L'Anticoncilio di Napoli contro la Chiesa

L'Anticoncilio di Napoli contro la Chiesa

Napoli nella seconda metà dell'Ottocento (cr. dipinto di Salvatore Candido Wikimedia commons)

La risposta laica ai dogmi vaticani

L’8 dicembre 1869 fu inaugurato da Pio IX il Concilio Vaticano, il ventesimo dal primo tenuto nel 325 a Nicea. La data fu attentamente studiata per farla coincidere con la quinta ricorrenza del Sillabo (8 dicembre 1864) e la festa dell’Immacolata Concezione, il cui dogma era stato definito dallo stesso Pio IX l’8 dicembre 1854.

Due erano le finalità affidate al Concilio: la condanna del razionalismo e del materialismo e la proclamazione dell’infallibilità del Papa. Se sul primo obiettivo non sorsero gravi divergenze, sul secondo si aprì un drammatico conflitto in seno allo stesso Concilio e nel corpo della chiesa. In Francia, Germania e Austria molti cattolici liberali, infatti, si pronunciarono contro tale imposizione. Tale divisione si palesò nella votazione finale, il 18 luglio 1870. Cinquantadue padri conciliari, compresi quattro cardinali, infatti, lasciarono Roma per non partecipare alla votazione.


Papa Pio IX e Giuseppe Ricciardi (cr. Adolphe Braun e Aristide Calani Wikimedia commons)

Il disagio più forte fu comunque sentito dai democratici, specie da quelli italiani, ai quali il Concilio con la condanna del razionalismo stava per dichiarare guerra. Fu così che il democratico napoletano Giuseppe Ricciardi (1808-1882) prese l’iniziativa di promuovere in Napoli in occasione dell’apertura del Concilio, un convegno di liberi pensatori, poi denominato “Anticoncilio”. Era il 9 dicembre 1869.

Tra i primi ad aderire vi fu Giuseppe Garibaldi, che pubblicamente manifestò le sue convinzioni in numerose lettere inviate ai giornali, e ai tanti amici sparsi nella penisola. Non meno significativa fu poi l’adesione di Victor Hugo. Mazzini scelse un’altra strada per manifestare il suo pensiero critico. Inviò una lettera Ai membri del Concilio residenti in Roma nella quale denunciò la decadenza del cattolicesimo, dicendosi orgoglioso di poter contrapporre alla miseria morale vaticana il patrimonio di sacrifici e di eroismi del Risorgimento.


Garibaldi e Hugo aderirono all'Anticoncilio (cr. dipinto di Silvestro Lega e Biblioteque Nationale de France Wikimedia commons)

Anche il repubblicano-federalista Giuseppe Ferrari non andò a Napoli affermando: “Noi non possiamo tenere anticoncili, come pure non possiamo proclamare antipapi… Noi siamo liberi, siamo pensatori: la libertà assale da tre secoli l’unità, l’autorità, il dominio, la gerarchia della chiesa…”. Come auspicato da Ferrari l’Anticoncilio fu l’incontro di eterogenee correnti di pensiero democratiche, repubblicane, federaliste, cattoliche liberali. Fra le altre adesioni autorevoli vanno ricordate quelle di Francesco De Sanctis, Benedetto Cairoli, Giuseppe Zanardelli, Nicola Fabrizi, Mauro Macchi, del generale Giuseppe Avezzana e di Filippo Abignente, docente di storia della chiesa all’Università di Napoli.

I lavori congressuali si svolsero al teatro San Ferdinando e furono aperti da un discorso di Giuseppe Ricciardi. Erano presenti molti rappresentanti delle associazioni di liberi pensatori, italiane ed estere, società operaie, di mutuo soccorso, logge massoniche, circoli internazionalisti, associazioni per l’emancipazione femminile, oltre a 58 deputati e due senatori.

Delegazioni giunsero da molti paesi stranieri, perfino dalle lontane americhe. Significativa fu la numerosa partecipazione femminile, capeggiata dalle sorelle Caracciolo, che espresse il desiderio di affrancamento da una religiosità opprimente e il riconoscimento della dignità e dei diritti femminili. Dai lavori del convegno sorse per volontà unanime il movimento del Libero Pensiero “Giordano Bruno”.

Il secondo giorno intervenne il commissario di polizia che comunicò lo scioglimento del convegno, considerato pericoloso per l’ordine pubblico.

I convenuti abbandonando il teatro si diedero comunque appuntamento la settimana successiva per votare un documento, che finì per acquisire il valore di una carta del laicismo militante: “I sottoscritti delegati di varie nazioni del mondo civile riuniti a Napoli per prender parte all’Anticoncilio affermano i seguenti principi: essi proclamano la libera ragione contro l’autorità religiosa, l’indipendenza dell’uomo contro il dispotismo della Chiesa e dello Stato; la solidarietà dei popoli contro l’alleanza dei principi e dei preti; la scuola libera contro l’insegnamento del clero; il diritto contro il privilegio. Non riconoscendo altra base che la scienza, essi proclamano l’uomo libero e sovrano nello Stato libero, e la necessità di abolire ogni Chiesa ufficiale. La donna deve essere liberata dai vincoli che la Chiesa e la legislazione oppongono al suo pieno sviluppo. Essi affermano la necessità dell’istruzione fuori di ogni intervento religioso, dovendo la morale essere interamente indipendente da tale intervento”.
Napoli, 17 dicembre 1869.

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