Musolino, fine del re dell'Aspromonte

Musolino, fine del re dell'Aspromonte

La cattura di Musolino dalla Domenica del Corriere del 1901

Così fu catturato il bandito diventato leggenda

Due carabinieri, da tempo alla ricerca di un malvivente, vedono aggirarsi nei campi intorno a Urbino un giovane uomo magro e piccolo di statura, che al loro altolà si mette subito a correre, temendo, a torto, d’essere stato riconosciuto.

È l’autunno del 1901 e il tempo volge al peggio. Nella concitata corsa il giovanotto inciampa e viene raggiunto dalle forze dell’ordine. È portato in caserma per accertamenti e per registrarne l’identità. A interrogarlo per primo è il brigadiere Antonio Mattei, padre del futuro presidente dell’Eni. Poi è consegnato alla polizia calabrese. Il giovanotto non risponde a nessuna domanda. In seguito scopriranno d’aver arrestato il ricercato più famoso d’Europa: il brigante Musolino, classe 1876.


Giuseppe Musolino, il brigante (Wikimedia commons)

La sua storia parte dall’Aspromonte con un banale litigio per una partita di nocciole nella osteria della Frasca a Santo Stefano in Aspromonte. Il giorno seguente però un protagonista della rissa, certo Zoccali, viene ferito da colpi di pistola nella stalla.

Da subito viene indicato come colpevole il ventunenne taglialegna Giuseppe Musolino. La sua coppola è infatti trovata nel luogo del ferimento. A sparare in realtà è stato un suo compare. Il cappello gli è caduto nella fuga seguita al mancato omicidio.

Poiché tutti i sospetti convergono sulla sua persona, al processo del 24 settembre 1898 presso la Corte d’Assise di Reggio Calabria, pur proclamandosi innocente, viene condannato a 21 anni di carcere nel penitenziario di Locri. Al momento della sentenza urla vendetta verso i suoi accusatori.


Immagine votiva di San Giuseppe, Biblioteque humaniste de Selestat (cr. Truong-Ngoc Wikimedia commons)

Il 9 gennaio 1899 riesce inspiegabilmente a evadere.  Ad aiutarlo sarebbe stato, a suo dire, San Giuseppe in persona. In realtà pare siano stati membri di alcune cosche locali. Da quel momento tutto cambia. Si dà alla macchia e diventa un bandito, considerato dal popolo un simbolo dell’ingiustizia, temuto dai suoi accusatori e ricercato dalla polizia. Lo chiamano “Il Re dell’Aspromonte”.

La sua vendetta diventa ogni giorno più terribile e incontrollata. Dapprima ferisce uno dei testimoni e gli ammazza la moglie, poi con la dinamite distrugge la casa di un altro accusatore. È diventato un mito per l’ndrangheta, che lo esalta e lo protegge.


Amedeo Nazzari, il brigante Musolino nel film di Camerini, 1950 (Wikimedia commons)

Al momento dell’arresto il bilancio delle sue vendette è pesantissimo: 5 omicidi, 4 tentati omicidi e una casa distrutta. I carabinieri organizzano una imponente caccia all’uomo utilizzando tutti i mezzi disponibili. Viene addirittura posta una taglia di 5.000 lire.

Musolino però riesce sempre a sfuggire ad ogni trappola della polizia, grazie alla protezione, sempre a suo dire, di San Giuseppe. I resoconti delle sue imprese apparsi sulla stampa italiana e straniera, lo rendono famoso in tutta Europa.


Il cippo di Garibaldi a Santo Stefano in Aspromonte 

Ma ormai le vie di fuga in Aspromonte sono bruciate e lui decide di risalire la penisola con in tasca un santino di San Giuseppe e una vecchia pistola. La sua libertà termina, come detto, in un campo nei pressi di Urbino, dove inciampa, cade e viene catturato.

Al processo, proclamandosi vittima di un errore, commuove tutti. Rivolgendosi ai giudici dice: “Voi condannate all’ergastolo un uomo a cui restano solo pochi mesi”. In realtà vivrà altri cinquant’anni, giusto in tempo per essere scagionato almeno del primo delitto.


La tomba di Musolino (dalla pagina Fb Tombe di personaggi famosi)

A confessare, solo dopo la conferma che il reato è caduto in prescrizione, è un contadino calabrese emigrato in America. Ma “U ‘re” è troppo vecchio ed è stato condannato per troppi delitti per poter uscire. Morirà da recluso nel 1956.

Diverse canzoni popolari interpretate da cantastorie e da cantanti famosi parleranno di lui e delle sue fughe.

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