Fantascienza gotica

Fantascienza gotica

Particolare di una delle vetrate del santuario (cr. iosonospartaco)

Il luogo sacro fra acqua e cielo

Il lungolago a Lovere è ordinato, in stile mitteleuropa. Non ci sono auto parcheggiate a casaccio, le facciate delle case danno una dimensione di comunità precisamente collocata nel tempo, con una cura del dettaglio e della pulizia tipica di questo pezzo di mondo. Da un lato l’acqua del lago d’Iseo, a nord la Val Camonica e l’Adamello, dall’altro lato le piazzette, i negozi in un misto di moderno e antico. Lovere è fra salita e discesa, con strade che salgono verso la montagna e offrono panorami da ricordare.



Il santuario dedicato alle sante Bartolomea e Vincenza (cr. iosonospartaco)

Prendi una di queste strade che portano in alto e fai un po’ di curve in auto fino a quando un parcheggio ti convince che è meglio continuare a piedi. Pochi passi e compare una scorciatoia di gradini, così risparmi strada e fatica.

Voltato l’angolo

 Ti ritrovi sull’asfalto poi, voltato l’angolo, hai una visione. E’ chiaro che quello che hai davanti è una chiesa, ma è difficile individuarne lo stile. Forse una chiesa liberty? Forse. Ma se sei esperto di storia dell’arte ti rendi conto che ha tanto in comune con le cattedrali gotiche traghettatrici della chiesa dal Medioevo alle epoche successive. Però se sei anche appassionato di fantascienza ti viene in mente che la chiesa potrebbe stare in un romanzo ambientato nello spazio, o in una serie televisiva, con le guglie sparate verso il cielo.

Le amiche sante

All’interno le idee cominciano a chiarirsi. La fantascienza non c’entra, la chiesa è la rappresentazione di un mondo con i piedi ben piantati per terra, rappresentazione visibile di dove la bontà dell’uomo – in questo caso della donna – possa arrivare. Nel santuario unico nel suo genere - dove si mischiano il mosaico alle vetrate, il liberty all’avanguardia - si celebra la memoria di due sante del paese, due amiche che nell’Ottocento consacrarono la vita all’assistenza ai poveri, i bambini in particolare.



L'altare dedicato a Maria bambina (cr. iosonospartaco)

Altri tempi, la povertà si manifestava soprattutto come mancanza di cibo in tavola, come impossibilità di curarsi e di vestirsi. Queste due amiche – Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa – fondarono un ordine religioso dedicato agli ultimi. La prima morì giovanissima, la seconda continuò la sua missione e da tempo le suore che seguono la loro regola sono missionarie in quattro continenti, senza considerare l’opera in patria, anche nelle carceri.

Maria appena nata

Si sono chiamate suore di Maria Bambina, in omaggio a una statuina della Madonna in fasce che conservavano e che oggi è esposta in chiesa. L’impressione è che nel santuario dedicato a queste due donne – santificate nel 1950 ad opera di Pio XII – vi sia il doppio di cose rispetto a una chiesa normale. Dovunque ti giri c’è la rappresentazione di qualcosa, anche le colonne parlano attraverso i mosaici. Il filo conduttore è la verginità, condizione alla quale si consacrano le suore di carità dell’ordine. La chiesa venne progettata da un’autorità nel campo dell’edilizia ecclesiastica, l’architetto Spirito Maria Chiappetta che in età ormai matura chiese e ottenne di farsi prete. Consacrata nel 1938, stupiva allora come stupisce oggi, differente da qualsiasi altra. In uno stesso spazio trovi vergini imploranti, facce terrorizzate di guerrieri e profeti, episodi del vangelo, le spoglie mortali delle due sante alle quali si aggrappa la devozione popolare che non ha mai smesso di chiedere miracoli, perché ne ha sempre più bisogno.

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