La Storia in cerca di protagonisti

La Storia in cerca di protagonisti

Folla di giovani nelle vie di Seoul, Corea del Sud, una delle nuove potenze mondiali (cr. Whoisgalt Wikimedia commons)

Nuovi attori, non solo Europa

L’anno scorso mia figlia di 17 anni è stata in Corea del Sud, in estate, con un programma per studenti. La sua stanza già da 2 o 3 anni era piena di poster di star asiatiche. La fascinazione che esercita sulle nuove generazioni il K-pop, è solo uno degli esiti della capacità da parte del sudest asiatico di contrastare attivamente l’egemonia del potere statunitense. Generando così un orizzonte di senso del tutto nuovo, con ricadute epocali sul piano della rinascente geopolitica.

Occidente e Oriente sono senza dubbio ormai categorie vetuste assegnate ad un modello ideologico di rappresentazione degli spazi geografici che nel primo vedeva la forza della civilizzazione e nell’altro l’esotico da riportare sui binari della storia.


Città del Messico, accampamento di migranti diretti negli Usa (cr. Protoplasma Wikimedia commons) 

Tuttavia, le dinamiche della produzione e del commercio mondiale vedono, prima dell’avvento protezionista di Trump, un volume di scambi tale che una merce su tre è destinata all’esportazione. I flussi migratori che a loro volta aumentano costantemente, dalla fine della Guerra Fredda determinano un intreccio pervasivo di contaminazioni culturali, sociali ed economiche che ridisegnano radicalmente gli scenari planetari.


Donna agita le mani sopra il muro di Berlino per salutare i parenti rimasti a Est, 1961 (cr. Dan Budnik Library of Congress) 

L’Africa, con il suo potenziale di risorse prima di tutto demografiche; la Cina che si trasforma da grande macchina produttiva di valore aggiunto a centrale della nuova frontiera digitale  tecnologicamente orientata alla economia sostenibile; l’India che si proietta sempre più come quarta potenza economica; il Brasile o l’Indonesia che appaiono ormai in grado di recitare ruoli di protagonismo internazionale via via crescente: il mondo ridefinisce i propri equilibri, così da restituire un quadro che va sempre più a destrutturare il binomio Occidente-Oriente.


Soccorsi dopo un attacco russo su Kiev (cr. Emergency service of Ukraine Wikimedia commons) 

Anche la guerra russo-ucraina o il mattatoio di Gaza sono addentellati di questo scenario convulso radicalmente in trasformazione, dove l’Europa stenta a costruire un proprio ruolo di mediazione e di significativa capacità di intervento.

A fronte di questi processi così complessi, però, nelle “Nuove indicazioni nazionali per l’insegnamento della storia” troviamo paradossalmente questa nota introduttiva: “Solo l’Occidente conosce la Storia”, che già di per sé esprime il senso dell’incapacità inattuale di aprire la scuola ad una riflessione a tutto campo, che rielabori criticamente e con criteri scientifici finalmente nuovi queste profonde mutazioni.

Se la realtà è un palcoscenico in cui gli attori nazionali si moltiplicano ed estendono i loro tentativi di influenza su sfere sempre più ampie, bisognerebbe aumentare le ore di insegnamento, magari anche con laboratori e testimonianze dirette, così da promuovere uno studio attivo della storia, basando gli apprendimenti su una manualistica attrezzata a superare la compartimentazione delle fasi storiche con l’Europa al centro.


Vertice dei paesi africani ad Addis Abeba (cr. Department of State Wikimedia commons)

Prima ancora però bisognerebbe intendere la disciplina non come mera narrazione di fatti e protagonisti che si susseguono, ma con quello sguardo critico che sia capace di analizzare, anche in modo comparativo, i fattori globali e locali che ne determinano l’evoluzione. Per fare un esempio concreto: non si può continuare ad insegnare lo sviluppo della modernità senza focalizzarsi sui fattori che portano all’avvento di un colonialismo marittimo planetario.

Corneliis Matelies sconfigge la flotta ispano-portoghese a Malacca, 1606, opera di W.A.Terwogt (Wikimedia commons)

Insomma, se appare urgente comprendere i nodi del passato, per leggere le complessità del presente, bisogna comunque fare in modo che la formazione del cittadino del futuro si eserciti per la promozione di una vera e propria coscienza umana mondiale: la sola che può aprire i cancelli in cui la profonda crisi attuale rischia di imprigionarci.

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