Carrello della spesa, una lunga storia

Carrello della spesa, una lunga storia

Anni 70, madre e figlia al supermercato con il carrello della spesa (cr. Debbie Mc Wikimedia commons)

Nato nel 1937, può dirti se sei altruista o egoista

Mia madre negli anni 60 andava a fare la spesa tutti i giorni dal bottegaio, come lo chiamava lei (alias il droghiere), ed era sempre lui che prendeva i vari prodotti e glieli passava. I negozi erano piccoli e non esisteva il libero servizio. Tutto poi era riposto nella sporta, o borsa della spesa, accessorio indispensabile di ogni casalinga. Solo in pochissimi negozi più grandi cominciavano a comparire i cestini con cui si poteva autonomamente prendere la merce dagli scaffali.


Negozio di alimentari negli anni 20 in America (cr. National Photo company Wikimedia commons)

L'Italia era allora in ritardo di decenni nel campo della grande distribuzione poiché negli Stati Uniti già nel 1937 Sylvan Goldman, proprietario di supermercati, aveva inventato uno strumento che sarebbe entrato a far parte della nostra vita di consumatori: il carrello della spesa.


Scultura dedicata a Sylvan Goldman, inventore del carrello (da X Zenzele) 

L'inizio non fu facile, pare che gli uomini lo evitassero sdegnosamente mentre le donne erano già spesso occupate a spingere passeggini. La sua utilità però divenne presto evidente e si diffuse a macchia d'olio nei grandi negozi, tant’è che nel 1946 fu introdotto l'attuale sistema dei carrelli che si incastrano l’uno nell'altro, risparmiando così spazio prezioso.

L'innovazione arriverà poi in Europa negli anni 50 e 60 e in Italia seguirà automaticamente la progressiva diffusione di medie e grandi superfici commerciali. Il carrello della spesa diventa così il simbolo del supermercato, luogo principe della società dei consumi. I dati dell'Istat che misurano costantemente l’andamento dell’inflazione sono comunemente riportati dai giornali come una sorta di indice del carrello della spesa (che l'istituto di statistica chiama ancora paniere).


I carrelli si sono adattati al trasporto di animali (cr. 24hrmosebled Wikimedia commons) 

Anche la forma si standardizza (e in definitiva è cambiata molto poco in quasi cent'anni): la costruzione è in rete metallica che consente contemporaneamente di vederne il contenuto e di permettere la fuoriuscita di eventuali liquidi (bottiglie che si rompono o soprattutto la pioggia, dato che spesso sono ubicati all'esterno). Successivamente saranno introdotti carrelli con il posto per il bambino fino ad arrivare ai giorni nostri con quelli che permettono anche il trasporto di animali.

Rimaneva però aperto un problema: come evitare che il carrello, una volta riposta nell'auto la spesa, venga abbandonato nel parcheggio o in generale sia portato via?


Un cartello che invita a non abbandonare i carrelli (cr. ReturnJ Wikimedia commons)

I metodi adottati sono stati tanti, ma spesso fastidiosi per il cliente così che alla fine si ricorse all’organizzazione di un servizio costante di recupero dei carrelli durante tutta la giornata per permettere ai nuovi clienti di trovarli nelle apposite postazioni.

Il costo di un carrello è tra i 100 e 150 euro e supermercati e ipermercati fanno regolari inventari per provvedere alla sostituzione non solo di quelli mancanti ma anche di quelli malfunzionanti.


Spesa con il carrello negli anni 50 (cr. Osu Wikimedia commons)

Il costo del servizio di recupero era solitamente più alto del valore dei carrelli, ma era indispensabile per mettere i clienti in grado di comprare. Per quello che riguarda il furto (in Italia non particolarmente elevato) solo ora comincia a essere possibile, con relativamente poca spesa, l'utilizzo del Gps.

Nel frattempo dalla metà degli anni ottanta nasce e si diffonde un sistema (decisamente più psicologico che tecnico) che ha risolto gran parte del problema: il dispositivo meccanico in cui inserire una moneta di valore modesto - per lo più da 50 centesimi, 1 o 2 euro, che diventa un deposito cauzionale - ma che sblocca il carrello e ne permette l’utilizzo. A fine spesa riagganciandolo agli altri nell'apposita postazione la moneta è restituita. I brevetti riguardanti questo semplice dispositivo sono molti, ma tutti simili nel risultato.


Un carrello con il lucchetto apribile con una moneta (cr. ester4746 Wikimedia commons)

Questa semplice dinamica ha fatto in modo che il numero di carrelli dispersi nei parcheggi calasse drasticamente. L’innovazione è comunemente utilizzata quasi ovunque in Europa, ma paradossalmente meno negli Stati Uniti. In occasione di nuove aperture spesso le catene della grande distribuzione regalano portachiavi con un apposito gettone di plastica da utilizzare al posto della moneta.


Carrelli usati da una clochard (cr. Michael Martin Wikimedia commons)

La maggior parte di chi lasciava il carrello semplicemente non voleva fare cento metri a piedi per rimetterlo a posto, un piccolo e apparentemente innocuo atto di menefreghismo che però causava costi per le aziende e disservizi per gli altri clienti. È un caso assai interessante di psicologia applicata dove, a costo zero per tutti, anche chi non lo faceva ha iniziato a rispettare le regole.



L'antropologa di New York Krystal D'Costa (dal profilo LinkedIn)

Nel 2017 l’antropologa americana Krystal D’Costa propose una vera e propria teoria del carrello della spesa, utilizzando questo parametro (l'abitudine di rimetterlo a disposizione degli altri clienti) per stabilirne la propensione altruista oppure egoista.

Si trattava di una versione pop di una lunga tradizione di studi sull'altruismo e la cooperazione di gruppo, però è diventata rapidamente virale e se ne trovano ampie tracce sulla rete. Difficile immaginare che dietro un oggetto così comune nella nostra esperienza quotidiana si nasconda una storia così lunga e interessante.

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