Mai sangue fu pių rosso

Scatto di scena da Profondo rosso, David Hemmings e Daria Nicolodi (cr. Johnny Freak Wikimedia commons)
Profondo rosso, le ragioni di 50 anni di successo
Se si consulta il Morandini - dizionario dei film e delle serie televisive - alla voce Profondo Rosso, iconico film di Dario Argento uscito il 7 marzo 1975, non risulta la definizione film dell’orrore ma thriller caratterizzato da una delirante dimensione gotica. In effetti Profondo Rosso è innanzitutto un giallo e, in quanto tale, si sviluppa tutto intorno alla soluzione di una catena di delitti che inizia con l’assassinio di una medium. Gli investigatori sono un pianista jazz, Marc Daly, insegnante al conservatorio di Santa Cecilia a Roma, e una giornalista, Gianna Brezzi: insoliti ma di classe.
L’investigazione però non è la ragione stessa del film ma è ancillare alla creazione di un’atmosfera da incubo, appunto gotica, dove la razionalità deduttiva dei Poirot o degli Holmes è annichilita dalla paura umanamente primitiva dei protagonisti e dai fiumi di sangue che caratterizzano ogni omicidio.
David Hemmings nell'ambiente in cui è stato commesso il delitto (cr. Wikimedia commons)
Lo spietato carnefice della pellicola è una stella degli anni ’30 e ‘40, Clara Calamai, che interpreta la madre psicopatica di Carlo, amico di Marc. Dario Argento decide di rivelarci dopo 15 minuti dall’inizio del film il volto dell’assassino. Come? Attraverso un’inquadratura geniale che confonde lo spettatore facendo passare uno specchio per un quadro, all’interno del quale si nota il volto dell'assassina: il riflesso della Calamai compare per pochi secondi mentre Marc corre per il corridoio nella casa dell’amica-medium appena uccisa. Questo è un espediente stilistico diventato un topos del genere horror: il mostro, umano, inumano o sovrumano, appare nei momenti più imprevedibili e nei luoghi più strani.
La diabolica assassina farà una brutta, bruttissima fine nell’ultima sequenza del film: l’idea del ghigliottinamento in ascensore fu di Bernardino Zapponi, sceneggiatore della pellicola, che creò una delle decapitazioni più famose del cinema. La scelta di far interpretare il ruolo dell'assassina alla Calamai fu invece di Argento che voleva una diva del passato, lontana da tempo dalle scene, per interpretare un’anziana psicopatica che in gioventù era stata costretta dal marito troppo ingombrante (punito a coltellate) ad abbandonare il palcoscenico.
Clara Calamai, al contempo assassina e vittima in Profondo rosso (fotogramma dal film Wikimedia commons)
Fondamentale per creare il clima di tensione è anche la colonna sonora di Profondo Rosso. Sebbene l’idea musicale originaria sia del jazzista Giorgio Gaslini, è il gruppo rock progressive dei Goblin a comporre, su invito di Dario Argento, i brani iconici del film, tra cui Death Dies e Profondo Rosso (quest’ultimo darà il titolo all’omonimo album uscito nell’autunno ‘75 che varrà il Disco d’Oro ai Goblin). Entrambi i pezzi hanno il pregio di non far sentire a proprio agio. Perchè? Profondo Rosso è un vero e proprio loop malefico: la tonalità iniziale è La minore, il tempo alterna misure pari (4/4) con misure dispari (3/4), ciò toglie uniformità al brano e lo rende ossessivo. Ossessività che è accentuata dal mantra iniziale della tastiera e dagli interventi dell’organo (entrambi suonati da Claudio Simonetti).
La copertina del disco di Profondo rosso
Death Dies invece è l’ouverture dell’assassina: accompagna sempre i suoi gesti con un andamento duro, nervoso e metallico (non a caso le armi usate dall’assassina sono coltelli o mannaie). Come assolutamente inquietante è la ninna-nanna nella scena del bambino che raccoglie il coltello insanguinato: la melodia è di Gaslini ed è tutta giocata su un chiaroscuro, dove la tonalità maggiore infantile è accompagnata dalla tonalità minore enigmatica. Trama e colonna sonora sono quindi da brividi: reggono la prova del tempo e ancora oggi sono in grado di inquietare.
Il regista Dario Argento nel 1985 (cr. Gorup de Besanez Wikimedia commons)
Più complessa è invece la questione della tecnica della paura: gli effetti speciali usati anni fa non sono più così speciali, paragonati a quello a cui la tecnologia ci ha abituati con sorprendente rapidità (molto banalmente: il sangue oggi al cinema sembra vero, un tempo risultava simile a ketchup annacquato). La tecnica però non è tutto e anzi molto dipende dal fatto che ogni momento storico trova spaventose cose diverse. Negli anni ‘60/’70 psicopatici e vampiri spopolavano: Dracula (con il leggendario Christopher Lee), Psycho, Profondo Rosso. Poi venne il turno degli alieni (il primo Alien è del ‘78), degli indemoniati (L’Esorcista), delle sette e via dicendo.
I mostri cambiano e con essi il gusto del macabro: ciò che non cambia è il carattere astorico che solo alcune pellicole riescono a guadagnarsi. Profondo Rosso e Psycho sono tra queste e hanno più di un aspetto in comune. Prendiamone due: il ruolo delle madri e la musica. Le madri sono pericolose per Hitchcock e Argento: in Psycho indirettamente, in quanto la genitrice dell'assassino, sebbene eliminata dallo stesso, continua a vivere nella sua anima, rappresentandone la personalità omicida.
Janet Leigh prepara con Hitckock la scena della doccia in Psycho, 1960 (cr. Wikimedia commons)
In Profondo Rosso molto direttamente, la madre di Carlo è una donna con una storia pluridecennale di omicidi sanguinosi. Abbiamo già commentato l’importanza della musica in Profondo Rosso: per Psycho è sufficiente dire che la colonna sonora ha cambiato per sempre l’idea di doccia rilassante.
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