Sette volte vedove

"Domenica in miniera" di Jacek Malczewski (Wikimedia commons)
Tutti i mariti morivano per la miniera
Georg Bauer, in latino Georgius Agricola, fu un grande scienziato del Cinquecento, poliedrico come i suoi colleghi dell’epoca. Laureato in filosofia e in medicina, fu inviato come medico a Joachimstal, città mineraria oggi in Repubblica Ceca, dove si dedicò allo studio dei minerali e della loro estrazione e trasformazione. Il “De Re Metallica (La natura dei metalli)” monumentale opera a stampa del 1556 in dodici libri con 292 splendide xilografie, testo di riferimento per gli specialisti per almeno due secoli, fu il prodotto di questi studi basati soprattutto sull’osservazione diretta: stava iniziando quella che oggi chiamiamo la “Rivoluzione Scientifica”.
Ritratto di Georgius Agricola (Wikimedia commons)
Agricola, da medico, non poté fare a meno di considerare il coinvolgimento umano nelle lavorazioni e il loro impatto sulla salute dei minatori: “… la polvere che viene prodotta e agitata dallo scavo, penetrando nelle vie aeree e nei polmoni, produce difficoltà di respiro, e la malattia che i Greci chiamano “asthma”. Se poi la polvere ha qualità corrosiva danneggia i polmoni e provoca una consunzione nei corpi. Per questo nelle montagne metallifere dei Carpazi si trovano donne che hanno sposato anche sette mariti, ognuno dei quali questa terribile consunzione ha portato a una morte prematura (De Re Metallica, Libro VI)”.
Erano i villaggi delle vedove, abitati da molte mogli, pochi mariti e molte sofferenze oggi dimenticate.
Tunnel dissestato in una miniera dismessa (cr. Andrea Massagli Wikimedia commons)
Cos’era la “consunzione” polmonare di cui parla Agricola? Era silicosi? O tumore polmonare causato dal radon? O, più probabilmente, a queste morti concorrevano tutte e due le malattie, che oggi sappiamo costituire un rischio specifico per i minatori?
La silicosi è causata dall’inalazione di silice libera cristallina scaturita dalla lavorazione di alcuni tipi di roccia. E’ una fibrosi polmonare che può portare a insufficienza respiratoria e a un aumentato rischio di tumore e di tubercolosi. Quest’ultima malattia, allora diffusissima nelle classi disagiate a causa della malnutrizione, poteva svilupparsi e aggravarsi più facilmente in un polmone già malato, spesso con esiti letali non potendo essere trattata.
Oggi sappiamo che le miniere studiate da Agricola erano scavate in rocce ricche anche di radon, un gas naturalmente presente nella crosta terrestre che tende ad accumularsi in basso essendo più pesante dell’aria ed è potenzialmente responsabile di tumori polmonari.
In India una vedova si prepara per visitare altre vedove di minatori (cr. Un Women Gaganijt Singh Creative commons)
Basta percorrere cinquecento anni e cinquemila chilometri e, se li cerchiamo, i villaggi delle vedove li troviamo anche oggi, con molte mogli, pochi mariti e molte sofferenze da non dimenticare. Soprattutto in India, dove questo appellativo è stato usato più volte in studi e articoli divulgativi. Ad esempio per il piccolo villaggio di Manaur nel Madhya Pradesh, dove quasi tutti gli uomini lavorano in miniera, più della metà delle donne sono vedove e sembra che non si possa incontrare per strada nessun maschio sopra i 70 anni. O anche per il villaggio minerario di Budhpura (Rajahstan), dove la giovanissima Kamlesh, come tante altre donne, ha dovuto cercarsi un lavoro perché suo marito non era più in grado di guadagnarsi da vivere a causa di una malattia dei polmoni che lo ha portato rapidamente alla morte.
“Land of Widows” è un docufilm di produzione indiana vincitore di vari premi nel 2011: i dati delle assicurazioni parlano di morti a causa della tubercolosi, presente peraltro nel 60% della popolazione di queste regioni. Ma gli studi condotti dagli organismi governativi che si occupano di salute nei luoghi di lavoro hanno finalmente dimostrato che in circa il 52% dei casi si tratta invece di “silicotubercolosi”, probabilmente la stessa condizione che aveva così colpito Agricola.
Lavorazione in una moderna miniera (foto concessa da Company Eickhoff Wikimedia commons)
I villaggi delle vedove sono sicuramente la parte visibile di un fenomeno gigantesco se si stima che solo in India siano circa 12 milioni i lavoratori esposti a silice, in quasi totale assenza di misure preventive e con orari massacranti.
Una moderna miniera di un paese industrializzato ha gallerie ampie e percorribili da “dumper” elettrici, impianti di ricambio d’aria fino in profondità, illuminazione a giorno e perforatrici telecomandate da lavoratori che stazionano in bunker anticrollo. Questi livelli di sicurezza sono ben lontani dall’essere raggiunti in moltissimi paesi del mondo, anche se alcuni di essi, come l’India, stanno portando avanti da molti anni progetti di miglioramento delle condizioni di lavoro e introduzione di nuove normative, anche sotto la spinta della sempre maggiore consapevolezza dei lavoratori stessi.
Una strada lunga da percorrere. Speriamo non lunga cinque secoli.
Riproduzione riservata