Dumas in camicia rossa

Dumas in camicia rossa

Alexandre Dumas e Garibaldi nel ritratto di Etienne Cariat e nella foto Alinari (Wikimedia commons)

Il padre dei moschettieri al fianco di Garibaldi

Il 5 gennaio 1860 giunge a Genova il romanziere Alexandre Dumas (1802-1870), di ascendenza afro-caraibica essendo la madre originaria di Haiti, per salutare Garibaldi, che sta preparando la spedizione in Sicilia per unificare l’Italia. Si tratta di una visita inaspettata e molto gradita dal Generale, che a sua volta è un suo grande ammiratore.

Dumas è mosso probabilmente anche da risentimento e odio personale verso i Borboni che avevano incarcerato suo padre, generale di Francia, al ritorno dalla spedizione napoleonica in Egitto e che considerava i responsabili del suo avvelenamento. Dumas era da sempre innamorato dell’Italia, tanto da averla visitata in precedenza più volte. Si era inoltre interessato al fenomeno del brigantaggio, a cui nel 1845 dedicherà il romanzo Masaniello. 

René Hourdry, il monumento ai moschettieri, a Condom-en-Armagnac (Wikimedia commons)

Quando raggiunge Garibaldi ha 58 anni ed è conosciutissimo grazie ai suoi romanzi popolari: I tre moschettieri, Vent’anni dopo, Il visconte di Bragelonne, Il conte di Montecristo, La regina Margot.
Partito da Quarto alla testa dei suoi Mille, Garibaldi è già a Milazzo quando viene raggiunto da Dumas con un carico di armi comprate a Marsiglia e trasportate dalla sua goletta Emma. Dal quel momento si mette a disposizione del suo eroe. Diventa così un testimone diretto della battaglia di Calatafimi e partecipe degli eventi decisivi della trionfale marcia di Garibaldi verso Napoli.

"La partenza della spedizione dei Mille" di Gerolamo Induno (Museo del Risorgimento di Milano Wikimedia commons)

Per Garibaldi si tratta di un dono preziosissimo, vista la precaria dotazione di fucili dei suoi uomini. Lo scrittore confida d’aver speso tutti i suoi risparmi (50.000 franchi) e di esserne fiero. Garibaldi, commosso da tanta generosità, lo ricompensa con una lettera di credito, pari a 100.000 franchi, da riscuotere a Palermo.

Dumas si trasforma in un attento osservatore scrivendo interessantissimi reportage giornalistici, raccolti che saranno pubblicati nel 1861 in un volume dal titolo Les Garibaldiens, dove si alternano testimonianze, appunti e aneddoti personali.

Un particolare dell'area archeologica di Ercolano (cr. Bruno Rijsman Wikimedia commons)

Una volta conquistata Napoli, il generale, diventato dittatore, affida a Dumas la sovrintendenza alle Belle Arti. Il romanziere dimostra di svolgere l’incarico con grande attivismo e passione, incentivando in particolare gli scavi a Ercolano e a Pompei. Dirige inoltre per quattro anni anche il giornale garibaldino L’indipendente, il cui titolo fu proposto dallo stesso Garibaldi. La sosta napoletana gli consente di conoscere la città e i suoi abitanti, che descrive in alcuni suoi libri quali Il Corricolo e La San-Felice, biografia della patriota Luisa Sanfelice.

Stanislao Grimaldi, "Vittorio Emanuele II a caccia", 1864 (Wikimedia commons)
 
La sua presenza a Napoli, così come il suo incarico, seguono inevitabilmente però le sorti di Garibaldi. Di conseguenza quando, una volta consegnato al re Vittorio Emanuele II il Regno delle due Sicilie, Garibaldi torna nella sua isola di Caprera, anche Dumas perde il suo incarico di sovrintendente.

La permanenza a Napoli, che si prolunga fino al 1864, è inoltre mal sopportata dal bigotto ambiente borbonico. Sotto accusa è il suo modo di vita, considerato non rispettoso della morale cristiana. Dumas morirà nel 1870 nella sua Francia, dal 2002 i suoi resti conservati al Pantheon di Parigi.

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