Monna Agnese, la donna che fondò un ospedale

Monna Agnese, la donna che fondò un ospedale

Piazza del Campo a Siena (cr. Holge Uwe Schmitt Wikimedia commons)

A Siena un’istituzione benefica nata secoli fa

Le giornate d'autunno del Fai hanno aperto al pubblico capolavori dell'arte meno conosciuti. A Siena fra questi l'ospedale di Monna Agnese, oggi istituto scolastico.

A rivoli scende, Siena, sul Campo”. Così si apre una vecchia e piccolissima guida ragionata della città.

La straordinaria piazza detta Il Campo avvolge e stringe come un grembo, circondata com’è di caldi e protettivi palazzi. E sono molte, e non grandi, le aperture che riversano al suo interno… che cosa, se non la solenne presenza, al di là, della città antica? E’ salendo uno di questi rivoli che si raggiunge l’acropoli religiosa di Siena, il Poggio di Santa Maria, dove la bianconera cattedrale romanico-gotica riposa su venticinque secoli di storia. Il più comodo è la Costarella dei Barbieri, che nel nome, negli antichi atti ma forse anche nelle forbici raffigurate sulla facciata di Palazzo Lombardi (che la serra in alto), narra la presenza di queste botteghe.


Le forbici raffigurate alla Costarella de Barbieri (cr. Giglioli per iosonospartaco)

Attraversiamo un tracciato viario più che millenario, che ha portato il nome romano di Galgaria (forse per la presenza di calzolai, da “caliga”) e che da sempre congiunge la città originaria con le direttrici nord-sud (compresa la Via Francigena). Che era, infine, il percorso del Palio alla Lunga dal Duecento al 1874.

La strada verso il duomo prende ora il nome di Via dei Pellegrini. Il viandante sulla strada per Roma vi deviava per pregare in cattedrale o per essere accolto nello Spedale di Santa Maria della Scala. Con limitato spazio prospettico, come spesso capita a Siena, ci fronteggia il Palazzo del Magnifico, di Pandolfo Petrucci, l’unico signore che solo per pochi anni, insieme al figlio, agli inizi del XVI secolo riuscì a sovvertire gli statuti democratici della Repubblica di Siena.


Il Palazzo del Magnifico (cr. Giglioli per iosonospartaco)

Ma, voltato l’angolo, esiste un percorso più breve, a costo di affrontare un’impervia salita: è la Piaggia della Morte, dal nome di una compagnia che assisteva i carcerati e i condannati preoccupandosi di seppellirne i cadaveri. Oggi Via di Monna Agnese.

Voltato l’angolo

La via è spezzata in due dalla sporgenza di un antico palazzo. L’occhio attento nota una roccia inclusa nel muro. I senesi antichi ne hanno sfruttato le cavità sottostanti, vi hanno fondato il palazzo, per poi stendere un tessuto murario uniforme che comprende ma lascia in vista la rupe originaria. Lo stesso fenomeno architettonico è individuabile, in misura anche più imponente, dall’altro lato del costone roccioso, verso il Battistero.


L'affiorare del conglomerato pliocenico (cr. Giglioli per iosonospartaco)

E’ “il Sasso”, ammasso di conglomerato di arenaria e ciottoli, eroso dagli elementi, che sostiene probabilmente parte del Poggio di Santa Maria ed è immagine presente, anche se quasi nascosta, di una pietrosa spiaggia pliocenica.

La chiesa di fronte è appunto San Niccolò in Sasso, basata sulla stessa roccia. La facciata, pressoché anonima, nasconde al suo interno il miglior barocco senese, ma ci si accorge non essere altro che una porzione di un esteso edificio che aggiunge altri due piani al volume della chiesa e che continua nella Via del Poggio per molte decine di metri.


L'attuale ingresso di San Niccolò in sasso (cr. Giglioli per iosonospartaco)

Questo edificio, sito “in loco dicto Sasso”, è appunto l’antico Ospedale di San Niccolò in Sasso, che tutti hanno sempre chiamato “Ospedale di Monna Agnese”: una istituzione nata dalla volontà di una donna che, con varie destinazioni, per 750 anni ha svolto una funzione assistenziale e sociale. La chiesa ne era oratorio e luogo di sepoltura delle rettrici.

La signora Agnese

Agnese inizia l’attività verosimilmente in una casa di proprietà intorno al 1270, per accogliere vedove, ragazze partorienti con i loro nati, pellegrini, malati e indigenti di ambo i sessi.


"Ultima cena" di Baldassarre Neroni, affresco nell'istituto (cr. Giglioli per iosonospartaco)

Percorre allora il mondo cristiano il rinnovamento spirituale iniziato già prima di Francesco, caratterizzato non solo da un ritorno alla sobrietà dei costumi, ma anche da una spinta verso la condivisione dei beni e l’assistenza dei poveri e degli infermi, per molti dei quali, comprensibilmente, il solo fornire vitto e alloggio aveva efficacia terapeutica.


Il luogo dell'antico oratorio della Compagnia della Morte (cr. Giglioli per iosonospartaco)

Agnese, “ospite e curatrice di poveri infermi, che con essa ha quaranta persone che deve soddisfare di letti e di quanto necessario… gravata di 100 lire di debito”, già nel 1278 decide di acquistare una casa adiacente e si presenta così al Comune per chiedere un contributo, che le viene concesso.


Ritratto della rettrice Costante Sansedoni (cr. Giglioli per iosonospartaco)

La struttura, sempre presieduta da rettrici laiche e con personale in massima parte femminile, nei secoli successivi ha acquisito e ristrutturato o ricostruito edifici adiacenti aumentando la sua estensione fino ai quasi 3.000 metri quadrati odierni, riuscendo ad assistere e ospitare fino a più di 200 persone


Il busto di Leopoldo I di Toscana (cr. Giglioli per iosonospartaco)

Ciò fu possibile perché non vennero mai meno le erogazioni pubbliche, perché l’ospedale possedeva case e terreni che metteva a reddito e ospitava alcune attività produttive che garantivano proventi, ma soprattutto per le donazioni in vita o testamentarie da parte di cittadini che (la religiosità medievale, può essere difficile comprenderlo oggi, era molto profonda e piena di certezze), erano sicuri così di salvare l’anima dalle pene dell’aldilà.

Agnese oggi

L’istituzione ha mantenuto un ruolo sociale anche dopo che i Granduchi di Toscana la trasformarono alla fine del XVI secolo in un istituto per l’assistenza alle partorienti e nel 1783 in istituto scolastico, fino al 1977 esclusivamente femminile. Oggi l’istituto Monna Agnese (liceo e istituto tecnico) garantisce alle ragazze e ai ragazzi la formazione in campo linguistico e tecnologico, guardando direttamente al futuro.


Lavori nella vecchia scuola femminile (riproduzione di Giglioli per iosonospartaco)

La storia di questo complesso è oggi ben studiata (“Agnese e il suo Ospedale” è il titolo del libro di Lucia Brunetti edito da Pacini) ed è un interessante elemento per provare a capire quale spazio la società di un Comune medievale poteva concedere alle donne e di quali opportunità esse erano in grado di approfittare “per essere, almeno in parte, protagoniste della loro vita e delle loro iniziative”.

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