Intelligenza: vera e artificiale

Un'immagine del cervello creata dall'intelligenza artificiale (Wikimedia commons)
I giovani di fronte ai nuovi strumenti di conoscenza
Per i giovani della Generazione Z, quelli nati fra la fine degli anni 90 e il 2010, la tecnologia è parte integrante della quotidianità, ma oggi assume una nuova forma. L’intelligenza artificiale è ormai una presenza costante nella vita ma rappresenta anche un grande punto interrogativo sul futuro.
L’intelligenza artificiale ci supporta in molti ambiti: dallo studio alla creazione di contenuti, dalla grafica generativa agli assistenti virtuali che rispondono ai comandi vocali. Nomi come ChatGpt, Midjourney e altri strumenti digitali sono diventati compagni di percorso. Tuttavia, questo progresso tecnologico ha un impatto profondo: senza accorgercene, rischiamo di perdere competenze naturali, attività un tempo semplici e autonome che oggi vengono affidate agli strumenti digitali. A volte è comodo, altre volte un po’ spaventoso.
Giovani donne al lavoro con il computer (cr. Nacho Kamenov and humans in the loop Wikimedia commons)
L’uso eccessivo di aiuti esterni può ridurre la creatività e la capacità di pensiero critico. Come accade in natura: ciò che non si usa, si indebolisce. Pur facendo un uso quotidiano di questi strumenti, ci sentiamo impreparati a comprenderli fino in fondo. La scuola e la formazione, purtroppo, non sono ancora all’altezza: l’educazione digitale è lenta, discontinua, spesso scollegata dalla realtà tecnologica in rapido cambiamento.
Formarsi sull’intelligenza artificiale richiede aggiornamento costante, quasi un lavoro a tempo pieno. Esistono anche questioni etiche rilevanti: come vengono utilizzati i nostri dati? Chi sviluppa questi strumenti si assume davvero la responsabilità della privacy e della sicurezza? Episodi come la richiesta di documenti per accedere a certi strumenti digitali generano incertezza. Inoltre, l’alterazione della realtà attraverso contenuti generati dall’intelligenza artificiale solleva interrogativi sulla veridicità delle informazioni e la manipolazione dell’opinione pubblica.
Indonesia, giovane madre al lavoro (Wikimedia commons)
Eppure, l’intelligenza artificiale offre anche grandi opportunità: può generare sottotitoli e sintesi vocali per chi ha disabilità sensoriali, tradurre lingue in tempo reale per favorire l’inclusione, supportare l’apprendimento con aiutanti virtuali e semplificare le azioni quotidiane attraverso comandi vocali per chi ha difficoltà motorie. Sta aprendo nuove professioni, come lo specialista nella progettazione di problemi per ottenere soluzioni dall'intelligenza artificiale, l'analista dei dati o l’eticista dell'intelligenza artificiale; tuttavia, sta anche automatizzando molte mansioni, con il rischio di una riduzione dei posti di lavoro. Il rapporto tra Generazione Z e intelligenza artificiale è ancora da definire.
Un'immagine creata dall'intelligenza artificiale (cr. Aeronautica militare Usa Wikimedia commons)
Non è una cieca fiducia né un completo rifiuto: è una convivenza complessa, che pone interrogativi su identità, autonomia, etica. La vera sfida sarà trasformare questa convivenza in consapevolezza, pretendendo maggiore trasparenza, educazione digitale e partecipazione nelle decisioni sul futuro tecnologico. Perché, se è vero che l’intelligenza artificiale cambierà il mondo, è altrettanto vero che solo chi saprà usarla con intelligenza potrà davvero contribuire a costruirlo.
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