Diamo un senso all'ansia dei bambini

Bambini di una scuola primaria (cr. Woodleywonderworks Wikimedia commons)
E’ il segnale che in loro qualcosa si muove
Ansia, dal verbo latino “ango”, stringere, soffocare: sentire quell’oppressione che ostacola il respiro, quell’apprensione circa l’esito degli eventi, una sensazione di preoccupazione o paura, che prepara gli individui ad una probabile minaccia di fronte a stimoli dell'ambiente, svolgendo anche un ruolo fondamentale per la loro sopravvivenza.
Come scrive lo psicanalista Harari, l’uomo ha l’ansia da che, resosi stanziale, ha iniziato a scrutare il cielo chiedendosi se avrebbe piovuto abbastanza da garantire il raccolto e quindi il sostentamento - detto in altri termini, il soggetto adulto una certa quota d’ansia ce l’ha da sempre, è una vecchia amica della vita. L’età evolutiva invece, in condizioni tutto sommato favorevoli, non che sia mai stata esente da emozioni negative o drammi proporzionati all’età, ma era giustamente stata associata ad una certa spensieratezza.
Una classe scolastica durante la ricreazione (cr. lingtft Wikimedia commons)
Oggi, come mondo adulto, si parli di genitori, insegnanti, educatori, psicoterapeuti, siamo consapevoli che l'ansia sia invece una quota importante del passaggio evolutivo in adolescenza, da un'ansia come crisi evolutiva potenzialmente “buona”, ad un'ansia fortemente patologica che blocca i ragazzi nel loro percorso di crescita (penso agli Hikikomori, ragazzi affetti da Ritiro Sociale Acuto, che non riescono ad affrontare il secondo processo di separazione-individuazione).
L’adolescenza è una fase della vita intensa e turbolenta, fatta di cambiamenti, scoperte, ma anche di profonde insicurezze. L’ansia in questo periodo non è solo una reazione ad eventi esterni, come la scuola, le relazioni o le aspettative sociali. Spesso, nasconde qualcosa di più profondo: un conflitto interno, legato al difficile compito di diventare se stessi.
Particolare da "Ansia" di Edvard Munch (Munch museum Oslo Wikimedia commons)
Da un punto di vista psicoanalitico, l’ansia non è solo “paura” o “stress”, ma il segnale che qualcosa dentro di noi si sta muovendo, spesso senza che ne siamo del tutto consapevoli. Il corpo cambia, i desideri emergono, l’infanzia si allontana, e il ragazzo o la ragazza si ritrova in un territorio nuovo, incerto, dove le vecchie certezze non bastano più.
In questo processo di trasformazione, è facile sentirsi disorientati. A volte, l’ansia prende la forma di pensieri ossessivi, attacchi di panico o paure senza un motivo chiaro. Altre volte si nasconde dietro comportamenti impulsivi, isolamento o difficoltà a stare nel proprio corpo. Sono tutti modi, spesso inconsci, di dire: “Sto vivendo qualcosa di troppo grande per me”.
Uno studio pubblicato su PubMed (dicembre 2024) analizza sei fattori chiave dell’aumento dell’ansia giovanile (biologia, tecnologia, dinamiche familiari, scuola, attività extra, incertezza politica/ambientale) e confronta le generazioni: la Gen Z (nati tra il 1997 e il 2012) ha livelli di ansia quattro volte superiori rispetto ai Baby Boomers (nati fra il 1946 e il 1963).
Interessante notare come lo studio metta in evidenza che “sebbene esistano terapie convalidate e approvate per il trattamento dell'ansia e della depressione adolescenziali, non esistono linee guida consolidate per la prevenzione”. (Walter e altri, 2020).Ragazzi di una scuola media (cr. Tommasopaiano Wikimedia commons)
Un altro studio, pubblicato su Jama Pediatrics, ha evidenziato un aumento della percentuale di bambini e adolescenti affetti da ansia e depressione tra il 2016 e il 2022. In particolare, i bambini e gli adolescenti che soffrono di ansia sono aumentati dal 7,1% nel 2016 al 10,6% nel 2022.
Non si tratta allora di curare l’ansia come se fosse un nemico da eliminare, ma di ascoltarla, capirla, darle un significato. Quando un adulto – genitore, insegnante, terapeuta – riesce a offrire uno spazio sicuro in cui il ragazzo possa raccontare ciò che sente, senza essere giudicato, l’ansia può trasformarsi in qualcosa di utile: una guida interiore che accompagna la crescita, anziché ostacolarla.
Spesso mi capita di suggerire ai miei giovani pazienti di “ascoltare ciò che l'ansia ha da dirci”, senza trattarla come un nemico da sconfiggere e cacciare da un'altra parte, ma come un suggeritore, che ha trovato modi poco gentili per portare un messaggio, ma forse perché quel modo, così potente e disturbante, è l'unico per farsi ascoltare.Bambino manifesta il proprio disagio facendo i capricci (cr. Chirag Rathod Wikimedia commons)
Ed ecco che allora possiamo scoprire insieme che possiamo fuggire, piuttosto, dal desiderio della perfezione, dalla tirannia dell'eccellenza, da ciò che descrive così bene lo psicologo sociale Curran nel suo testo del 2023 (“The perfection trap”) per scoprire come l'imperfezione sia in realtà una condizione necessaria per la creatività, la libertà e l'autenticità.
Come mondo adulto, ci invita a vedere l'ansia dei nostri ragazzi quindi non come un sintomo da gestire, ma piuttosto come un segnale da decifrare, perché l'ansia e le sue manifestazioni possono essere un vero e proprio ponte tra il vecchio e il nuovo Sé, una forza che spinge verso un cambiamento, magari doloroso, ma necessario, un campanello d'allarme che invita a ridefinire priorità, confini e scelte.
Come teorizzato dal pediatra e psicanalista Winnicott, l'ansia è un indicatore di vita psichica e, se accolta e rispecchiata, diventa pensabile e trasformabile. (“...è attraverso la tolleranza dell'ansia che il bambino diventa capace di pensare...).
Riproduzione riservata