I 700 anni della torre del Mangia

La torre del Mangia a Siena (cr. Jorge Royan Wikimedia commons)
Un capolavoro che ha attraversato la nostra storia
Se l’origine del concetto di piazza ha una motivazione antropologica di punto di incontro ma anche un bisogno psicologico e individuale di abbraccio e di grembo, l’idea di torre è sicuramente scaturita dal voler simboleggiare una forza categoriale (urbana, familiare) ma anche da un istinto di rappresentazione della potenza maschile. Il fatto che una torre spesso sorga in una piazza, e che si faccia così per renderla attestabile e godibile, non fa altro che confermare.
La torre del Mangia si eleva sul panorama di Siena (cr. Myrabella Wikimedia commons)
L’urbanista Carlo Nepi ha definito la Torre del Mangia di Siena uno “straordinario segno territoriale del grande spazio aperto alla sua base”, fatto che si apprezza ovviamente dalla sua cima (raggiungibile con quasi 400 gradini), da lontano (ognuno sa che lì sotto c’è “Il Campo”), e soprattutto dai tetti del Duomo (visitabili) da cui si prova un senso di assoluta vertigine per il contrasto fra la costruzione che emerge poderosa dal mare dei tetti e lo scavo, la voragine, la bolgia che sotto si intravede e che a un cuore non ignaro non può che trasmettere qualcosa.
La rocca bianca
Poderosa certo, e spinta in alto a sfidare l’altezza del campanile della Cattedrale, ma gli architetti che la pensarono (diversi per le singole parti) o i committenti che la vollero (gli illuminati “Nove” borghesi governanti della città) decisero di donarle e donarci un segno distintivo mai visto prima: una rocca di latteo travertino senese che aggetta e si getta audacemente sulla torre di mattoni. Lunghissime bertesche sorreggono un terrazzamento merlato con i simboli della Repubblica Senese su una sottilissima linea dentellata; al di sopra la cella campanaria, quasi un loggiato, è sparata verso il cielo dalle sue alte arcate andando a perforare le nuvole con i suoi merli. Il gotico, lo sappiamo, è potenza ingentilita e verticalizzazione. L’aggiunta, più in alto ancora, della struttura metallica seicentesca destinata a sorreggere il campanone da sette tonnellate, impossibile da costringere nella cella, ne addolcì ancora più il profilo arrotondandone la vetta.
La prima pietra
La prima pietra della Torre fu posata esattamente sette secoli fa e concludeva lo sviluppo del Palazzo del Governo Senese iniziato alcuni decenni prima. Si decise per una torre decentrata (diversamente da quanto fu realizzato a Palazzo Vecchio a Firenze) e fu necessario tessere una continuità fra essa e il palazzo. E la sua splendida ma ingombrante lateralità risultò bilanciata argutamente dalla semplice cella per la campana dell’allarme, in alto, sul lato opposto del Palazzo (raddoppiata poi nelle armoniche addizioni secentesche).
L'orologio del Mangia nel giorno del Palio di agosto (cr. It lucretius Wikimedia commons)
“Sanesi comincioro una torre sul canto de la via che si chiama di Malcucinato, che va in Salicotto… e fecesi in Siena gran festa e vennero i canonici e il chericato del duomo e diceano orationi e salmi e l’operaio del duomo misse in fondo di detta tore alquante monete per memoria di detta tore, e fuvi messo in ogni canto di detta tore nel fondo una pietra con lettare greche, ebraiche e latine, perché non fusse percossa da tuono né da tempesta”. Così una cronaca coeva. Scaramanzia efficace, se la Torre non solo ha resistito a tuoni e tempeste (prima del parafulmine inventato da Franklin e applicato quasi subito anche sulla Torre del Mangia fino all’altezza di 102 metri) ma anche al grande terremoto del 1798.La torre del Mangia vista dal cortile del Podestà (cr. Bjoern Eisbaer Wikimedia commons)
Dopo pochissimo tempo dal suo completamento, si volle aggiungervi una sorta di “piede”, una Loggetta sansoviniana ante litteram, a darle una completezza e una stabilità pur solo visiva: una Cappella “ex voto” per la fine della terribile peste nera, anch’essa architettonicamente inedita per quel tempo vedendo privilegiati gli spazi aperti piuttosto che quelli chiusi.
Il "Mangia"
Perché “Mangia”? “Mangiaguadagni”, o semplicemente “Mangia”, di chiarissima allusione, fu il soprannome di Giovanni di Balduccio, primo campanaro addetto a battere le ore. La Torre, unica per fattezze ma allora poco più alta di quelle imponenti delle consorterie nobiliari, fu subito contraddistinta da questo appellativo anche perché, quando dopo alcuni anni si riuscì a costruire un meccanismo per i rintocchi, l’automa che ne fece parte… automaticamente mutuò il nomignolo.
Nella storia
La Torre del Mangia ci narra oggi la potenza economica e culturale della Siena antica e l’affermazione della sua laicità borghese. E colpisce ancora l’immaginazione dell’uomo moderno la trasfigurazione della fortificazione merlata in ambiente pubblico, aperto e democratico. Altissimo, lo stelo della Torre è a scirocco rispetto al “Campo” sottostante e con il sereno proietta la sua ombra sul mattonato per gran parte del giorno come una grandissima meridiana. La corolla bianca contrasta con i mattoni dei tetti e dei palazzi e attira e riflette la luce del sole che poi è la luce dell’uomo medievale aperto al futuro.
La Torre del Mangia è un fiore.
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