La visita “sgradita” di Garibaldi

La visita “sgradita” di Garibaldi

Garibaldi accanto al cavallo in una stampa del 1850 (Wikimedia commons)

Londra e l’Europa temevano una rivoluzione

Il giorno del ritorno a Caprera era ormai vicino. Era il mese d’aprile del 1864 e la sua visita in Inghilterra volgeva al termine. Dopo le feste, i banchetti in suo onore, il conferimento della cittadinanza onoraria di Londra, gli incontri ufficiali con il futuro re Edoardo VII e l’arcivescovo di Canterbury e quelli privati con Mazzini e il rivoluzionario russo Herzen, Garibaldi fu ospite in casa del direttore del British Museum, l’ex carbonaro di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, Antonio Panizzi.

Antonio Panizzi ritratto da George Frederic Watts (Wikimedia commons)

L’invito aveva due scopi precisi: presentargli alcuni tra i più influenti politici inglesi e convincerlo, data la difficile situazione politica venutasi a determinare nel paese con la sua visita, a far ritorno al più presto a Caprera. Garibaldi, in effetti, fu accolto in Inghilterra come una vera star mondiale sia dal popolo che dalla parte più illuminata della borghesia britannica. Solo la regina Vittoria e Carlo Marx non vollero incontrarlo.

Tutte le segreterie dei governi europei erano in allarme. Nessuno capiva lo scopo di quel viaggio. La presenza in Inghilterra di Mazzini, del rivoluzionario Herzen e di tanti altri esuli politici europei non faceva dormire sonni tranquilli. Il generale, accompagnato dal segretario Giuseppe Guerzoni, dai coniugi Chambers, in rappresentanza dei circoli sorti in suo onore, dai figli Ricciotti e Menotti, oltre che dal medico personale Basile, era accolto in ogni città con tanto entusiasmo dal popolo da rasentare la venerazione. Per indurlo alla partenza venne dunque escogitato uno stratagemma.


La regina Vittoria nel ritratto di Franz Xaver Winthertaler (Royal collection Wikimedia commons)

Il 17 aprile Garibaldi venne visitato dal medico della regina dottor William Fergusson, il quale, contrariamente al parere del dottor Basile, lo trovò molto affaticato anche per i postumi delle ferite riportate nel 1862 in Calabria e lo consigliò vivamente di far ritorno a Caprera per curarsi. Garibaldi comprese perfettamente la situazione, anche perché messo precedentemente sull’avviso da Herzen.

Prima però di ufficializzare la sua partenza volle accettare l’invito di colui che in pratica era diventato l’italiano più influente presso la Corona inglese ed il governo sabaudo. Antonio Panizzi, esule fin dal 1823 per sfuggire all’arresto e al carcere perché reo d’attività carbonara, a Lugano aveva dato alle stampe un’opera che fece molto clamore. Già il titolo risultò quanto mai indicativo del suo pensiero: Dei processi e delle sentenze contra gli imputati di lesa maestà e di aderenza alle sette proscritte negli stati di Modena.

Manco a dirlo l’opera gli procurò una condanna a morte in contumacia da parte del Regio Tribunale Statario di Rubiera, obbligandolo alla scelta del definitivo esilio.

In Inghilterra Panizzi si fece presto valere per la sua competenza di bibliotecario, diventando addirittura direttore del British Museum di Londra. A lui si devono alcune fondamentali realizzazioni come la Reading Room della British Library e un innovativo metodo di catalogazione dei libri.

Foscolo nel ritratto di Francois-Xavier Fabre (esposto alla biblioteca nazionale di Firenze Wikimedia commons)

L’intellettuale reggiano fin dal suo arrivo a Londra ebbe modo di incontrare molti esuli italiani, tra i quali Santorre di Santarosa, Giuseppe Pecchio e soprattutto il poeta Ugo Foscolo. L’autore dei Sepolcri lo ospitò nel 1826 nella sua casa di Somers Town e si avvalse della sua collaborazione per completare una edizione critica dei grandi letterati italiani, commissionata dall’editore Pickering. In particolare a Panizzi venne chiesto di provvedere al completamento della cronologia della vita, delle opere e della fortuna di Dante.

Foscolo, grazie alle sue conoscenze, lo aiutò a trovare una prima occupazione come insegnante privato d’italiano presso un ricco industriale di Liverpool. Tale breve ma intenso rapporto tra i due connazionali ebbe un’eco significativa alla morte del poeta.

L’affetto provato per l’amico poeta, trovò infatti spazio nel necrologio di Panizzi, apparso il 22 settembre 1827 sul “Liverpool Commercial Cronche”.

In contatto con una vastissima platea di esuli, politici inglesi e intellettuali, oltre che con Cavour, D’Azeglio, Minghetti, Ricasoli, Rattazzi e il poeta francese Merimée, Panizzi, che aveva già incrociato Garibaldi nel 1855 nel tentativo fallito di liberare Luigi Settembrini, Carlo Poerio e Silvio Spaventa dal carcere borbonico di Santo Stefano, si dimostrò molto interessato ad incontrare il generale, a verificare le sue reali intenzioni e a consigliarlo sul da farsi.


Il Primo ministro Gladstone fotografato da Samuel Alexander Walker (Wikimedia commons)

Per questo non esitò ad invitarlo a pranzo nella sua austera casa di Bloomsbury Square, non lontano dal British Museum, per presentargli alcuni dei più autorevoli uomini politici d’oltre Manica, fra i quali lo stesso ministro Gladstone. L’accoglienza fu degna dell’intelligenza e della sensibilità del padrone di casa e Garibaldi si sentì circondato da sinceri amici.

Mentre Panizzi lo presentò come un eroe votato al bene supremo dell’Italia, conosciuto e ammirato in tutto il mondo, Garibaldi ringraziò tutti per l’accoglienza e il clima amichevole, ricordando l’aiuto decisivo inglese ricevuto durante la sua impresa dei Mille. Un’attenta e attendibile ricostruzione dell’incontro in casa Panizzi venne proposta anni dopo da Guerzoni nelle sue preziose Memorie garibaldine.

Il 21 aprile, per espresso desiderio di Garibaldi, fecero infine visita al cimitero di Chiswick, per rendere omaggio al poeta Ugo Foscolo, morto nel 1827. Il generale, apparso visibilmente commosso, volle deporre una ghirlanda di alloro in bronzo con la seguente iscrizione: “…ai generosi, giusta di gloria dispensiera è morte”.


La tomba di Garibaldi (cr. Gianni Careddu Wkimedia commons)
 
Fu probabilmente durante quel breve viaggio in carrozza che Panizzi, come gli fu chiesto dal ministro Gladstone, ebbe modo d’illustrargli dettagliatamente la delicata situazione politica determinatasi in Inghilterra con il suo arrivo. Ricordando che l’unità italiana doveva ancora completarsi con la liberazione di Roma e Venezia e che le difficoltà non sarebbero mancate, sottolineò la necessità di mantenere l’appoggio e la simpatia degli inglesi, così come era accaduto durante la spedizione dei Mille.

Quelle argomentazioni si rivelarono evidentemente tanto efficaci da rafforzare nel generale la convinzione di porre termine al viaggio. Fu così che il 28 aprile, si imbarcò sullo yacht privato del Duca di Sutherland con destinazione Caprera.

 

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