Il grand tour del fotografo

Giovan Battista Toschi durante una escursione montana (immagine dalla mostra)
In mostra il lavoro di Toschi, intellettuale e viaggiatore
Per i giovani della nobiltà e dell’alta borghesia era un momento fondamentale della crescita personale: il grand tour, la fase classica della formazione, il viaggio in Italia che permetteva di conoscere i capolavori dell’arte del passato, le vestigia della storia, le rovine del mondo antico. Il momento d’oro del grand tour è stata la seconda metà del Settecento fino al primo Ottocento ma alcuni hanno lasciato segni importanti delle proprie esperienze anche all’inizio del Novecento.
Lo scultore Vasco Montecchi in visita alla mostra di Baiso (cr. Enrico Rossi per Rossi fotografi)
Uno di questi viaggiatori ai limiti del tempo massimo era un intellettuale dell’Appennino emiliano, Giovan Battista Toschi, uomo che del proprio passaggio ha lasciato segni visibili nel paese che di cui era originario, Baiso, in provincia di Reggio Emilia. A Giovan Battista Toschi è stata dedicata una mostra fotografica che raccoglie scatti realizzati in paese e nei suoi viaggi, tutto materiale reso fruibile grazie al lavoro del fotografo Enrico Rossi che ha effettuato un lungo lavoro di “editoria”.
Passeggiata verso Ca' Toschi (foto dalla mostra)
Il progetto è stato possibile grazie al comitato scientifico della Tavola di Bisanzio, istituzione creata per portare alla luce l’eredità lasciata dai bizantini nel paese appenninico. Toschi non era un uomo qualunque, era uno studioso di storia dell’arte entrato in contatto con i maggiori colleghi italiani, capace di svolgere attraverso la macchina fotografica – nuovo strumento della tecnologia – un lavoro filologico importante, documentando le condizioni di vita di un piccolo paese, senza cadere nel folklore.
Il fotografo Enrico Rossi ha avuto un ruolo anche nell’organizzazione. “Non tutte le foto in mostra sono da attribuire a Toschi, molte le ha scattate lui ma altre le aveva raccolte durante i suoi viaggi riunendole in album. Insieme a Corrado Barozzi, Nelly Bodecchi, Giuliano Caselli del comitato scientifico e al sindaco Fabio Spezzani abbiamo scelto quali esporre. Erano tutte a dimensioni di provino, ho provveduto a riprodurle in formato maggiore stampandole su carta pregiata. Ne è stato ricavato anche un catalogo e mi sento di dire che alla fine abbiamo svolto un buon lavoro”.
Piccoli gondolieri a Venezia (particolare dalla foto in mostra)
Era un mondo all’opposto del nostro quello che Giovan Battista Toschi ci mostra. Solo i pochi ricchi potevano girarlo, sempre comunque entro il perimetro dell’Europa. Chi andava in America non era un viaggiatore, era un emigrante e partiva per non tornare più. Fino all’invenzione della fotografia la visione dei luoghi lontani era affidata a stampe e dipinti, poi tutto cambiò con la nascita di questa nuova forma d’arte. Il grand tour perse forse in esotismo ma guadagnò in efficacia, mostrando immagini non filtrate da un artista ma prese “in diretta”.
La fotografia d’epoca è diventata quindi fonte di informazione per gli studiosi non solo dell’arte ma anche dell’economia e della sociologia, come conferma l’esposizione di Baiso, vetrina del mondo di generazioni passate che non ha bisogno di nostalgia ma di conoscenza. Oggi il tour, grande o piccolo, è possibile a chiunque con gli aerei a basso prezzo; in quel tempo erano il frutto di una preparazione difficile e di una scelta di vita.
La mostra “Giovan Battista Toschi uomo di cultura e fotografo viaggiatore fra ‘800 e ‘900” è visitabile fino all’8 giugno il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 18 nel borgo Ca’ Toschi
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