Il difficile funerale di papa Pio IX

Il difficile funerale di papa Pio IX

Vetrata raffigurante papa Pio IX, chiesa Saint-Pierre-čs-Liens, Jumilhac-le-Grand (cr. Pere Igor Wikimedia commons)

I rapporti con l’Italia, gli scontri con gli anticlericali

Con la morte di Pio IX, deceduto a 85 anni il 7 febbraio 1878, venne a mancare il principale e acerrimo nemico dello Stato unitario italiano, ponendo molti problemi di natura protocollare, d’ordine pubblico e di politica estera. La Repubblica Romana del 1849, la sua fine e la repressione papalina che seguì, erano ricordi ancora vivi nelle menti e nelle coscienze degli italiani, tanto da costituire un ostacolo alla pacificazione popolare, divisa tra clericali e anticlericali. La presa di Porta Pia aveva definitivamente creato un vulnus difficilmente superabile.


Pio IX in una stampa Painlevé (Wikimedia commons)

Come salutare la scomparsa del nemico della patria senza creare allarmi ingiustificati negli altri paesi europei a maggioranza cattolici? Quando un mese prima si era spento Vittorio Emanuele II nella stampa cattolica erano apparsi articoli sprezzanti nei confronti del re scomunicato, che non furono apprezzati nemmeno da molti ambienti cattolici moderati.

Casa Savoia si interrogò a lungo su cosa fare in una simile circostanza. Se Mazzini era morto nel 1872, Garibaldi era ancora vivo - morirà nel 1882 - e contava moltissimi seguaci, pronti a vendicare qualsiasi affronto al loro generale.


Foto di re Vittorio Emanuele II (cr. Eugene Disderi Wikimedia commons) 

Alla fine il governo, formalmente laico, decise di affidare il compito di sciogliere la complicata matassa al funzionario di polizia Giuseppe Manfroni, già incaricato di tenere i rapporti con l’amministrazione della Santa Sede dopo Porta Pia. Manfroni svolse quell’incarico per oltre trent’anni, dal 1870 al 1901, a riprova della sua grande capacità di mediazione.


Michele Cammarano, "Bersaglieri a Porta Pia" (Wikimedia commons)

Dopo infiniti incontri, Manfroni riuscì a raggiungere un accordo con la controparte vaticana per consentire di celebrare al meglio la dipartita del papa. Per assicurare l’ordine pubblico, Manfroni non esitò a mettere a disposizione un battaglione di fanteria nella basilica, dove era esposta la salma del pontefice.

L’operazione forse politicamente più significativa fu un’altra. Manfroni si rese disponibile ad accompagnare intere delegazioni di notabili, dame di corte e alti funzionari ministeriali attraverso la porta della sagrestia.


San Lorenzo fuori le mura (cr. Georg Schelberg Wikimedia commons)

L’ultimo papa re, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, fu sepolto provvisoriamente in Basilica, ma avendo espresso in testamento d’essere sepolto a San Lorenzo fuori le Mura, nota anche come San Lorenzo al Verano, nel 1881 si decise di dare seguito alle sue volontà.

Il prefetto di Roma, dopo aver consultato il governo, temendo disordini durante il trasferimento della salma - circa 6 chilometri dividevano San Lorenzo e il Vaticano - dispose che il tutto avvenisse nella notte tra il 13 e il 14 luglio.


Ponte Sant'Angelo a Roma (cr. High Contrast Wikimedia commons)

Quando il corteo giunse sul ponte di Castel Sant’Angelo fu assalito da un gruppo di anticlericali inferociti, che rammentando una pratica utilizzata degli antichi romani verso i più pericolosi nemici, si misero a gridare: “Al fiume! Al fiume!”. Solo l’intervento delle forze dell’ordine impedì che la salma del pontefice fosse gettata nel Tevere. I disordini si protrassero tutta la notte con scontri e feriti, suscitando le proteste di diversi governi esteri, di Casa Savoia, e naturalmente della Santa Sede.

Per contro una rarissima medaglia fu conferita dalla Massoneria a coloro che le indagini successive individuarono come responsabili di quei disordini. Le due sponde del Tevere da quel momento, seppur molto lentamente, si avviarono lungo la tormentata strada della riconciliazione.   

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