miles Davis in particolare registrerà una sua versione completa delle musiche di Porgy and Bess con l’orchestra di Gil Evans nel 1958.
Il jazzista Paolo Fresu (cr. Svickova Wikimedia commons)
L’opera suscitò da un lato controverse razziali sia perché interamente interpretata da neri, dall’altro lato le stesse comunità di colore contestarono lo spettacolo, in quanto i personaggi erano rappresentati come uno stereotipo degli afro americani che vivevano in povertà, usavano droga, erano rissosi.
Ricordiamo in particolare il brano Summertime, la ninna nanna cantata da Clara mentre allatta il suo bambino, segnata da un autentico spirito blues, come pure da quella tristezza che ci consegna la delusione del sogno americano. Tra le versioni jazz di Summertime, da ricordare quella di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong registrata nel 1957 con l’orchestra di Russel Garcia.
La difficoltà di inserirsi nella società americana da parte delle altre diverse culture, ha certamente influenzato George Gershwin - cresciuto nei quartieri poveri di New York - che vuole evidenziare le dinamiche all’interno del mosaico etnico americano e la sua stessa difficoltà quale ebreo, di essere considerato in ugual modo dai bianchi americani. In tutta l’opera di Gershwin le musiche tradizionali yiddish si intrecciano con il blues e con le diverse forme della musica afroamericana.
Leonard Bernstein nel 1973 (cr. Allen Warren Wikimedia commons)
West Side Story con le coreografie di Jerome Robbins e con le musiche di Leonard Bernstein, che veniva dalla recente produzione di Candide e dalla fortunata composizione della colonna sonora del film Fronte del Porto con la regia di Elia Kazan, debutta a Washington il 19 agosto 1957 per poi essere presentata al Winter Garden Theater di New York, realizzando 732 repliche, e successivamente approda al Her Majesty’s Theatre di Londra con 1.038 repliche.
E’ uno spettacolo che fa incontrare in modo vertiginoso balletto e dramma, musica colta e musica popolare, opera e musical e la vicenda narrata possiamo ritenerla una versione moderna di Romeo e Giulietta, la tragedia di Shakespeare.
Ambientato nei quartieri popolari di New York di quegli anni, racconta la rivalità e gli scontri tra due bande giovanili, tra ragazzi bianchi, i Jets, e immigrati portoricani, gli Sharks, nell’Upper West Side, il luogo dove a seguito di un progetto successivo di rigenerazione urbana, sorgerà il Lincoln Center, e affronta le questioni contemporanee più attuali e rilevanti, quali il razzismo, la sessualità, i problemi politici, sociali, economici.
Dall’inizio dello spettacolo, con lo schioccare delle dita, fino al tragico finale, West Side Story ci consegna un vivido ritratto musicale della New York urbana degli anni Cinquanta. Ricordiamo in particolare la sequenza del brano America dove si contrappone il Portorico come desiderata, anche se problematica terra di origine, a Manhattan paradiso dell’automobile, delle lavatrici e delle infinite opportunità. Tra le versioni jazz di America, da menzionare quella di Cal Tjader, realizzata nel 1961.
West Side Story allestito nella Repubblica Ceca (cr. Jef Kratochvil Wikimedia commons)
Il musical ebbe poi una fortunata versione cinematografica nel 1961 con Natalie Wood per la regia di Robert Wise e nel 2012 una nuova versione con la regia di Steven Spielberg.
Durante tutta la sua carriera Leonard Bernstein ha ribadito il valore e l’importanza della musica jazz, sia in dibattiti pubblici che in trasmissioni televisive, sostenendo che il jazz ha segnato l’inizio della vera musica americana.
Anche in questo caso molte delle musiche del film, saranno reinterpretate da musicisti jazz di ogni area artistica. Tra i brani più noti ricordiamo Maria, America, Tonight, I fell pretty con le versioni successive di Bill Evans, Stan Kenton, Oscar Peterson, Billie Holiday, Gil Evans, Roswell Rudd. Oscar Peterson nel 1962 ha inciso con il suo trio, Ray Brown al contrabbasso e Ed Thigpen alla batteria, la versione integrale di West Side Story
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