La sacra famiglia di Sanremo

La sacra famiglia di Sanremo

Simone Cristicchi (cr. Roberto Scorta Wikimedia commons) e Brunori Sas (Wikimedia commons)

L'amore di coppia, ma ci sono anche mamme e papà

Inizia oggi un viaggio alla scoperta delle canzoni del Festival di Sanremo che ci hanno raccontato non solo l'amore di coppia ma anche quello fra genitori e figli, in ossequio alla famiglia tradizionale

La vocazione sentimentale del Festival della canzone italiana è cosa nota. E l’appuntamento andato in onda qualche mese fa non ha certo invertito la tendenza: ventitrè canzoni su ventinove contengono almeno una delle parole “amore”, “cuore” – nel caso delle canzoni di Tony Effe e di Serena Brancale più precisamente “core” – o una declinazione del verbo “amare”. E nove di esse ne combinano almeno due. Sino qui, dunque, niente di nuovo sotto il sole sanremese.

Due canzoni, però, L’albero delle noci di Brunori Sas e Quando sarai piccola di Simone Cristicchi hanno spostato l’asse dal classico rapporto di coppia a quello tra padre e figlia e tra figlio e madre.

In realtà, scorrendo l’albo d’oro del Festival degli ultimi sessant’anni, e più in generale le canzoni in gara, scopriamo che a intervalli più o meno regolari il tema dell’amore dei figli per i genitori e dell’amore dei genitori verso i figli torna a farsi vivo, sia pure con toni e accenti non univoci.

La mia tesi è che se nel periodo 1966-1972 assistiamo a una sia pure flebile apertura ai temi sociali – una sorta di contestazione “soft”, figlia degli anni a cavallo del Sessantotto –, a partire dall’anno successivo si verifica una progressiva “normalizzazione” del tema, del tutto in linea con la deriva sentimentale citata in apertura.

Procediamo dunque in un viaggio a ritroso, attraverso tre brani vincitori.

Partiamo con gli Stadio, che nel 2016 si aggiudicano il primo posto con il brano Un giorno mi dirai.


Gaetano Curreri, leader degli Stadio, durante un concerto (Wikimedia commons)

Un giorno ti dirò

Che ti volevo bene più di me
E tu riderai, riderai, tu riderai di me
E mi dirai che un padre
Non deve piangere mai

Nel 2005 vince Francesco Renga, con Angelo, dedicata a Jolanda, la figlia avuta da Ambra Angiolini.


Francesco Renga con Ambra Angiolini (cr. Sara Cimino Wikimedia commons)

Ma questa paura per te

Non passa mai
Angelo, prenditi cura di lei
Lei non sa vedere al di là di quello che da
E l’ingenuità e parte di lei
Che è parte di me

Ancora la vetta della classifica per Portami a ballare (1992) di Luca Barbarossa.


Luca Barbarossa (dalla pagina Facebook del cantante)

Dai mamma dai
Questa sera lasciamo qua
I tuoi problemi e quei discorsi
Sulle rughe e sull’età
Dai mamma dai
Questa sera fuggiamo via
È tanto che non stiamo insieme
E non è certo colpa tua

Abbiamo poi la grande l’accoppiata di secondi posti di Toto Cutugno, nel 1987 con Figli e nel 1989 con Le mamme, a chiudere il cerchio tra generazioni.

Toto Cutugno in Russia (cr. R. Lyudina Wikimedia commons)

Figli innamorati che ti svegliano di notte

E non ti fanno dormire
Figli spaventati, dalla droga violentati
Che si lasciano morire
Figli ormai lontani, come sudano le mani
Quando suonano alla porta
Figli delicati, sempre in casa coccolati
Ma il domani che scoperta

Le mamme sognano
Le mamme invecchiano
Le mamme si amano
Ma ti amano di più

Fuori dal podio, precisamente al settimo posto, L’uomo che si gioca il cielo a dadi (1973) dell’esordiente Roberto Vecchioni, futuro vincitore quasi cinquant’anni dopo con Chiamami ancora amore. Qui un figlio tiratardi incrocia il padre giocatore, amatore, fatalista e gli propone di mollare tutto e fuggire insieme.

Roberto Vecchioni nel 2011 (cr. Andrea Sartorati Wikimedia commons)

Chi guarda dalla strada, non ci crederebbe mai

Io vado a letto adesso e tu sei in piedi dalle sei
Tu stai pescando e io stanotte ho amato chissà chi
Ho la camicia fuori e sono qui
Ti leggo dentro agli occhi "Figlio mio, come ti va?"
E come vuoi che vada? Come sempre, siamo qua
Ti vedo così poco, ma soltanto tu sei tu
Con quelli là non ce la faccio più
Papà, lasciamo tutti e andiamo via
Papà, lasciamo tutto e andiamo via

Complicità, protezione, solidarietà, comprensione, trepidazione, apprensione insomma tutto il ventaglio possibile dei buoni sentimenti. Figlie che consolano i padri perché piangono, padri che consolano figlie piangenti, figli che portano le madri a ballare, padri che chiedono agli angeli custodi di vigilare sui figli, figli che propongono ai padri di “lasciare tutto e andare via”. Nessuna traccia di oppositività, di disagio, di ostilità, per non dire di conflitto. Non si pretende la rivolta sociale, ma almeno la giusta indignazione della povera piccina morente di Balocchi e profumi (1936) nei confronti di una madre snaturata ed egocentrica.

Mamma mormora la bambina
Mentre pieni di pianto ha gli occhi
Per la tua piccolina non compri mai balocchi
Mamma tu compri soltanto i profumi per te

(1- continua)

Questi gli autori e le case discografiche delle canzoni citate:

L'albero delle noci
(D. Brunori) © Picicca Srl, Warner Chappell Music Italiana Srl, Nonsense Ed Mus Sas

Quando sarai piccola (S. Cristicchi-E. Mineo-N. Brunialti) © Dueffel Music Di Francesco Migliacci

Un giorno mi dirai (S. Grandi-G. Curreri-L. Chiaravalli-S. Grandi) © Universal Music Group

Angelo (P. Renga-M. Zappatini) © Curci Edizioni S.r.l., Favole S.r.l., Curci Edizioni S R L, Favole Ed.mus. Srl

Portami a ballare (L. Barbarossa) © Sony/ATV Music Publishing LLC

Figli (S. Cutugno) Figli © Sony/ATV Music Publishing LLC

Le mamme (S. Cutugno-S. Borgia) © Ariston Records

L'uomo che si gioca il cielo a dadi (R. Vecchioni) © Chappell Edizioni Srl

 

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