Addams e Munsters, guerra dei mostri

La famiglia Addams e la famiglia Munsters (dalla pagina Fb Il Grande Mazinga)
Le due comiche famiglie dell’orrore
È uscita di recente, prodotta da uno stanco Tim Burton, la seconda stagione di una serie Netflix “Mercoledì”, spin off di un ben più famoso soggetto televisivo e cinematografico: “La famiglia Addams”. Anche chi non ha visto i film, per non parlare della serie degli anni sessanta, conosce comunque l'iconica sigla musicale di Vic Mizzy, con le sue cinque quartine intervallate dallo schioccare delle dita e il nome di alcuni dei personaggi che sono entrati nella cultura di massa.
Il musical sulla famiglia Addams (cr. Otterbein university Theater & Dance 2016, Wikimedia commons)
Il creatore di tutto questo fu un fumettista americano, Charles Addams, che oltre a dare il proprio cognome ai personaggi, per almeno due di loro si ispirò a sua moglie e a sua madre. Interessato fin da ragazzo ai temi dell'occulto e del macabro, per sbarcare il lunario si trovò anche a lavorare per una rivista pulp che si occupava di crimini (True Detective) per la quale ritoccava le foto dei cadaveri.
Gli Addams, Gomez e Morticia (cr. Abc television Wikimedia commons)
Ma era anche un ottimo vignettista e infatti fu sul New Yorker nel 1938 che apparve per la prima volta quella che sarebbe diventata poi la simpatica e mostruosa famigliola. All'inizio i personaggi erano pochi e addirittura anonimi (i nomi arrivarono solo con lo sbarco in televisione), ma poco alla volta li introdusse tutti, fornendo una cornice e un'ambientazione alle storie.
Foto di gruppo per la famiglia Addams (cr. Abc television Wikimedia commons)
Il grande successo lo legò definitivamente, anche contro la sua volontà, a quella creazione, di cui pubblicò successivamente molte raccolte. Bisogna però arrivare al 1964 quando la rete televisiva ABC ebbe l'idea di una serie gotico-comica, tra l'altro l'ultima prodotta e trasmessa in bianco e nero, cosa che si sposava assai bene con il suo contenuto. Per due anni ebbe un buon successo, dovuto in non piccola parte alla già citata colonna sonora, poi i gusti cambiarono. E la cosa finì lì.
Fester e Lurch (cr. Pleasure Island Wikimedia commons)
Nel 1973 e nel 1992 furono prodotte due serie animate, passate anche sulle nostre televisioni, in una delle quali la famiglia girava l'America su un'auto a forma di casa vittoriana. Poi, dopo qualche film televisivo di scarso successo, arrivarono finalmente le due pellicole dirette da Barry Sonnenfeld nel 1991 e nel 1993 che provocarono un grande ritorno di popolarità.
Morticia interpella la statua del diavolo di famiglia (cr. Abc television Wikimedia commons)
In Italia la serie arrivò nel 1966 senza ottenere grande riscontro, tra l'altro il doppiaggio e soprattutto le traduzioni dei nomi dei protagonisti erano davvero terrificanti. Lurch diventò Frankenstein, Gomez era chiamato Demon, Zio Fester si trasformò in Zio Drago, Mercoledì addirittura in Stellina.
Quando nei primi anni ottanta si assisté al proliferare di nuove reti televisive e la necessità di riempire il palinsesto tutto il giorno divenne impellente, tra le tante serie tv degli anni sessanta che vennero ripescate La famiglia Addams ebbe un particolare successo. A ogni buon conto le puntate vennero dotate di un nuovo doppiaggio e i nomi riportati all'originale. E così comincia a essere popolare il soprannome Morticia per indicare donne pallide dallo stile dark oppure Zio Fester per indicare omoni corpulenti e completamente glabri e calvi.
Lurch e Fester a teatro (cr. Karl Kuntz e Eva Grimaldi Wikimedia commons)
Quello che forse pochi ricordano è che per far concorrenza alla Famiglia Addams la CBS, un network rivale, produsse pochi mesi dopo una serie analoga “The Munsters”, che grazie a un accordo con la Universal poteva avvalersi dell’immagine dei personaggi apparsi nei famosi film di mostri degli anni trenta e quaranta. Qui la famiglia era rappresentata da un marito e moglie, Herman e Lily (cloni dei mostri di Frankenstein), il nonno era un vampiro che ricalcava esattamente quello di Bela Lugosi e c'era pure un figlio licantropo.
La famiglia Munsters (cr. Cbs television Wikimedia commons)
Anche qui il registro era assolutamente comico, ma forse a causa del retroterra cinematografico dei personaggi, ogni tanto erano affrontate inaspettatamente anche tematiche che oggi riterremmo d'attualità e cioè la diversità e l'inclusione. La sua fortuna in Italia fu decisamente minore, ma seguì esattamente lo stesso copione nell'altra serie: prima trasmissione in Rai (era l'unico canale!), poi ripescaggio e ridoppiaggio negli anni ottanta.
Lily e Herman Munsters (cr. Cbs television Wikimedia commons)
Tutti i tentativi di ripresa televisiva o cinematografica da allora sono falliti. Invece sono assai numerosi i tentativi di imitazione che partono dal cliché della famiglia mostruosa (due recenti e dimenticabilissimi film italiani con questo titolo).
Foto di famiglia per i Munsters (cr. Cbs television Wikimedia commons)
Le serie tv e i film sulle due famiglie di mostri sono servite però ad ispirare, seppure alla lontana, quella che sicuramente è la più bella e divertente serie comica horror di questi decenni: sto parlando di “What we do in the shadows” di Taika Waititi, le cui cinque stagioni hanno fatto epoca, ma questa, appunto è un'altra storia.
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