Fantasmi in libera uscita

Lo stabilimento balneare di Mondello (cr. Mirta Pollari iosonospartaco)
Notti con gli spiriti sul mare di Mondello
Se esistono luoghi con una maggiore capacità generativa di storie rispetto ad altri, a me viene da pensare subito alla Sicilia, e non solo per diritto di nascita. Potremmo rifarci alla sua deriva nel Mediterraneo, quel suo staccarsi, diventando da laguna (ce lo dicono i fossili) arcipelago; con pazienza questo embrione guarda il mare che evapora e poi, qualche milione di anni dopo, lo stesso mare erompe dalle rocce di Gibilterra e risistema gli equilibri: da un lato la Sicilia, dall’altro non l’Italia o l’Europa, ma il mondo.
Già, perché i Siciliani, interessante composto alchemico di più popoli (e non mi riferisco ai blanditi conquistatori), da sempre - in aperto contrasto con la realtà delle cose - si sono sentiti padroni del mondo, del loro mondo, s’intende.
Con rara capacità di mimesi hanno creato (e continuano a farlo) un universo il cui centro coincide con sé medesimi: non mi riferisco ad esempi tratti dalla letteratura, ma anche al più semplice venditore ambulante che ritiene il mondo incompleto se privato della sua essenza.
Lo so, siamo complicati, ma d’altronde i Sofisti ci hanno insegnato i “dissoi logoi” e noi siamo stati eccellenti allievi.
- Sì, perché?
- Niente, c’erano rumori…
Riproduco con molta verosimiglianza un dialogo certamente avvenuto in una lontana estate del dopoguerra. Ma procediamo con rispetto dell’ordine (cioè, violando le leggi costitutive del Continente Sicilia).
Nel Giugno del 1950 alla famiglia di mia nonna e di sua sorella viene offerta in affitto stagionale una deliziosa villa a Mondello, località balneare contigua a Palermo e molto amata dai suoi abitanti: in una collocazione centrale, non remota alla campagna, si segnalava per l’incongruo stile architettonico una costruzione in stile pompeiano, eclettico sincretismo tra il rigore neoclassico ed i sogni (proibiti) di Nerone.
Le due famiglie giocondamente ne entrano in possesso tranne che per una stanza, di cui il proprietario si riserva l’uso come ripostiglio. Chiudendola a chiave.
Ma questo è un piccolo particolare che di certo non offusca la serenità della brigata, anche perché, ivi villeggiando, si eliminava il dover recarsi a mare in carrozza.
Il mare a Mondello (cr. Mirta Pollari iosonospartaco)
Giugno trascorre spensierato, Luglio un po’ meno.
In occasione del Festino, giornata in cui si onora La Santuzza - Rosalia, patrona del capoluogo e penso una delle Sante più stressate al mondo - si inaugura proprio dirimpetto un grandioso Hotel, Il Palace, fornito di piscina, lussureggiante giardino e campo di minigolf.
La festa è elegante e tutto sommato sommessa, tanto da non disturbare i miei familiari: solo che quella notte non riescono a chiudere occhio, perché gli autobus sono scatenati e frenano ed accelerano proprio lì davanti. Se non fosse che non è previsto nessun servizio notturno e le corse cessano alle 20,00.
Il gruppo familiare colloca l’aporia nel possibile, non attribuendovi nessuna importanza.
Da qui in poi le presenze poco gradiscono tale indifferenza e si adoperano con costanza per suscitare un po’ di interesse, se non timore, insomma: passi pesanti nel cuor della notte nell’atrio interno, campanelli di biciclette che suonano a simulare estranei o ladri in giardino, fascine di legno che sembrano rotolare e invece sono al loro posto.
C’è da dire che tali avvenimenti venivano rubricati al massimo come fastidi o speciosi argomenti di conversazione, AL DI FUORI della villa, non si sa mai.
Ad un certo punto questi signori ectoplasmatici, però, si devono essere sentiti trascurati o offesi o entrambe le cose: c’è anche da capirli, poveretti.
Era costume della famiglia che ospiti venuti in visita si potessero trattenere come residenti a proprio piacimento e tale abitudine con immediatezza si adotta anche per la momentanea sede estiva, tanto più che stanze ve ne erano a piacimento, tranne una.
Mondello, estate: gli occupanti della villa popolata da fantasmi (cr. Mirta Pollari iosonospartaco)
Ad Agosto si ferma a dormire una cugina napoletana con la figlia piccolina. La signora assai si lamenta delle notti poco placide, ricevendone in cambio ben scarsa considerazione: le si muove il comodino, ruota lo specchio delle toiletta, insomma fenomeni così.
Un giorno, mentre sta vestendo la bimba per andare in spiaggia, le si apre la porta: quella chiusa, chiusissima, per mut(u)o accordo, per gentlemen's agreement (patto tra gentiluomini).
La cugina scappa, dalla stanza, dalla villa, da Mondello.
Alla sera, a cena, l’accaduto viene liquidato come frutto di eccessiva sensibilità, mista all’atavica superstizione dei partenopei.
Anche loro decidono di andarsene: ad Ottobre, al momento della naturale scadenza del contratto.
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