L'apocalisse nell'oceano

L'apocalisse nell'oceano

Il fungo atomico prodotto dal test Baker (cr. Dipartimento di Difesa Usa Wikimedia commons)

Ambiente sconvolto dalle atomiche di Bikini

Se le bombe sganciate sul Giappone per far terminare la Seconda Guerra Mondiale provocarono migliaia di morti e la distruzione totale di due città, quelle fatte esplodere nemmeno un anno dopo nell’Oceano Pacifico ebbero conseguenze devastanti, oltre che sull’uomo, anche sull’ecosistema di quelle regioni.

Il bunker approntato a Bikini per il test (cr. Ron van Oers Wikimedia commons)

Tutto cominciò, o per meglio dire ricominciò, nell’estate del 1946, quando gli Stati Uniti, anche per contrastare il riarmo dell’Urss, nell’ambito dell’operazione Crossroads, fecero esplodere la loro quarta bomba atomica - la terza prodotta non fu sganciata - della potenza di 23 kilotoni. Solo gli scienziati del Progetto Manhattan, spaventati dall’inferno provocato dalle loro invenzioni sulle città giapponesi, si opposero invano a quel disegno.

Nel Pacifico

L’esperimento avvenne in mare, per valutare il grado di precisione sul bersaglio designato se il loro lancio fosse avvenuto da una nave militare piuttosto che da un aereo. Si giunse così al fatidico giorno. L’esplosione avvenne in pieno Oceano Pacifico, più precisamente sull’atollo di Bikini, nel protettorato statunitense delle Isole Marshall. Tutti i 167 abitanti per sicurezza furono evacuati su altri atolli con la promessa di farvi presto ritorno.

L'esplosione del test Baker (cr. Dipartimento di Difesa Usa Wikimedia commons) 

Come oggi purtroppo sappiamo le cose non andarono proprio così. Gli sfollati si trovarono sballottati su varie isole deserte dell’arcipelago. Privi di tutto, anche del cibo e dell’acqua, molti di quegli sfortunati, oltre a non sfuggire alle radiazioni, morirono di stenti. Il tempo d’esplosione fu calcolato in 30 secondi. 42.000 uomini assistettero all’evento a circa 10 miglia di distanza.

Rita Hayworth detta l'atomica nei panni di Gilda (cr. Robert Coburn Wikimedia commons)

L’avvenimento venne seguito radiofonicamente in tutto il mondo, suscitando apprensione e paura. Per diversi giorni i giornali non parlarono d’altro e il filmato realizzato andò a ruba. Si trattò di un vero e proprio avvenimento mediatico, che esaltò l’immagine e la potenza militare statunitense in tutto l’occidente. Il test sottomarino lasciò un cratere di diametro superiore ai due chilometri con una profondità di circa 76 metri. Sulla bomba i soldati americani avevano scritto “Gilda”, in onore dell’attrice Rita Hayworth, che da quel giorno fu definita “l’Atomica”.

Catastrofe

Gli effetti della bomba coinvolsero un’area di circa venti chilometri, ma i venti dispersero i fumi in tutto l’Oceano Pacifico. Le conseguenze si rivelarono disastrose: molti soldati e civili che si trovavano nella zona morirono di cancro e di leucemia nel giro di pochi anni.

Il fungo atomico del test del 1954 (cr. Dipartimento di Difesa Usa Wikimedia commons)

A causa della radioattività centinaia di pescatori giapponesi subirono gravissimi danni alla pelle e agli occhi. Gli stessi pesci risultarono fortemente radioattivi e, per sicurezza, furono sepolti. Da allora i casi di cancro e di leucemia triplicheranno in tutto il mondo.

Dopo una pausa di circa otto anni, gli esperimenti ripresero per terminare nel 1958. Complessivamente si contarono 67 esperimenti nucleari. La bomba più potente, la famosa bomba H, venne sganciata il primo marzo 1954. I danni provocati all’ambiente si rivelarono tali che solo nel 1997 l’atollo fu dichiarato nuovamente abitabile, anche se ancora oggi risulta disabitato.

Cartolina con Marilyn Monroe in bikini (cr. Teichnor bros Wikimedia commons)

Per addolcire l’immagine della bomba e per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle tragiche conseguenze prodotte sull’ambiente e sugli esseri viventi, fu lanciato un costume da bagno ridottissimo, in due pezzi, che ancora oggi si chiama “bikini”. La prima indossatrice fu una ballerina diciannovenne del Casino de Paris.

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