Lo scontro di due oceani
La traversata dal canale di Drake con il Plancius
La traversata del canale di Drake sul Plancius, fra l’Antartide e Ushuaia
“La situazione è molto seria.” Le parole del capitano Artur Iakovlev fanno calare il silenzio nella sala comune della nave Plancius, che si prepara ad anticipare di qualche ora il viaggio di ritorno dall’Antartide verso il porto argentino di Ushuaia. Motivo della decisione sono le previsioni meteo, che avvisano di un rapido e importante peggioramento che potrebbe costringere la nave ad affrontare un uragano nelle acque, già di per sé insidiose, del canale di Drake. Nell’ultima mappa meteo, proiettata su un maxi schermo, la zona è di un colore viola scuro che promette 48 ore complicate. Difficile immaginarlo ora, mentre la nave scivola ancora su acque tranquille. All’orizzonte la sagoma grigia di Deception Island che si allontana, negli occhi il bianco luminoso di giorni passati a navigare fra gli iceberg, seguire in acqua le acrobazie di foche e pinguini e incrociare l’avanzare potente e maestoso delle balene.
Il canale di Drake, braccio di mare che separa Capo Horn dalle isole Shetland meridionali dell’Antartide, è un passaggio obbligato per le navi in viaggio fra il Sud America e il continente bianco. Lungo circa 1000 chilometri e largo 800, è il punto in cui le acque dell’oceano Atlantico incontrano quelle dell’oceano Pacifico e rappresenta anche una sorta di barriera naturale che contribuisce a mantenere freddo il continente antartico. Le sue acque ospitano una incredibile biodiversità, plancton e krill base dell’ecosistema marino antartico. L’assenza di terre emerse a questa latitudine fa sì che non vi siano ostacoli ai fortissimi venti occidentali dell’emisfero meridionale, liberi di percorrere l’intero globo in modo ininterrotto e di fare di questo tratto di mare, già attraversato dalla più imponente corrente del pianeta, uno dei più tempestosi della terra.
Cento passeggeri fra ansia ed eccitazione
Fra i circa cento passeggeri a bordo della Plancius la preoccupazione lascia spazio a una certa eccitazione. Chi affronta questo viaggio sa che deve vedersela col Drake sia all’andata che al ritorno e sa che le condizioni del mare sono imprevedibili. Il web è ricco di testimonianze di prima mano. C’è chi racconta di una traversata assolutamente tranquilla - esperienza nota come Drake lake - e chi invece condivide immagini di prue in balia di onde spaventose – il cosiddetto Drake shake. E se molti sostengono di aver sperato nella calma piatta, sotto sotto nessuno sfugge al fascino di vivere un’esperienza unica.
Nonostante ne porti il nome, non fu Sir Francis Drake a navigare per primo attraverso lo stretto, bensì il navigatore olandese Willem Schouten nel 1616. Poco meno di quaranta anni prima fu però proprio una nave di Drake, alla deriva verso sud dopo aver attraversato lo stretto di Magellano, ad avvicinarsi per prima a questo collegamento fra due oceani, destinato a diventare parte importante delle future rotte commerciali internazionali fino all’apertura del canale di Panama.
Il primo giorno di navigazione in realtà scorre tranquillo, ma è nella notte che il moto ondoso e le condizioni meteo cominciano a peggiorare. Il vento forte cresce di intensità fino a diventare tempesta, poi fortunale e infine, secondo la classificazione della scala di Beaufort, uragano. Le raffiche superano infatti i 70 nodi, pari a più di 130 chilometri orari e le onderaggiungono i 20 metri. All’interno delle cabine, dove letti e arredi sono saldamente ancorati, ci si affretta a chiudere le ante degli armadi e a posizionare gli oggetti in posti sicuri.
Venti a 70 nodi e onde alte 20 metri
La Plancius è una nave con scafo rinforzato, attrezzata per navigare nelle zone polari. Costruita quasi cinquanta anni fa come nave da ricerca oceanografica per la Royal Dutch Navy, e da questa utilizzata fino a venti anni fa, è stata acquistata da una compagnia olandese specializzata in viaggi-spedizione in Artide e Antartide. Le sue dimensioni la rendono agile e adatta ad affrontare queste acque tempestose, sotto la guida attenta del capitano che non abbandona mai la cabina di comando. Quest’ultima, al piano più alto della nave, è quella che maggiormente risente del moto delle onde. Da lassù è possibile percepire chiaramente il grado di inclinazione della nave, che piega ora a destra ora a sinistra, e la potenza delle onde che sommergono ritmicamente il ponte esterno, inghiottendo la prua con un muro di acqua. Muoversi a bordo richiede moltissima attenzione, tutto ciò che non è fissato al pavimento o al muro è a rischio, come il vassoio che un passeggero intrepido e dallo stomaco forte tenta di portare al tavolo con entrambe le mani. Staccarsi dal corrimano per un attimo gli costa l’incrinazione di una costola. La zona ristorante è comunque semivuota. Chi non è lupo di mare ha fatto ricorso a farmaci antiemetici che, se pur evitan il ricorso costante ai sacchetti opportunamente posizionati ovunque sulla nave, non predispongono al piacere di un pranzo gourmet.
Deception Island, in Antartide crediti W. Bulach Wikimedia commons
Fuori però il cielo è di un azzurro intenso, la temperatura dell’aria è di 10 gradi e il sole splende come non ti aspetti nel mezzo di un uragano. Proibito ovviamente uscire sul ponte, ma nessuno si stacca dalle ampie vetrate schiaffeggiate dall’acqua, oltre le quali albatros urlatori dispiegano le enormi ali. Con un’apertura alare che può raggiungere i tre metri e mezzo e una capacità eccezionale di sfruttare le correnti marine, questi uccelli possono compiere anche 500 chilometri in un giorno; organismi perfetti in grado di eseguire acrobazie spettacolari. Passa così anche il secondo giorno di traversata e le prime luci dell’alba del mattino successivo sorprendono la Plancius sulle acque calme del Canale di Beagle. Manca poco al porto sicuro di Ushuaia.
La traversata del Drake è parte essenziale di un viaggio in Antartide. Solo in questo modo è possibile rendersi conto delle distanze, di quanto sia remoto anche oggi il continente bianco e di quanto siano stati intrepidi i primi esploratori che hanno affrontato queste acque così infide con mezzi assai meno avanzati di quelli attuali. Navigarlo resta ancora simbolo di avventura e di sfida, un incontro con una natura potente, bella e imprevedibile e un omaggio a un luogo indispensabile per la sopravvivenza del nostro pianeta.
Il video della traversata sul Plancius
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