L'alabarda di Goldrake colpisce ancora
I supereroi dei cartoni animati giapponesi (cr. Gaina Wikimedia commons)
Gli eroi giapponesi hanno segnato un’epoca
Da qualche settimana Rai2 ha ripreso a trasmettere un cartone animato giapponese di cui ricorre il cinquantesimo del debutto in patria: l’iconico e leggendario Goldrake.
Poco dopo la metà degli anni Settanta la televisione (ancora in bianco e nero e in procinto di passare finalmente al colore) aveva scoperto la cosiddetta “fascia preserale”, cioè l’ora e mezzo precedente i telegiornali, che venne riempita di telefilm (come si chiamavano allora le serie tv).
Rusty, Rin Tin Tin e il presidente Grant, da "Rin Tin Tin", 1956 (Wikimedia commons)
Pochi erano nuovi, molti erano vecchi, alcuni vecchissimi. Tutti i giorni, esclusi i fine settimana, dalle 19 si diedero il cambio prodotti come Lassie, Zorro, Rin Tin Tin, Furia cavallo del West (anni Cinquanta), Tre nipoti e un maggiordomo, Woobinda (anni Sessanta) fino all’iconico e allora nuovissimo Happy Days.

Buffy e Jody, "Tre nipoti e un maggiordomo", 1967 (cr. Cbs Wikimedia commons)
Alcuni furono corredati di sigle italiane che divennero più popolari delle serie stesse: una per tutte Orzowei, firmata dai fratelli De Angelis (in arte Oliver Onions, già autori delle sigle dei film con Bud Spencer e Terence Hill). Occorrevano però proposte nuove e si ricorse allora al mondo giapponese degli “anime”, ancora poco conosciuti in Italia, dove il cartone animato era ritenuto praticamente solo un prodotto per bambini.

Fonzie e Richie, "Happy Days" (cr. Abc Wikimedia commons)
E così nell’aprile del 1978 iniziarono le trasmissioni di Atlas UFO Robot, rinominato Goldrake non si sa bene perché, dato che il nome originale era UFO Robo Gurendaizā, tradotto in inglese come Ufo Robot Grendizer.
Giappone
Si trattava di una serie “mecha” cioè quel filone già da anni tipicamente giapponese, che vedeva protagonisti giganteschi robot - pilotati però da esseri umani - combattere contro mostri extraterrestri e non. Goldrake era la terza parte di una serie iniziata nel 1972, le cui prime due parti non erano nient'altro che Mazinga Z e il Grande Mazinga.

Un fotogramma da "Goldrake" (dalla pagina Fb Fulvio Giuliani)
Per motivi misteriosi la Rai invertì la successione e le trasmise poi, e nemmeno per intero, come serie separate. Comunque sia il successo di Goldrake fu epocale, complice la sigla scritta dal duo Albertelli-Tempera, credo nota a chiunque a prescindere dall'età, che vendette un milione di copie.

Vince Tempera al pianoforte durante un concerto (cr. Zuffe Wikimedia commons)
Lo guardavano tutti, i bambini e adolescenti dopo aver fatto i compiti, gli adulti in attesa della cena. La storia onestamente non era granché, il solito principe (Actarus) esule da un altro pianeta (Fleed) che combatte per difendere la Terra dal malvagio Vega, re del pianeta omonimo. Però le continue battaglie tra giganteschi robot spaziali, dotati di armi dai nomi roboanti, gridati prima del loro utilizzo (tra tutte la mitica “alabarda spaziale”) erano coinvolgenti per un pubblico ancora ingenuo. Non mancava nemmeno l'elemento romantico, in questo caso Venusia, innamorata del protagonista, però senza lieto fine.

Un cosplayer del Grande Mazinga (cr. Dave Monk Wikimedia commons)
Il clamoroso successo del programma scatenò inevitabilmente dibattiti, interventi politici e culturali, molto trasversali, con argomenti già sentiti e che sentiamo ancora oggi: troppo violento, diseducativo, ma anche inno alla resistenza e alla ribellione.
Il dibattito
La cosa ci fa un po’ ridere ma è importante per capire a tutto tondo un periodo che tecnicamente sembrerebbe rappresentare il momento peggiore dei cosiddetti anni di piombo: Goldrake fu infatti trasmesso durante il sequestro di Aldo Moro. La storia di una società, come si vede, è fortunatamente molto più sfaccettata, ricca e complicata di come la si vuole spesso narrare in modo monolitico.

Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse (Wikimedia commons)
Il successo di Goldrake sdoganò il genere e le reti televisive private locali e nazionali furono letteralmente invase da cartoni animati giapponesi di ogni tipo. Rimanendo però su questo filone ricordiamo tra i tanti: Astrorobot, Daitarn 3 (con un'altra grande sigla di Albertelli-Tempera), Daltanious, Danguard, Gundam, Jeeg Robot d’acciaio.

Venus Alfa e il Grande Mazinga (dalla pagina Fb Il Grande Mazinga)
Nonostante si assomigliassero un po’ tutti, ognuno di noi aveva il suo preferito, nel mio caso Daltanious, con la sua spada infuocata e dall'iconografia leggermente templare. La differenza la facevano la fantasia nell'invenzione di nuove armi e qualche personaggio di contorno.
Gli altri
Ad esempio c’erano tra l’altro quasi sempre anche giganteschi robot dalle fattezze femminili e pilotati da ragazze, tra i quali come non ricordare Venus Alfa, partner del Grande Mazinga, che sparava dai propri seni missili (di cui i capezzoli costituivano l’ogiva).

Heidi e Anna dai capelli rossi (dalle pagina fb Cartoni Telefilm Ricordi e Anna dai capelli rossi)
Ovviamente si arrivò poi a una vera e propria indigestione del genere, che sopravvisse per molti anni nelle repliche, ma non ebbe più una rilevanza analoga, anche perché il Giappone sfruttò in pieno il mercato europeo con una miriade di prodotti mirati per ogni target di riferimento: L’ape Maia, Heidi, Anna dai capelli rossi, Dolce Remì, Barbapapà, Lupin III, Candy Candy, Mila e Shiro, Holly e Benji, Lady Oscar, Ken il guerriero e letteralmente mille altri. Ma tutto cominciò con lui, Goldrake che
si trasforma in un razzo missile
con circuiti di mille valvole,
tra le stelle sprinta e va.
Mangia libri di cibernetica,
insalate di matematica
e a giocar su Marte va.
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