Cousteau, il regista del mare

Cousteau, il regista del mare

Cousteau riceve da Kennedy la medaglia d'oro del National Geographic (cr. Robert Knudsen Kennedy Library Wikimedia commons)

Il marinaio scienziato rivelò al mondo la vita negli oceani  

A Salinas, nelle Asturie, in Spagna, c’è un piccolo ma curioso Museo delle Ancore. L’esposizione è all’aperto, una passeggiata su un promontorio peninsulare costellato da mastodontici ormeggi, tra cui quello della Nuestra Senora de Atocha, galeone affondato in Florida nel 1622, quando la Spagna era l’impero sul quale il sole non tramontava mai.

A sinistra il busto di Philippe Cousteau nel museo delle Ancore a Salinas (cr. Manuel m.v. Wikimedia commons) 

La parata di oggetti nautici vuole essere un omaggio a chi ha dedicato la propria vita alla salvaguardia degli ecosistemi marini: non è un caso quindi che il museo sia dedicato alla memoria dell’esploratore francese Philippe Cousteau, il cui busto è posizionato alla fine del promontorio con lo sguardo rivolto all’oceano Atlantico.  

Citare il cognome Cousteau è un po’ come evocare Nettuno: la mente corre subito al mare e alla scoperta di ciò che in esso nuota e giace.  Quella dei Cousteau è una vera e propria saga familiare, iniziata con Jacques, il patriarca, continuata dai figli, tra cui Philippe, e oggi proseguita dai nipoti.

Quando penso a Jacques Cousteau mi viene in mente un paragone, forse azzardato, con Herbert von Karajan: entrambi maestri indiscussi; entrambi avvolti da un'aura di misticismo; entrambi abili sfruttatori della pubblicità, quindi icone di stile; entrambi registi; entrambi appassionati di progresso tecnologico. Traiettorie esistenziali con più di un punto di contatto sebbene in ambiti diversi, la direzione d’orchestra per Karajan, l’esplorazione subacquea per Cousteau.


Jacques Cousteau illustra al principe Ranieri e a Grace Kelly l'Oceanario di Montecarlo (cr. Arnaud 25 Wikimedia commons)

Le Commandant, come veniva soprannominato quest’ultimo, è un alto borghese francese che si forma all’Ecole Navale di Brest e rinuncia alla rotta verso una brillante carriera nell’Aviazione Navale per un incidente in macchina, quasi mortale ma fatidico per lo sviluppo della sua futura professione.
 

Da marinaio, sceglie il nuoto per la riabilitazione e ha così l’opportunità di fare le prime esplorazioni sottomarine, che in breve si trasformano da passione a ragione di vita. L'obiettivo è semplice ed essenziale nel contenuto, complesso e audace nell’organizzazione: come penetrare quel fluido chiamato acqua? Come rimanere immersi liberi da pesanti scafandri?


La Calypso al suo arrivo a Montreal nel 1980 (Wikimedia commons)

Spronato dalla necessità di superare questi scogli, Cousteau diventa un inventore per necessità. In collaborazione con l’ingegnere Emile Gagnan crea Aqualung, il polmone acquatico erogatore d’aria. Una volta capito come muoversi sott’acqua, nel 1951 Cousteau ottiene la nave Calypso, che permette alla sua squadra di raggiungere luoghi lontani via mare.

Per la famiglia Cousteau la nave diventa una vera e propria casa, ammiraglia di una piccola flotta che nel corso del tempo sarà arricchita da un laboratorio galleggiante ricavato da un dragamine, scooter subacquei e sottomarini biposto.  

Fin dalla prima missione, nel Mar Rosso, tutto viene ripreso e documentato su pellicola perché Cousteau è sì scienziato, esploratore e inventore, ma soprattutto ha un senso della scena molto sviluppato: grazie alla prima fotocamera subacquea vengono scattate fotografie e realizzati brevi filmati sottomarini.


Philippe Costeau con la moglie Jan (cr. Earth Echo International Wikimedia commons)

Le straordinarie immagini di Cousteau sono pubblicate sul National Geographic, che finanzia alcune delle sue prime esplorazioni. Calypso diventa quindi allo stesso tempo un luogo di ricerca scientifica, una casa e un set cinematografico: nel 1956 esce Le Monde du Silence, kolossal sottomarino vincitore di un Oscar e della Palma d’Oro al Festival di Cannes. La flotta Cousteau arriva anche in televisione con The Undersea World of Jacques Cousteau (Il Mondo Sottomarino di Jacques Cousteau), serie episodica che documenta diversi aspetti della vita acquatica dolce e salata, dagli squali ai relitti, dai salmoni alle caverne sottomarine.

Cousteau divulga intrattenendo, crea documentari che sono film d’avventura, in grado di rendere accessibili al grande pubblico l’oceanografia e la biologia marina. In maniera un po’ stereotipata, da Indiana Jones dei mari, Le Commandant nei film compare spesso con la pipa, la cuffia rossa da marinaio e orologi saldamente ancorati al polso, resistenti e privi di fronzoli, tra cui il Rolex Submariner 6205 e il Blancpain Fifty Fathoms, simboli nel mondo del collezionismo.


Jacques e Philippe Cousteau (da Fb Dive Skafandro in Kalymnos island)

Una vita passata sopra, sotto e in mezzo all’acqua porta inevitabilmente Cousteau a farsi alfiere di un ecologismo il cui messaggio è chiaro e razionale: per preservare il mare bisogna studiarlo e capirlo. Missione non affatto facile, considerando che abbiamo mappe più accurate della superficie lunare che del fondo dei nostri mari.

In questa ottica l’eredità di Cousteau è preziosa anche in termini di ocean literacy, ossia di alfabetizzazione dei mari e degli oceani, sia per la società civile sia per quella politica. L’oceano produce metà dell’ossigeno che respiriamo, fornisce proteine a più di 2 miliardi di persone, toglie di mezzo più del 30% dei gas che alterano il clima e trasporta il 90% delle merci globali.

Cousteau consegna i premi della regata a St. Jean de Luz (cr. J.M. Etchecolonea Wikimedia commons)

Tutelarlo e mitigare fenomeni come il surriscaldamento e l’innalzamento dei mari è imperativo: a tale scopo, l’applicazione dell’intelligenza artificiale e dell’ingegneristica d’avanguardia, tra cui i droni subacquei, sono potenti strumenti di conoscenza per i ricercatori. Le Commandant, da inventore e pioniere della frontiera tecnologica, avrebbe sicuramente apprezzato questa possibilità.

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