L'umanità, antidoto alla paura

"L'urlo" di Edvard Munch, simbolo dell'angoscia universale (Museo Munch di Oslo)
Da Agnes Heller una risposta che funziona
Una domanda che mi pongo quasi quotidianamente come un mantra esistenziale, mi sono resa conto appartenere ad altre persone che cercano di comprendere come sta andando il mondo. “Come abbiamo fatto a diventare così paurosi, indifferenti, egoisti e violenti? Siamo la copia del mondo che ci circonda?
Non esistono molte possibilità per cercare una risposta, se non, a mio avviso, rifacendoci all’etica e alla filosofia, scienze umane che permettono un orientamento per non cadere nel nichilismo e nell’estremismo. Per questo un dialogo ideale con Agnes Heller, autrice di “Un’etica della personalità”, esponente della Scuola di Budapest e docente a New York, nella cattedra che era di Annah Arendt, è al riguardo arricchente.
La filosofa ungherese Agnes Heller, morta nel 2019 (Wikimedia commons)
Intellettuale, donna che non si è sottratta agli eventi del ‘900: la Shoah, il Socialismo, la crisi del Marxismo, i movimenti di opposizione nell’Est europeo, la caduta del muro di Berlino, la nascita dei nazionalismi. Insomma una donna che ha vissuto in prima persona una storia faticosa come quella che stiamo vivendo noi. E ha tentato di rispondere a quanto stava succedendo, essendo presente nel proprio tempo.
La responsabilità di essere presente nel proprio tempo è un pensiero ricorrente nell’etica della personalità, una guida per i perplessi. “Sono qui, eccomi”. L’etica infatti non solo descrive i comportamenti umani, ma indica come vivere per aiutare gli uomini e le donne, pieni di dubbi e di paure a trovare una stella polare che aiuti a intravedere una nuova umanità libera dallo sfruttamento e dalle ingiustizie. Seguire un pensiero etico è fare filosofia, in dialogo con noi stessi, su noi stessi per poi dedicarci agli altri.
Noi siamo ottenebrati dalle paure che impediscono di allargare lo sguardo fuori, oltre, con: la paura del diverso, il timore di essere deprivati del proprio benessere, il culto del denaro e la paura di perderlo, i muri come difesa personale, la paura del futuro. La paura di perdere uno stato sociale. Da queste paure forse nascono le violenze, i soprusi e gli eccessi di dominio sugli altri?
Agnes Heller dialoga con Nietzsche che nel suo poema “Sulla povertà di chi è più ricco” scrive
...Guai a te Zarathustra!
Tu hai l’aspetto di uno
che ha inghiottito oro
…
Sei troppo ricco,
corruttore di molti!
….
Accorto e ricco!
Prima dona via te stesso o Zarathustra!
…
Più povero devi farti,
... se vuoi amore.
Si amano solo i sofferenti
si dà amore solo a chi ha fame:
Prima dona via te stesso, o Zarathustra!
La paura è pericolosa se non si scioglie in una vita buona. Certo non tutte le paure sono da demonizzare, alcune sono utili come ostacoli da superare per diventare grandi.
Un padre recentemente ha chiesto un consiglio sulle numerose paure del proprio figlio di sei anni. Davanti al telegiornale, che il padre guarda al ritorno dal lavoro e alle immagini di distruzione e di morte, il figlio si sente angosciato e impotente. “Succederà anche a me tutto questo?”. Le paure diventano pericolose quando sono insuperabili.
Scrive Agnes Heller “l’idea di cosa si diventa è riassunta nella massima socratica che una persona buona sia qualcuno che patirebbe una ingiustizia piuttosto che commetterla”.
Nietzsche ritratto da Munch (esposto alla galleria Thiel di Stoccolma Wikimedia commons)
Quando una persona è schiacciata dalle paure e da pensieri divisivi, non riesce ad assumere le responsabilità delle sue azioni e della sua vita. Occorre smascherare le menzogne della propaganda. E’ l’Ecce Homo di Nietzsche con il quale Agnes dialoga alla ricerca di uomini liberi e capaci di costruire un mondo retto. Nell’etica della personalità Agnes Heller utilizza il dialogo con i grandi del pensiero e con i giovani che incontra. Una forma di condivisione che accomuna, alleggerisce le paure; il confronto aiuta.
Consiglierei a quel padre che voleva sapere il perché delle paure del figlio, di leggere alla fine del libro “Un’etica della personalità” le lettere sul bello, sul sublime, sulla felicità e sull’amore che si scambiano Sophie Meller, nonna di Agnes, e la nipote Fifi, affettuoso soprannome della stessa Agnes.
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