Bakunin, anarchico vestito da prete

Bakunin, anarchico vestito da prete

Nel fotomontaggio le foto colorate da sinistra di Proudhon, Bakunin e Kropotkin (Wikimedia commons)

Fuggì da Bologna indossando una tonaca

Ai primi di agosto del 1874 il “faro” degli anarchici, l’avversario più risoluto di Marx, era stato costretto a scappare da Bologna travestito da prete. Si chiamava Michail Bakunin.

Era arrivato in città il 30 luglio perché chiamato dai suoi fedelissimi, convinti di poter promuovere la rivoluzione in tutta Italia.  Al momento della chiamata alloggiava a Minusio (Canton Ticino) in un villino detto “la Baronata”, acquistato nel 1873 con il denaro della ricca famiglia di Carlo Cafiero. Ben presto la villa si era trasformata in una specie di Comune dove potevano trovare riparo i profughi politici di tutta Europa.


Il villino "La Baronata" nel quale alloggiava Bakunin (cr. gloupgloup Wikimedia commons)

Proprio in quel periodo il rivoluzionario russo dava alle stampe il suo più importante libro intitolato Stato e anarchia, che ancora oggi rappresenta una delle opere teoriche più significative dell’anarchismo.

Data la grave situazione economica, il rincaro dei prezzi di generi di prima necessità come il pane, gli italiani erano già scesi in piazza in molte città. Costa e Malatesta concordavano che il momento propizio per l’insurrezione generale era arrivato e si stavano muovendo. Bakunin non poteva mancare e, con rinnovato spirito battagliero, aveva risposto positivamente alla chiamata per la “Campagna d’Italia”.


Da sinistra Andrea Costa ed Errico Malatesta (Wikimedia commons)

Secondo le loro stime gli insorti sarebbero stati diverse migliaia, forse ottomila. Ma evidentemente quei calcoli erano sbagliati. Al momento convenuto coloro che si erano presentati all’appello risultavano talmente pochi da essere facilmente fermati e arrestati dalla polizia, debitamente informata da alcuni infiltrati tra i rivoluzionari.

Fra i fermati c’era anche il fabbro Alessandro Mussolini, il padre di Benito. Il piano insurrezionalista prevedeva la convergenza su Bologna di tre colonne di uomini, provenienti da direzioni diverse.


Alessandro Mussolini, padre di Benito (Wikimedia commons)

Occupata Bologna e preso possesso dell’arsenale, si sarebbero distribuite le armi al popolo. Il gruppo forse più numeroso, armato però solo di forconi e qualche schioppo, proveniente dalla Romagna e guidato da un certo Antonio Cornacchia era stato fermato a Pontelungo dai carabinieri. Lo scrittore Riccardo Bacchelli ne ha dato testimonianza con il libro “Il Diavolo a Pontelungo”.


Lo scrittore Riccardo Bacchelli (Wikimedia commons)

Pochi di loro erano riusciti a fuggire. La maggioranza degli insorti era stata fermata già prima di raggiungere Bologna. I più fortunati si erano rifugiati presso amici o si erano dati alla macchia. Bakunin era uno di loro. La polizia sapeva che si nascondeva in città protetto da qualche amico e lo stava cercando ovunque. In effetti era nascosto in casa dell’internazionalista Faggioli.


Bakunin con la moglie Antonia Kwiatkowska nel 1861 (cr. koroesu Wikimedia commons)
 
Al rivoluzionario russo non restava che tentare ancora una volta la fuga. Era una vita che fuggiva e la cosa non lo spaventava. Decise di muoversi all’imbrunire con uno stratagemma. Si tagliò la barba, indossò un vecchio abito da prete, e con un breviario in mano, salì a fatica sulla carrozza di un compagno, partendo a tutta velocità con destinazione la Svizzera.

I pochi che lo intravidero, tra i quali qualche ragazzino, si domandarono chi potesse essere quello strano prete così impacciato nei movimenti, dallo sguardo sorridente, ma guardingo.


La tomba di Bakunin a Berna (cr. marsaf Wikimedia commons)
 
Percorrendo strade secondarie, dopo parecchio girovagare, riuscì finalmente ad uscire dall’Emilia. In treno raggiunse Lugano per riunirsi con la moglie Antonia e i tre figli. Nel 1875 però si ammalò gravemente e dovette essere ricoverato a Berna. Un mese dopo, nel luglio 1876, cessò di vivere. Il tentativo insurrezionale di Bologna fu l’ultimo della sua vita per “liberare l’umanità”, ma non l’ultimo messo in campo dagli anarchici.    

Riproduzione riservata