Matilde, femminista di Canossa

Matilde, femminista di Canossa

Maria Antonietta Centoducati nei panni di Matilde con Gianni Binelli come Enrico IV (cr. Giuseppe Mastinu)

La contessa e l'attrice che la interpreta

Gli episodi di cui l'autrice parla in questo articolo si riferiscono alla vita di Matilde contessa di Canossa, vissuta fra il 1046 e il 1115. Alle vicende di Matilde è dedicata la rievocazione storica - il Corteo Matildico - che si tiene domenica 25 maggio a Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia.

Volete fare di me una santa? Figlia di San Pietro… ancella del Signore... sposa di Cristo. No, non lo sono, non lo sono mai stata. Sì, ho dato molto alla chiesa, per una causa giusta, per le terre lasciatemi da mio padre Bonifacio. Uno stato di grandi dimensioni. Tante città diverse. Terre di foreste, di colline dolci e pianure sterminate. Di castelli. Dopo la morte di mio padre e dei miei fratelli io e mia madre, Beatrice di Lorena, siamo rimaste sole. Sole al governo di uno stato potente, tra due fuochi: da una parte l’impero e dall’altro il papato. Due donne che non vogliono stare al gioco. Donne nelle mani di un potere troppo grande. Due donne sole. Appena posso balzo a cavallo, galoppo decisa verso l’amato castello di Carpineti, nessuno riesce a seguirmi. La mia terra fertile e bella è la mia unica compagna.

E’ così che inizia uno dei tanti monologhi teatrali che ho scritto e mi è capitato di recitare nei panni della Grancontessa Matilde di Canossa, un personaggio che ho interpretato un’infinità di volte. Il mio primo incontro con Matilde è avvenuto nel 1997: io indossavo i panni di Adelaide di Savoia nello spettacolo/evento “Canossa di Giuliano Grasselli, regia di Ivo Guerra. Negli anni successivi ho avuto modo di interpretare di nuovo Matilde in diversi recital ed eventi.  Nel 2015 ho interpretato Matilde al 50° Corteo Storico Matildico di Quattro Castella accanto al cantante Matteo Setti nel ruolo di Enrico V.


Il castello di Canossa come appare oggi (cr. Emanuela Rabotti Wikimedia commons)

Da allora sono innumerevoli le volte in cui ho vestito i panni di Matilde in rievocazioni e spettacoli teatrali, come in “Gennaio 1077: l’incontro” che dal 2015 porto ancora in giro con successo con l’attore Gianni Binelli nel ruolo di Enrico IV. Nel 2024 e anche in questo 2025 sono stata chiamata a curare la regia del corteo di Quattro Castella: le Contrade e l’episodio teatrale ogni anno diverso che precede il vero e proprio episodio storico.

Spesso mi chiedo: io sono Matilde di Canossa o lei è diventata me?  Ironia a parte, è un personaggio che ho studiato approfonditamente e, nel corso degli anni, è cresciuto con me.  Sono fermamente convinta che il teatro possa prendere per mano il pubblico per far conoscere la storia e le vicende di personaggi realmente vissuti. Queste donne del passato sono spesso esempi per il rinnovato ruolo della donna di oggi e di domani. Poter indossare i panni di Matilde mi permette di far rivivere e trasmettere la memoria e la storia in un modo elevato e più comprensibile per tutti. Certo, dietro c’è un grosso lavoro di studio e di approfondimento: non è facile scrivere un testo dedicato a un personaggio storico di cui si conoscono solo alcuni dati e poco altro, lo studio del personaggio inizia con la ricerca storiografica e la successiva scrittura del testo, un lavoro che curo con molto rigore.

Vorrei che attraverso il teatro la gente percepisse bene la profondità di questa donna che si fa strada in un mondo pensato esclusivamente per gli uomini. La mia visione di Matilde è quella di una donna estremamente coraggiosa, forte, ma profondamente sola. Il peso della sua responsabilità politica tra Papa e Imperatore l’ha sicuramente piegata ma non l’ha resa fragile, anzi, la sua forza interiore si rafforza. La sua vita privata è costellata da dolore: la morte dell’amato padre Bonifacio Attoni quando era ancora una bambina, la morte dei fratelli, un marito orribile e odiato, Goffredo il  Gobbo, la morte della figlioletta appena nata, la solitudine di una donna di potere.

Dalla morte della madre Beatrice di Lorena Matilde rimane sola alla guida di uno stato potente, tra due fuochi, da una parte l’Impero e dall’altra il Papato. Avrebbe voluto rinchiudersi in un convento e scappare dall’arroganza della vita politica e rimanere nel chiostro a pregare Dio ma non è stato possibile, il suo compito era difendere il santo padre. 


Matilde, Enrico IV e l'abate Hugo di Cluny in una miniatura di un codice vaticano (Wikimedia commons)

Cosa vuol dire per me interpretare Matilde? Rivivere la sua vita è intenso e bellissimo allo stesso tempo. La complessità del personaggio e le poche notizie biografiche storicamente accertate ne rendono l’interpretazione molto difficile ma affascinante. Che volto aveva Matilde? Quale era la sua voce, quale il colore dei suoi capelli? Chi può dire cosa provava realmente mentre guardava negli occhi suo cugino Enrico IV nei giorni del Perdono di Canossa? E’ una donna vissuta nell’epoca più buia del Medioevo, in un mondo di uomini, di lotte di potere, intrighi ovunque, una donna senza amore con il solo conforto della fede.

Come attrice e autrice di due testi teatrali a lei dedicati, a me interessa molto di più l’aspetto umano della “donna” anziché l’aspetto della “politica”, mi piace pensare a una Matilde che ha accettato il suo destino con coraggio e davanti a uomini potenti come il Papa e l’Imperatore utilizza l’equilibrio e la forza della stirpe valorosa della sua famiglia, ma è pur sempre una donna e forse ha pianto in silenzio nelle lunghe notti di solitudine al Castello di Canossa, ha avuto paura di non riuscire a mediare per la pace tra Enrico e il Papa. Credo che non sia possibile dare un vero volto a Matilde, l’arte non ha il compito di imitare ma quello di evocare. Il mio volto, il mio corpo è Matilde di Canossa, con la sua forza dirompente, il suo coraggio, la sua tristezza, la sua solitudine.  

Riproduzione riservata