Garibaldi salvato da un pescatore

Garibaldi nel particolare di una tela di Gerolamo Induno alle Gallerie d'Italia, Milano (Wikimedia commons)
Il generale nascosto sulla barca di Ipsilonne
Eliana, una cara amica fin dagli anni del liceo, inviandomi un saluto da San Terenzo, ha allegato l’immagine di una targa, posta su una casa del lungomare, a ricordo di un avvenimento storico risalente al 1849. Francamente non conoscevo quella storia e, mosso da curiosità, ho iniziato ad informarmi. Sono così venuto a conoscenza di un episodio, apparentemente marginale del risorgimento ma che invece ha permesso che esso si compisse.
Con meraviglia ho così appreso che grazie al coraggio e alla generosità di un pescatore, Garibaldi riuscì a sottrarsi agli austriaci, che certamente lo avrebbero imprigionato o giustiziato, e giungere sano e salvo in Liguria. Quel pescatore di San Terenzo si chiamava Paolo Azzarini (1804-1899), detto Ipsilonne, e non indugiò un momento a mettere a disposizione la sua piccola barca, battezzata “Madonna dell’Arena”, per trasportare in luogo sicuro quello che gli descrissero semplicemente come un grande patriota.
Il borgo di San Terenzo visto da Lerici (cr. RThiele Wikimedia commons)
Era il 2 settembre 1849, quando da Cala Martina, una piccola baia in Maremma, iniziò il viaggio. Azzarini conosceva perfettamente quel mare e quelle coste, essendo solito raggiungere per motivi di lavoro Piombino e l’Isola d’Elba.
Per il generale erano tempi tristissimi. La Repubblica Romana era caduta due mesi prima e appena da un mese era morta la sua amata Anita nelle paludi di Ravenna. Indomito ora cercava di raggiungere le terre dei Savoia, dove poter dar seguito ai suoi piani di riscatto.
Dopo tre giorni di navigazione non sempre facile per il mare e la vigilanza delle coste da parte degli austriaci, il viaggio, si concluse il 5 settembre con l’approdo a Portovenere, località sicura del Regno di Sardegna.
A Portovenere la lapide a ricordo dello sbarco di Garibaldi e del coraggio di Azzarini (Wikiwand)
Pare che, una volta toccata terra Garibaldi, la cui vera identità era ancora ignota al pescatore, abbia invano insistito per sdebitarsi, offrendo al suo salvatore una moneta d’oro. Azzarini nel rifiutare quella ricompensa, chiese e ottenne invece una semplice attestazione scritta di quanto avvenuto.
Quel foglio a firma Giuseppe Garibaldi si rivelò molto più prezioso di qualunque ricompensa monetaria e finì per nobilitare per sempre Ipsilonne e la sua famiglia agli occhi della nuova Italia che stava sorgendo.
Come si vede la storia e le vicende degli uomini seguono talvolta vie imprevedibili per realizzarsi. A volte, come abbiamo visto, basta un piccolo peschereccio. Quella lontana vicenda, che sembra una favola a lieto fine, oggi è ricordata con lapidi e monumenti in diverse località della Liguria e della Toscana.
Riproduzione riservata