Il nuovo boom dei tarocchi

Tarocchi di Marsiglia (cr. Danielbaise Wikimedia commons)
Nel caos di oggi li ritrovi anche in politica
I tarocchi stanno vivendo un nuovo boom. Li troviamo ovunque: nelle mostre d’arte e nei musei, sulle passerelle della moda, nei meme virali sui social network e persino evocati nel linguaggio della politica pop.
Per capire il revival odierno, partiamo da un breve excursus filologico, una doccia fredda storiografica per chiunque sia convinto che i tarocchi siano nati in una piramide egizia sotto lo sguardo vigile di Anubi. La vera storia dei tarocchi è una faccenda prosaica: sono nati come un sofisticatissimo gioco di carte per le corti ducali dell'Italia del XV secolo. Oggetti di lusso, in pratica, briscole potenziate per nobili annoiati.
La svolta
Tutto questo finché, nel bel mezzo di quel manicomio schizofrenico che fu il tardo Settecento, un massone tuttologo (de Gébelin) e un ex parrucchiere con un debole per gli pseudonimi (Etteilla) non decisero, di punto in bianco, che no, non era un gioco, ma nientemeno che la trascrizione di un testo sapienziale egizio: il perduto Libro di Thoth.
Jean-Baptiste Alliette, detto Etteilla (Wikimedia commons)
Questo ha inaugurato un geniale dirottamento che permise all'esoterismo dei secoli successivi (dalla Golden Dawn al famigerato Aleister Crowley) di proiettarvi sopra un frullato cosmologico di cabala, alchimia e astrologia.
L'esoterista Aleister Crowley (Wikimedia commons)
La loro storia, quindi, è una serie di fratture, dirottamenti e riappropriazioni geniali. La forza dei tarocchi risiede nella loro straordinaria capacità di adattamento. Sono un sistema simbolico sufficientemente strutturato da essere coerente, ma sufficientemente "aperto" da poter essere costantemente reinterpretato e riempito con le ansie, le speranze e le ideologie di ogni epoca.
Ma perché proprio adesso c’è questo ritorno di fiamma? Le ragioni, come sempre, sono un groviglio complesso, un'intersezione di ansie collettive, riposizionamenti culturali e, ovviamente, tecnologia.
Un anestetico
I tarocchi funzionano anzitutto da anestetico narrativo, un rituale tascabile per dare un senso provvisorio al caos. Oltre a questo, non illudiamoci, sono anche oggetti di tendenza, un museo portatile di archetipi visivamente potentissimi che la cultura pop, da Dior a Florence Welch, saccheggia a piene mani per darsi un'aura di profondità prêt-à-porter.
Tarocchi del XIX secolo (cr. British Museum Wikimedia commons)
Un elemento centrale di questa nuova fortuna dei tarocchi è l’enfasi sul significato psicologico e personale, più che sulla divinazione spicciola. Se l'immagine classica era quella della cartomante in una stanza fumosa che predice sventure e amori fatali, la narrativa contemporanea ha sostituito la veggente con una figura a metà tra l’allenatore e il terapeuta creativo.
Invece di dire “sveliamo il destino”, molti tarologi moderni spiegano che il mazzo offre spunti per interpretare meglio ciò che stiamo vivendo. Insomma, le carte indicano ma non determinano, un po’ come si dice degli astri: sta a noi poi agire. È questo l'escamotage che permette al pubblico colto e scettico di giocarci senza sentirsi un credulone.
Psicologia
L'approccio è quello dell'empowerment, come direbbero gli inglesi: le carte non ti dicono cosa succederà, ti suggeriscono delle prospettive su ciò che stai già vivendo. Un'operazione laica non dissimile, in fondo, dall'usare la consapevolezza della mente senza doversi per forza convertire al buddhismo: l'uso di un'antica tecnologia simbolica per facilitare il dialogo, sempre più difficile, con se stessi.
Eccoci al punto: la struttura dei tarocchi non funziona perché è magica, funziona perché è un pezzo di ingegneria psicologica. Quando ci sediamo di fronte a quelle carte stiamo attivando un dialogo con uno specchio. Uno specchio ad alta definizione che riflette la struttura profonda, e spesso a noi stessi sconosciuta, della nostra psiche.
Due versioni della carta del Folle, stampate a Torino (cr. Rodrigotebanti Wikimedia commons)
E così, se la storia ha fornito ai tarocchi la loro plasticità e la psicologia la loro profondità, è stata la centrifuga ad alta velocità della cultura digitale a garantirne la viralità.
L'habitat quasi-naturale dove questa reincarnazione dei tarocchi prospera in modo a dir poco virale è, senza il minimo dubbio, TikTok. Una tempesta perfetta dove la divinità opaca e onnipotente della piattaforma (cioè l'algoritmo) ti inonda di letture collettive, brevi video che funzionano con l'efficacia chirurgica di chi conosce a menadito i bachi del nostro sistema operativo mentale.
La lettura dei tarocchi, foto del 2014 (cr. Rilapa Wikimedia commons)
Da un lato il caro, vecchio Effetto Barnum, per cui frasi talmente generiche da poter calzare a chiunque ("stai per lasciare andare ciò che non ti serve più", e grazie tante) ci sembrano rivelazioni personali e profonde; dall'altro la nostra disperata e attivissima proiezione, che ci trasforma in co-creatori della profezia, facendoci trovare nelle carte esattamente le risposte che il nostro inconscio stava già cercando.
I bisogni
La viralità dei tarocchi nel tardo capitalismo, quindi, è il risultato di un ecosistema complesso, che si autoalimenta. Si parte dal bisogno terapeutico, quasi epidermico, dell'individuo ansioso. Questo bisogno viene intercettato e trasformato in profitto da un mercato che vende identità sotto forma di oggetti esteticamente curati. La diffusione capillare di questi oggetti crea un linguaggio simbolico condiviso, una lingua franca pop. Questa lingua, una volta diventata di dominio pubblico, viene inevitabilmente hackerata e riutilizzata per ogni scopo possibile, dall'intrattenimento ironico alla critica politica più seria.
Tarocchi ritrovati nei palchi della Scala (cr. Museo del teatro alla Scala Wikimedia commons)
Se si gratta via la patina terapeutica, commerciale e politica, si arriva forse al nucleo più resistente, alla ragione ultima della persistenza dei tarocchi: la loro natura intrinseca di macchina narrativa. Lo abbiamo detto: le carte offrono una struttura. Un pacchetto di vincoli e di possibilità che costringono il caso a diventare destino, il caos a farsi trama. Sono un antidoto all'horror vacui della pagina bianca esistenziale, la metafora perfetta della nostra condizione.
Come noi, sono un assemblaggio gloriosamente ibrido di storia e mito, arte e commercio, psicologia profonda e superficie estetica. E come noi, sono un testo aperto, in costante ridefinizione, che ogni generazione e ogni individuo riscrive secondo le proprie necessità.
Il filosofo Georges Colleuil (cr. LisaDelSol Wikimedia commons)
La loro immensa, quasi inspiegabile, popolarità oggi non risiede nella loro presunta capacità di svelare un futuro già scritto, ma nel potere che ci conferiscono di partecipare attivamente alla scrittura del nostro presente. Come ha sintetizzato il filosofo Georges Colleuil, "i Tarocchi non dovrebbero essere utilizzati per leggere il futuro, ma per costruirlo".
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