Sulle orme di Alex Langer

Alex Langer fotografato durante un'iniziativa dei Verdi (cr. European Union 1998-2025 Wikimedia commons)
Là dove è nato il suo impegno civile
A trent'anni dalla morte di Alex Langer - pacifista, ecologista impegnato attivamente in politica - pubblichiamo l'intervento di Marco Cosentina dal quale scaturisce un ponte fra quello che l'uomo è stato e quello che ha saputo prevedere per il futuro europeo.
Cercavo un luogo ancora non aggredito dal turismo, per trascorrere una settimana di ferie in Tirolo; così su internet ho scoperto un maso che offriva ospitalità in Val di Vizze, un territorio, ancora desueto, che si incunea dal versante della valle Isarco, per correre verso il passo di Vizze, ai confini con l’Austria. Scopro così, nella non distante Vipiteno, la casa natale di Alex Langer, un edificio in pieno centro storico, con ancora l’insegna apoteke, la farmacia dei genitori. Oggi vi è un’erboristeria, che propone le erbe coltivate in un proprio podere, poco distante dalla cittadina.
Casualmente, tra le stradine del centro si svolge una curiosa iniziativa, il festival del bodypainting, cioè il dipingere i corpi. Non conoscevo questa tendenza, ma in qualche maniera, diciamo pure paradossale, mi fa riflettere sul lascito di Langer. La pelle su cui fioriscono bizzarri disegni, così modificata, altera i tratti identitari, trasformando i soggetti in altrettanti personaggi: c’è il pavone, il fiore, la farfalla e così via. Una sfilata di mutaforme, degna degli x-men della Marvel. Il messaggio è chiaro: è il vestibolo esterno che consente il contatto e quindi la propria rappresentazione nel contesto in cui agisco e mi espongo.
Un ritratto di Alex Langer (European Union 1998-2025 Wikimedia commons)
Qui è lo sguardo che segna il limite e lo rappresenta. Il trionfo dei colori che si sovrappongono e delle maschere che danzano crea un senso differente, nella riscoperta dell'altro. Tutti partecipano al teatro dell’incontro esibito. D’altra parte è anche una festa in cui riecheggia l’immagine come metafora di una società che, alla partecipazione attiva, sostituisce l’immediatezza formale dei selfie.
Il corpo: periferia e centro del mondo digitale. Chissà se Langer ne avrebbe fatto il quadro di un nuovo agire politico, dissolvendo le “passioni tristi” dell’individualismo, in una nuova logica dell’impegno civile. Una prassi all’insegna della rottura con ogni equilibrismo tattico, per rinnovare urgentemente e radicalmente l’orizzonte umano, in senso pienamente ecologista e pacifista.
Il memoriale Potocari di Srebrenica, contro la guerra in Bosnia si erano concentrati gli sforzi di Langer (cr. Andrija Wikimedia commons)
Lascio Vipiteno per risalire lungo la val Ridanna verso il cimitero di Telves, poco distante. Sta adagiato sul fianco di un rilievo, a ridosso della strada. Una chiesetta tipica ne segna il tratto. Qui l’ultima tomba prima di un muro grigio, che spezza l’armonia del luogo, raccoglie le spoglie del viaggiatore leggero.
Don Lorenzo Milani con gli scolari di Barbiana (Wikimedia commons)
Riposa assieme ai suoi genitori. Il luogo evoca un altro camposanto, piccolo, nascosto, cullato dalle fronde di un bosco, dove giace don Lorenzo Milani, ma la posizione che assume la sepoltura, volta verso il paesaggio umano, contornato dai crinali, sembra suggerire una permanenza distaccata, una vigilanza silente, verso quei luoghi che ne hanno fondato l’essenza. Qualcosa suggerisce una veglia, lasciando intendere che quell’orizzonte sfasato, tra croci di ferro battuto e pietra, non si rassegna ancora alla normalità del vento. Né alla crudeltà dei tempi.
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