La lite attorno al cimitero

Napoleone alla battaglia di Eylau (opera di Antoine-Jean Gros esposta al Louvre Wikimedia commons)
Napoleone, Foscolo e Pindemonte
L’arrivo di Napoleone Bonaparte in Italia comportò profondi cambiamenti in ogni campo d’attività: giudiziario, legislativo, militare, culturale, dei costumi e della morale. I valori illuministici propri della Rivoluzione del 1789, in effetti, provocarono un vero e proprio shock nella sonnolenta e arcaica società italiana. Grazie alle nuove disposizioni napoleoniche in materia di cimiteri e tumulazioni delle salme anche le città italiane cambiarono volto, ne guadagnò la salute delle popolazioni e si affermò il principio d’uguaglianza tra gli esseri umani anche a morte avvenuta.
L’entusiasmo suscitato in larga parte della popolazione fu pari alla contrarietà o all’indifferenza espressa da altri Stati presenti nella penisola, primo fra tutti lo Stato Pontificio, dove fin dal medioevo era costume utilizzare le chiese e gli spazi circostanti per seppellire i personaggi più illustri. Il popolo invece non sempre aveva aree specificatamente dedicate e, in caso di pestilenze o guerre, venivano scavate fosse comuni. Vediamo dunque di capire cosa comportarono tali nuove disposizioni.Un'immagine del cimitero acattolico di Roma (cr. Jimmy P. Renzi Wikimedia commons)
A partire dal 1806 in Italia tutto questo subì un profondo cambiamento grazie all’Editto di Saint Cloud approvato in Francia due anni prima. Frutto del materialismo illuminista che non prevedeva un “Al di là divino” e ispirato dallo spirito egualitario giacobino, l’Editto, molto articolato e complesso, ribattezzato in Italia “Editto della Polizia Medica”, stabilì che non si dovessero fare distinzioni sociali tra gli individui nemmeno post mortem, e che pertanto tutte le tombe dovessero essere uguali e senza decorazioni.
I cimiteri per ragioni igieniche-sanitarie dovevano essere previsti fuori dalle mura cittadine e posti in zone ben ventilate o a una altitudine, rispetto ai centri abitati, di almeno quaranta metri. Quelle norme (ventisette punti), pur essendo così innovative e dirompenti, ebbero un impatto decisivo sulla nascita dei cimiteri moderni, sul decoro e sulla trasformazione del paesaggio urbano. Si creò pertanto una frattura storica che spostò il controllo dei cimiteri e delle sepolture dalle istituzioni ecclesiastiche alle autorità civili, con grave perdita del potere decisionale della chiesa.
I principi ispiratori dunque erano riconducibili a due ordini di motivi: igienico-sanitarie per evitare la diffusione di malattie e ideologico-politiche per promuovere l’idea di egualitarismo a prescindere dalla classe sociale del defunto, secondo la concezione propria dell’illuminismo.
Ritratto di Ugo Foscolo di Jean-Xavier Fabre (esposto alla Biblioteca nazionale di Firenze Wikimedia commons)
Come era immaginabile ne nacque un grande dibattito, che vide coinvolti diversi intellettuali, i più noti dei quali furono il materialista e illuminista Ugo Foscolo e l’amico Ippolito Pindemonte, paladino dei valori cristiani e decisamente contrario ad applicare le nuove norme napoleoniche.
Foscolo, ammiratore di Napoleone tanto da dedicargli nel 1797 l’ode A Bonaparte liberatore, accolse dapprima con favore le disposizioni napoleoniche e nel salotto veneziano di Isabella Teotochi Marin Albrizzi ebbe modo di confrontarsi con il poeta Pindemonte. Con lui si schierarono molti scienziati, medici, architetti e tutta la parte laica della politica.
L’iniziale materialismo filosofico di Foscolo però venne in seguito ponderato dallo studio dei classici, portandolo a una accettazione solo parziale dell’Editto. Egli specificò che, se dal punto di vista razionale e laico era indiscutibile che la morte determinava la totale dissoluzione dell’essere, ad essa si poteva contrapporre l’illusione di una sopravvivenza del defunto nel ricordo dei vivi.
Il busto di Foscolo a Grumello del lago (cr. Emanuela Fisch Wikimedia commons)
La tomba diventava dunque l’emblema della memoria e della civiltà. Le tombe assumevano una importante funzione educativa e pedagogica, in quanto veicolo prescelto per la conoscenza del defunto. L’idea quindi di imporre una sepoltura uguale per tutti, significava per Foscolo defraudare la famiglia dell’illusione e della consolazione.
Quelle riflessioni portarono il poeta a comporre nel 1806 e a pubblicare nel 1807, la sua opera più nota Dei sepolcri, che volle dedicare proprio all’amico Pindemonte.
L’Editto di Saint Cloud con le relative varianti e deroghe che ne smussarono gli eccessi, ebbe una diffusa applicazione nel napoleonico Regno d’Italia, soprattutto a partire dal 1811, mentre nel resto della penisola la sua accoglienza fu molto più fredda, se non ignorata ancora per diversi anni. Ma la strada era stata segnata e nessuno l’avrebbe più fermata.
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