Tutti i Maigret del mondo

Le pipe di Simenon, passione anche del commissario Maigret (in mostra alla Galleria Modernissimo di Bologna)
Appunti dalla mostra su Simenon
Il lettore appassionato di Georges Simenon deve predisporre alcuni metri della libreria personale per collocare i volumi dello scrittore di Liegi che, da belga, ha rappresentato l’essenza di una Francia novecentesca non limitata alla Parigi dei locali ma con le radici nelle campagne, negli alberghetti di provincia, nelle botteghe, nelle trattorie e sui moli. E fin qui, niente di nuovo.
Molto di nuovo arriva invece dalla mostra in corso a Bologna alla Galleria Modernissimo e visibile fino all’8 febbraio: “Georges Simenon: otto viaggi di un romanziere”, proposta dalla Cineteca di Bologna e curata da Gian Luca Farinelli e John Simenon, figlio dello scrittore. Gli otto viaggi si possono condensare in uno: partenza dal lavoro di scrittura “alimentare” come giornalista, arrivo al ruolo di autore di punta del novecento europeo, in cui si condensano il giallo (aggettivo comprensibile solo in Italia, nel resto del mondo il colore non si abbina al poliziesco), il noir, il “neorealismo” francofono, l’erotico. Una quantità di carte e immagini in un percorso tematico che richiede dedizione, e tempo, per essere assimilata e che prevede una certa cultura di base circa l’opera di Simenon per essere davvero compresa.Il curatore Farinelli e le immagini degli interpreti di Maigret (cr. ufficio stampa Cineteca di Bologna)
Ma è anche possibile isolare singoli temi sui quali concentrarsi per trarne un appagamento immediato. Ne suggerisco uno: le trasposizioni cinematografiche e televisive della creatura prediletta di Simenon, il commissario Maigret.
L’Italia è da sempre il Paese non francofono in cui Simenon ha il maggiore riscontro in libreria, senza considerare le iniziative editoriali abbinate ai quotidiani che hanno portato il romanziere nelle case di tanti. Logico che Maigret abbia rappresentato il personaggio di punta, finendo per identificarsi esso stesso con Simenon, grazie anche alla bellissima serie televisiva in bianco e nero della Rai dei tempi d’oro, con Mario Landi regista e Andrea Camilleri produttore. Non ci furono molti dubbi (lo spiega lo stesso Camilleri in un video proposto dalla mostra) nello scegliere Gino Cervi per i panni del commissario; scelta azzeccata al punto che per gli italiani Cervi è rimasto l’unico vero Maigret. Ma le cose non stanno proprio così.Simenon accende la pipa a Gabin nei panni di Maigret (particolare da una immagine in mostra)
Jules Maigret è stato travasato in una molteplicità di film e serie per la televisione, alcune delle quali hanno goduto di un successo andato oltre i confini del paese di produzione. La fisicità del commissario ha finito per giocare un ruolo importante nella credibilità dell’attore protagonista e anche per questo Jean Gabin, icona del cinema francese in bianco e nero, si è rivelato azzeccatissimo. Lo stesso Gino Cervi, perfetto nell’incarnare il poliziotto umorale, bevitore e fumatore, è stato protagonista anche al cinema, ma a colori, sempre per la regia di Mario Landi.
Il manifesto francese di "Maigret a Pigalle" con Cervi (particolare da una immagine in mostra)
Il manifesto di “Maigret a Pigalle”, in francese, è esposto a Bologna e la frase di lancio è chiarissima: “Gino Cervi, uno dei migliori Maigret del mondo”. Si arriva al 2022 per trovare un inedito Maigret interpretato da Gerard Depardieu, ultimo di una schiera di attori aperta negli anni Trenta e popolata da stelle dello schermo, alcune delle quali non ottennero però il pieno gradimento dello scrittore. Charles Laughton – premio Oscar nel 1934 - è stato certamente uno dei più grandi attori del Novecento, ma certo non grazie a Maigret.
Rowan Atkinson nei panni di Maigret (particolare da una immagine in mostra)
Più vasta ancora è la schiera degli attori scelti per sceneggiati televisivi o film per la televisione. E qui il discorso si fa complesso. Alcune scelte coraggiose hanno premiato, come mettere i panni di Maigret addosso a Rowan Atkinson che tutto il mondo conosce come il surreale Mr. Bean. Un vero capolavoro di strategia cinematografica si è rivelato il Maigret di Bruno Cremer, protagonista di qualcosa come 54 film che ancora oggi sono trasmessi sui canali visibili in Italia, a vent’anni dall’ultimo ciak. Quello di Cremer è un commissario fisicamente perfetto, solo più cinico rispetto a quello di Cervi.Bruno Cremer, fra i più prolifici interpreti di Maigret (particolare dall'immagine in mostra)
Quanto alle produzioni italiane si è rivelato difficile andare oltre a Gino Cervi, come hanno dimostrato gli episodi con Sergio Castellitto e questo rivela come l’attore bolognese sia uno snodo fondamentale nella parabola televisiva e cinematografica del personaggio di Simenon. La sua era una recitazione filmica e teatrale al tempo stesso, scandita da pause che oggi farebbero inorridire ma che erano l’essenza di quelle produzioni, insieme a un’ambientazione tutta in interni che caratterizzava la Rai dell’epoca. Attorno a Cervi nel sostenere il peso delle indagini del commissario Maigret una miriade di grandi attori, nel ruolo di cattivi, assassini, poliziotti alle sue dipendenze. Il lusso di un gigante come Mario Maranzana come semplice ispettore Lucas sarebbe impensabile nelle produzioni di oggi ed è difficile immaginare un’interprete migliore di Andreina Pagnani, superstella del teatro impegnato, capace di farsi piccola e discreta quale signora Maigret per non oscurare la presenza del marito commissario.Gino Cervi e Andreina Pagnani, il commissario Maigret e signora (particolare da una immagine in mostra)
Alla fine c’entrano poco la nostalgia per il bianco e nero e la lentezza di un tempo, la differenza la faceva la qualità dei protagonisti: in ogni ruolo, attoriale o tecnico, attorno a Maigret era impegnato il meglio sulla piazza. Lo stesso Simenon dichiarò in una intervista a Giulio Nascimbeni, maestro del giornalismo culturale, che il migliore fra i Maigret possibili era Gino Cervi: se lo diceva lui, che ne era il padre, bisognerà pur credergli.
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