Segantini, pittore degli indifesi

"Autoritratto a vent'anni" esposto alla Galleria civica Segantini di Arco (cr. Comune di Arco Wikimedia commons)
Socialista, radicale, artista
“…Che altro è l’arte, l’arte bella, vera, elevata, se non l’immagine fotografica, il misuratore che segna il grado di perfezione dell’anima umana?”.
Giovanni Segantini in “così penso e sento la pittura”, 1891
Sfogliando la rivista politico-culturale milanese Critica Sociale di Anna Kuliscioff e Filippo Turati, mi sono imbattuto nel necrologio del grande pittore divisionista Giovanni Segantini, firmato da Claudio Treves, il 16 ottobre 1899.
Ritratto fotografico di Giovanni Segantini (Wikimedia commons)
Notissimo politico socialista, giornalista, nonché appassionato d’arte pittorica, Treves volle ricordare il valore artistico e umano del “pittore della montagna”, sottolineandone uno specifico aspetto della personalità ancora sottovalutato o ignorato da molti.
Treves con Turati e Gonzales alla Quartarella per rendere onore alla salma di Matteotti (Wikimedia commons)
L’omaggio di Treves risultò un commosso e particolare ricordo del grande pittore simbolista e divisionista, nato nel 1858 ad Arco nel Tirolo di lingua italiana, ma allora territorio austriaco e morto quarantunenne, il 28 settembre 1899, sul monte Schafberg, sopra Pontresina in Svizzera. In quel momento era impegnato a completare il grande quadro denominato La natura. Un attacco di peritonite gli fu fatale.
Treves nel sopracitato ricordo rimarcò la simpatia e la vicinanza alle idee socialiste di Segantini che, a suo dire, era presente e ben leggibile in tutta la sua produzione pittorica e che, se colta, avrebbe aiutato a leggere con occhi nuovi il messaggio ultimo dell’artista.
"Vita" opera esposta al museo Segantini di St. Moritz (Wikimedia commons)
Il necrologio si apriva con questa affermazione: “Questo morto fu di nostra gente: non perché, come pure fu, divise la nostra fede e cooperò all’azione con aiuti di pecunia e solidarietà di passione, ma perché, più di ogni altro nel secolo, intese la comunione divina degli spiriti, meta dell’arte”.
A conferma di questa tesi chi si reca al Segantini Museum di Saint Moritz può ammirare il bozzetto de Il Seminatore, che il pittore disegnò per l’Almanacco Socialista del 1898, il triste anno dei moti e dei morti di Milano. In effetti Segantini non risulta essere mai stato iscritto al partito socialista o aver apertamente aderito alle sue iniziative, ma è certo che durante la sua breve permanenza a Milano abbia condiviso le idee dei radicali, provato simpatia per gli ambienti della sinistra e quelli anticlericali.
Particolare da "Cattive madri", Collezione Belvedere (Wikimedia commons)
Forse tale attenzione alla causa dei poveri e degli indifesi fu la conseguenza della sua travagliatissima adolescenza, della tormentata ricerca espressiva della libertà, della natura e della piena conoscenza della sua anima.
In chiusura del suo necrologio Treves riportò le seguenti affermazioni dell’artista: “Ho vissuto lungamente con gli animali per comprendere le loro passioni, i loro dolori, le loro gioie; ho studiato l’uomo e lo spirito umano; ho osservato le rocce, le nevi, i ghiacciai, le grandi catene delle montagne, i fili d’erba ed i torrenti ed ho cercato nella mia anima qual era il pensiero di tutte queste cose. Ho domandato al fiore ciò che era la bellezza universale ed il fiore mi ha risposto profumando l’anima mia di amore”.
Particolare da "La raccolta del fieno" esposto al Museo Segantini di St. Moritz (Wikimedia commons)
Infine Treves aggiunge: “In questa parola ultima è tutta la ragione estetica dell’arte di Giovanni Segantini. Non cercatela altrove!”.
Segantini è sepolto a Maloja, in Svizzera, accanto alla sua compagna Bice Bugatti e ai loro figli. Una scritta recita: “Arte ed amore vincono il tempo”.
Riproduzione riservata