“Operazione luna”, la burla sui complotti

“Operazione luna”, la burla sui complotti

Armstrong e Aldrin piantano la bandiera statunitense sul suolo lunare, 1969 (cr. Nasa Wikimedia commons)

Film tutto falso, eppure continua a far discutere

Il 16 ottobre 2002 la rete televisiva franco-tedesca “ARTE” trasmette il film “Opération Lune” di William Karel, francese, già noto per una ventina di documentari a sfondo storico-politico (“Una terra due volte promessa: Israele-Palestina”, 1997).

L’impatto è notevole. Durante la presentazione alla stampa molti erano usciti infuriati prima della fine. Grande seguito ebbe un sito internet con quiz incentrati sulle inesattezze del film (piazzate ad arte, vedremo, entro un ben preciso progetto comunicativo). La produzione propose il lavoro alla Bbc, che lo rifiutò in quanto “antiamericano”.


Buzz Aldrin fotografato da Armstrong al lavoro accanto all'Eagle, 1969 (cr. Armstrong Nasa)

“Operazione Luna” è un mockumentary (da mock: prendere in giro), realizzato con la tecnica del documentario (stile scientifico, interviste a esperti, uso di immagini di repertorio, narrazione fuori campo) ma attestante una verità falsa e che mantiene attentamente l’equilibrio fra satira, stimolo intellettuale e messa alla prova dello spettatore.

Il rumore che allora si scatenò è naturalmente affievolito. Ma il film può ancora dirci qualcosa e possiamo anche apprezzarne il valore profetico, noi oggi costretti continuamente a camminare con difficoltà sullo scabroso terreno della comunicazione.


Il regista Stanley Kubrick (cr. Warner Bros Wikimedia commons)

Le prime immagini ci portano a Childwickbury, la tenuta dove visse ed è sepolto Stanley Kubrick: ascoltiamo le parole della vedova Christiane. L’argomento è “Barry Lindon” (1975), nel quale il grande regista volle riprodurre fedelmente l’atmosfera degli interni settecenteschi filmando alla luce delle candele. A lungo aveva cercato un obiettivo che gli consentisse tali riprese: la soluzione fu acquisire dalla NASA tre esemplari della lente “Planar 50 mm f/0,7”, realizzata appositamente dalla Zeiss per le riprese lunari delle missioni Apollo.


Ricostruzione della scena iniziale di 2001: odissea nello spazio (Wikimedia commons)

Tutto vero sin qui. Ma ora si comincia con i falsi. Le fonti di queste notizie inventate sono interviste a personaggi della Nasa, della Cia, del governo americano e video d’epoca.

Come poté un regista, pur famoso, avere un tale privilegio? La Nasa era in debito nei confronti di Kubrick, che al termine delle riprese di “2001: odissea nello spazio” si era prestato a realizzare dei falsi filmati dello sbarco lunare per la missione Apollo 11, da usare nel caso che le particolari condizioni avessero reso le immagini insoddisfacenti. A sua volta anche Kubrick lo era: durante la produzione de “Il Dottor Stranamore” gli era stato permesso di penetrare alcuni segreti del Pentagono. Tutto inventato di sana pianta.


Armstrong, Collins e Aldrin, l'equipaggio dell'Apollo 11, 1969 (cr. Nasa Wikimedia commons)

Ma siamo solo all’inizio. Gli attori coinvolti nei falsi video erano quattro agenti della Cia, vincolati al segreto e per i quali verrà costruita una nuova identità e una nuova vita in un altro paese.

Ma il timore, da parte del Presidente Richard Nixon, che il segreto trapeli lo porta ad ordinare l’eliminazione fisica dei quattro, dovunque essi si trovino. Visto che il primo obiettivo vive in un villaggio vietnamita, il commando impara in pochi giorni la lingua e cerca di mischiarsi fra la popolazione locale, senza successo in quanto il loro comportamento era troppo “americano”: in particolare il comandante “aveva la pelle nera”! Nixon non si arrende e alza la posta impegnando un intero esercito.


Il presidente Nixon in visita agli astronauti in quarantena sulla portaerei Hornet, 1969 (cr. Nasa Wikimedia commons)

Finalmente tutti i bersagli vengono colpiti, camuffando gli omicidi come incidenti. Il caso di un cadavere ritrovato a pezzi in Patagonia è infatti liquidato dalla polizia locale come suicidio. Così racconta il film ma nulla di tutto questo è mai accaduto.


Aldrin sul suolo lunare fotografato da Armstrong (cr. Nasa Wikimedia commons)

Alcuni ex agenti del Kgb, intervistati, dichiarano di essersi subito accorti del falso, per le strane ombre, gli strani movimenti della bandiera, ma anche perché a elevato ingrandimento si vedeva in basso una fototessera smarrita da Kubrick. Si insinua addirittura il sospetto che il ritiro del regista nella sua tenuta (fin dal 1978) derivi dal timore di persecuzioni, e si insinuano dubbi sulla sua morte improvvisa, avvenuta nel 1999. Niente di vero, ma tanto fieno in cascina per i complottisti.

Il film propone quindi un crescendo impressionante di sospette, divertenti, assurde inattendibilità, agendo sostanzialmente a tre livelli:

-le “false interviste” ottenute montando ad arte e fuori contesto spezzoni di dialoghi con personaggi anche di grande rilievo come Henry Kissinger e Donald Rumsfeld (che già nel 1969 ricoprivano ruoli governativi);


Henry Kissinger con Hillary Clinton (cr. Dipartimento di Stato Wikimedia commons)

-le testimonianze di personaggi inesistenti (interpretati da attori) ma dal nome evocativo: ad esempio quella di David Bowman (nome del protagonista in “2001”), di Jack Torrance (“Shining”), di Ambrose Chapel (evocato in “L’uomo che sapeva troppo” di Alfred Hitchcock);

Armstrong fotografato da Aldrin nel modulo Eagle, 1969 (cr. Nasa Wikimedia commons)

-l’iperbole pura: a questo livello appartengono le tragicomiche avventure dei killer, gli aneddoti su Neil Armstrong (primo uomo a calcare il suolo lunare, che si era portato a bordo l’autoradio e, all’apertura della busta che conteneva la famosa frase che doveva pronunciare, esplode in un “ma cos’è questa cavolata?”), infine i dietro le quinte nei titoli di coda dove si vedono gli attori provare le loro battute, prendere delle papere e scoppiare a ridere per gli sfondoni raccontati.

I tre livelli di falsità hanno evidentemente lo scopo di lanciare segnali a spettatori di vari livelli culturali e con vari livelli di attenzione. Almeno il finale dovrebbe rendere chiaro a chiunque che si è trattato di un “fake”. Tuttavia il film è stato e in parte è ancora una bandiera dei negazionisti dello sbarco, evidentemente incapaci di coglierne la componente satirica (anche antiamericana, va detto) o, in altri casi, semplicemente di guardare il film per intero.


La Terra fotografata dall'Apollo 11 (cr. Nasa Wikimedia commons)

E’ chiaro invece che “Operazione Luna” non mette mai in dubbio che lo sbarco sulla Luna sia realmente avvenuto, e dimostra come si possa, agendo abilmente sulle immagini e sulle parole, costruire una verità falsa, anche potenzialmente pericolosa.

E’ un percorso pazzo e bugiardo che ci ricorda la centralità dello spirito critico, quella particolare competenza che può venire dalla scuola ma soprattutto dalla crescita culturale che ci fornisce gli strumenti per sgattaiolare attraverso la foresta di bugie che ci circonda, per non fermarsi alla prima impressione ma leggere sempre i segnali fino in fondo. Ed è anche un atto d’amore per Kubrick, uno dei più grandi registi di ogni tempo.

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