Un poco di Stefano Benni

Un poco di Stefano Benni

Un ritratto fotografico di Stefano Benni (cr. Claude Truong-Ngoc)

Le parole dell’uomo che si confrontava con Dalla, Guccini, Lolli

Leggevo e leggo Il Manifesto. Dal 1969, quando era ancora periodico e aveva creato irrimediabili scontri nel Pci per il giudizio sull’Urss.

Anni dopo avrei trovato sul giornale quotidiano i corsivi di Stefano Benni e, in un incontro alla libreria Rinascita di via Crispi a Reggio Emilia, gli fui presentato da un caro amico che lì lavorava. Lui (diventato autore) mi guardò un attimo, prima di stringere la mano, e disse: «Sì, va bene».

Benni. L’umorista un po’ invecchiato e solitario. Lo scavato, almeno così lo ricordo, dai capelli lunghi e un po’ radi. Il bolognese che aveva preso il volo, pur rimanendo “tipico” e che, per vie traverse, poteva confrontarsi con Dalla, Guccini e Lolli.

Dalla, Benni, Lolli e Guccini (cr. Lucarelli, Salo, Rollopack, Bruno from Roma Wikimedia commons)

Bologna: “piccola città, bastardo posto…” magica e non di rado crudele: «…Man mano che la notte arrivava in città la salutavano parole luminose. Alcune erano lunghe e pulsanti, tremavano e camminavano invitando a film e snack e ristori, altre erano semplici punteggiature, virgole di lampioni, esclamativi di semafori, file di punti rossi di auto incolonnate. Luci pallide illuminavano nelle vetrine manichini ambosessi, e i branchi di scarpe negli acquari, e le tombe delle banche…».


Bologna, la città di cui Benni è stato espressione (cr. Rosa Antico Wikimedia commons)

Solo accidentalmente o per semplificazione accostabile alla satira di Cuore o della televisione pre-berlusconiana: «…l’uomo comune che vi piace è stupido e avido come voi, così lo vorreste, un vigliacco che potrebbe ammazzare per vigliaccheria, mentre loro ammazzano per necessità, per i loro divini soldi (…) sono loro ora gli estremisti, violenti assassini estremisti dell’ideologia del secolo, un’economia più sacra di una religione, più feroce di un esercito, ricordatelo bene con un brivido quando tutto salterà in aria…», Benni era uno stralunato e “puntuale” poeta.


Benni nel 2004 a Helsinki (cr. Anneli Salo Wikimedia commons)

Lo ricordo dopo averlo quasi dimenticato e, per questo, gli chiedo venia del fastidio di quando pensavo simpatizzasse troppo per il movimento del ’77. Ma, almeno, quelle erano polemiche vitali, sofferte e pericolose. Che un giorno sì e l’altro pure ci interrogavano sulla soglia di irrimediabili sconfitte, almeno per quanto la brutta storia che viviamo ci può dire.

Addio Stefano Benni. Almeno un poco rimediamo (rimedio) nel renderti omaggio.

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