L'imperatore dei ghiacci

L'imperatore dei ghiacci

Colonia di pinguini imperatore di Snow Hill, in Antartide (cr. Pippa Low Oceanwide exp per Alessandra Coppa)

Il pinguino che rischia di morire di caldo

Nessuno ammette di essersi fatto troppe illusioni, ma tutti ci stiamo sperando. Abbiamo viaggiato per oltre 14 mila chilometri, di cui un migliaio in mare aperto, con l’obiettivo di raggiungere la remota colonia di pinguini imperatore di Snow Hill, un’isoletta di 33 chilometri per 12 al largo della costa est della penisola antartica.

Nel 2005 un docu-film di Luc Jacquet, La marcia dei pinguini, ha raccontato le incredibili sfide che questi uccelli affrontano ogni anno per garantire la sopravvivenza della loro specie. Unico uccello antartico a nidificare durante l’inverno australe, affronta un lungo viaggio dall’oceano alle regioni ghiacciate. Proprio là si formano le coppie, con la femmina che depone un solo preziosissimo uovo.

L’amore

Il futuro del piccolo è tutto nella resistenza e nell’abilità dei genitori, a partire dal delicato passaggio dell’uovo dalle zampe della madre a quelle del padre, operazione che deve avvenire senza contatto fra uovo e superficie ghiacciata, pena il congelamento e la morte del pulcino. Ma è solo l’inizio, perché a quel punto la madre lascerà la terraferma per andare a nutrirsi in mare, da dove farà ritorno più di due mesi dopo. Un lungo periodo durante il quale saranno i padri a dover difendere prima le uova fino alla schiusa e poi i piccoli, dalle tempeste e dalle temperature proibitive dell’inverno antartico che possono scendere a – 60° e oltre.


Una famiglia di pinguini in Antartide (cr. Pippa Low Oceanwide exp per Alessandra Coppa)

È novembre e quella che ci aspetta è una colonia di genitori in forze e piccoli che si fanno via via più indipendenti, ma che ancora conservano quelle caratteristiche che ne fanno i pulcini di pinguino più iconici e dolci: un corpo tondeggiante di soffice piumaggio grigio chiaro e una testina bianca e nera su cui spiccano gli occhi curiosi.

Fine del mondo

Partita da Ushuaia, porto sulla punta più meridionale dell’Argentina, la nave Ortelius ha raggiunto il punto massimo di avvicinamento alla colonia. Ora si trova poco più a nord dello spesso strato di ghiaccio marino che impedisce anche al suo scafo rinforzato di proseguire oltre la navigazione nel Mare di Weddell. Il testimone passa così dal capitano della nave ai piloti di un paio di elicotteri, che dovranno alzarsi dal ponte della nave e coprire i circa venti minuti di volo che la separano da Snow Hill.

Il decollo in elicottero dalla nave Ortelius (cr. Alessandra Coppa iosonospartaco)

Il cielo sereno rende tutti speranzosi. Il vento, che soffia a quaranta nodi, è però ancora troppo forte per garantire un decollo e un atterraggio in sicurezza, così si aspetta con gli occhi puntati al deserto bianco e compatto che ci separa dalla meta.

In volo

A mezzogiorno cresce il movimento nel piccolo hangar della nave. La forza del vento è scesa sotto i venti nodi, così gli elicotteri escono allo scoperto, i piloti scaldano i motori e a gruppetti di cinque si sale a bordo. La vista dall’alto regala prospettive inedite della nave e della linea esatta che la separa dalla superficie ghiacciata. L’atterraggio è a dieci minuti a piedi dalla colonia, per evitare che il rumore dei motori possa recarle disturbo. Sembra di camminare su un altro pianeta, nel mezzo di una spianata di ghiaccio movimentata solo dalla cima di qualche iceberg rimasto intrappolato.

La colonia

Ancora qualche passo ed eccoli là. Prima una linea grigio nera all’orizzonte, poi ecco che cominciano a distinguersi gli adulti, che possono raggiungere il metro e 15 di altezza e pesare fino a 45 chili. Il piumaggio è nero sul dorso, sulle ali e anche sul capo impreziosito da sfumature di arancio. Il ventre è bianco e il becco nero e arancio. Intorno a loro decine e decine di piccoli, indecisi fra il bisogno di protezione e la voglia di indipendenza.

La colonia conta circa duemila pinguini. La giornata calma e soleggiata ne favorisce la vita: molti adulti vanno e vengono dal mare con il cibo e i pulcini lasciano le nursery dove si riuniscono per mantenersi al caldo e se ne vanno in giro a chiedere cibo agli adulti o a cercare di allontanarsi.

La colonia dei pinguini con i piccoli (cr. Alessandra Coppa iosonospartaco)

Non è consentito avvicinarsi troppo, ma loro sono liberi di avvicinarsi a noi e così qualcuno ci sfiora mentre scivola sul ghiaccio “pancia a terra”. Altri arrivano in avanscoperta camminando, con l’andatura buffa che ben conosciamo ma che, grazie alla forma idrodinamica del corpo, consente a questi uccelli che non possono volare in aria di volare letteralmente sott’acqua a una velocità di 40 chilometri orari, nonché di immergersi a profondità molto elevate e restare in apnea anche per venti minuti.

Tutti loro sono sopravvissuti all’inverno antartico freddissimo, buio e spazzato dal vento, alla carenza di cibo e all’attesa di un ricongiungimento per nulla scontato. Ora li aspetta una nuova marcia verso le acque dell’oceano dove vivranno fino alla prossima marcia di ritorno.

Fino a quando?

Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Communications ha evidenziato come la popolazione di questi pinguini si stia riducendo a un ritmo più rapido del previsto: 22% in 15 anni. Le colonie presenti nell’Antartide occidentale, in un’area di 2,8 milioni di chilometri quadrati, vengono monitorate ciclicamente dal 2009 attraverso immagini satellitari e fotografie, che permettono di identificare le colonie e stimare il numero di individui presenti. Lì vive circa il 30% dell’intera popolazione mondiale di pinguini imperatore.

Pinguini imperatore in scivolata sul ghiaccio (cr. Samuel Blanc Wikimedia commons)

A mettere in pericolo la loro sopravvivenza è soprattutto l’innalzamento delle temperature. Questo provoca lo scioglimento estivo anticipato delle piattaforme di ghiaccio marino, che gli adulti scelgono per nidificare e allevare i piccoli, condannandoli a morte certa. Senza un’inversione di tendenza questo pinguino straordinario potrebbe estinguersi entro la fine del secolo. Un’inversione di tendenza che non può prescindere dalla riduzione delle emissioni di gas serra, dall’istituzione di aree marine protette e dal divieto di sfruttamento commerciale dell'Antartide.

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