In famiglia non c'è solo amore

In famiglia non c'è solo amore

Nada (cr. Lucarelli Wikimedia commons) e Rosalino Cellamare, Ron (Wikimedia commons)

Sanremo e gli scontri genitori-figli

Si conclude oggi il nostro viaggio alla scoperta delle canzoni del Festival di Sanremo che ci hanno raccontato non solo l'amore di coppia ma anche quello fra genitori e figli, in ossequio alla famiglia tradizionale e ai suoi problemi

Attraverso l’articolo La sacra famiglia di Sanremo abbiamo esaminato le canzoni del festival che coinvolgevano i rapporti fra figli, madri e padri ma se retrocediamo nel tempo, qualche squarcio nella recente melassa dei rapporti familiari si apre, restituendoci relazioni più “sane”, o comunque più “naturali”, che hanno a che fare con separazione, distacco, autonomia, incomunicabilità.


I Giganti nel 1967 a Sanremo (fotogramma da youtube)

Una prima testimonianza di tensione generazionale la troviamo nel 1966 in Proposta (nota anche come Mettete dei fiori nei vostri cannoni) de I Giganti. Il terzo giovane partecipante all’ “inchiesta”, dopo l’operaio Brambilla e il bohemien urbano, è un rampollo borghese, con qualche difficoltà di pronuncia, decisamente in rotta con i suoi.

‹E tu, chi sei?
Non mi pare che abbia di che lamentarti…›
«La mia famiglia è di gente bene.
Con mamma non parlo, col vecchio nemmeno;
lui mette le mie camicie,
e poi mi critica se vesto così›

Due anni dopo, tocca al debuttante Al Bano cimentarsi sulla materia. La sua La siepe, scritta da Pino Massara e presentata in coppia con Bobbie Gentry, racconta di un giovane che prende la sofferta decisione di lasciare casa, certo dello sconforto lacrimoso della madre, ma altrettanto risoluto a superare i confini domestici.


Al Bano qui nel film "Nel sole" (cr. Grimaldi Ragone Wikimedia commons)

E non mi capirai
Mamma, oh, mamma
So già che non mi capirai
Ma il mondo non finisce
Là sulla siepe che circonda la nostra casa
E non mi capirai
Mamma, oh, mamma
So già che poi tu piangerai
Ma non mi puoi fermare
Mi hai insegnato tu a camminare ed ora devo andare
Devo andare

Nel 1970 due sedicenni di grandi speranze, Nada e Rosalino, presentano il brano Pa’ diglielo a Ma’ (forma abbreviata di papà e mamma in una prima forma di slang giovanile), che vede tra gli autori Franco Migliacci e Jimmy Fontana. Nada aveva debuttato l’anno prima con Ma che freddo fa e avrebbe vinto l’anno successivo, insieme a Nicola Di Bari, con Il cuore è uno zingaro.


Nada con Nicola di Bari (cr. Radiocorriere Tv Wikimedia commons)

Rosalino, nel frattempo trasformatosi in Ron, si classificherà al primo posto nel 1996, interpretando in coppia con Tosca Vorrei incontrarti tra cent’anni. Il brano dei due giovanissimi narra di una fuga da casa – naturalmente per amore, ma forse anche per il peso di una certa monotonia quotidiana –, con richiesta di perdono “solidale” visto che la stessa passione aveva a suo tempo attraversato i due genitori.

I giorni miei son tutti uguali/come granelli di un rosario
io sono stanca di pregare/giorni di festa non ne ho
non voglio perdere il ragazzo/che mi vuol bene da morire
il bene e il male so capire/con lui stanotte partirò.
Pa’ diglielo a ma’/che la porto nel cuore
che non la scorderò/pa’ m'hanno detto che tu
alla stessa mia età/impazzivi per ma’
perdonami ma’/perdonami pa’
adesso o mai più/l'amore è così
la vita è così

Ma è con Anna Identici e la sua Era bello il mio ragazzo, autori Gianluigi Guarnieri e Pier Paolo Preti, che nel 1972 si raggiunge il livello più drammatico ma anche più sinceramente commovente del rapporto tra una madre vedova e un figlio morto per un incidente sul lavoro, con tanto di denuncia per le condizioni di scarsissima sicurezza del cantiere edile.


Anna Identici dall'album Panini Cantanti (Wikimedia commons)

Era bello il mio ragazzo, sempre pieno di speranze
Mi diceva: "Mamma mia, un giorno, sai, ti porto via
Via da tutta 'sta miseria, in una casa da signora
Via da questo faticare, potrai infine riposare"
Era stanco il mio ragazzo, in quel letto d'ospedale
Ma mi disse: "Non fa niente, solo un piccolo incidente
Quando si lavora sodo, non c'è soldi da buttare
Non puoi metter tanta cura per far su l'impalcatura"

Era bello il mio ragazzo col vestito della festa
L'ho sentito tutto mio, mentre gli dicevo addio
E poi quando l'ho baciato gli ho strappato una promessa
E gli ho detto: "Anima mia, presto, sai, portami via"

Il brano non raggiungerà la serata finale, segnando un declino, o comunque una svolta per la cantante di Castelleone, reduce da due edizioni consecutive del Festival in coppia con Pierre Antoine Muraccioli alias Antoine, con brani decisamente leggeri come Taxi e Il dirigibile.
Importante l’osservazione di Gianni Borgna: “Con Anna Identici, un’Anna Identici così diversa da quegli degli esordi da apparire addirittura irriconoscibile, fa il definitivo ingresso a Sanremo la canzone di spiccato contenuto politico e sociale”.

Purtroppo questo ingresso non ha sempre avuto grande seguito e la rassicurante normalizzazione sentimentale ha preso nel corso del tempo il sopravvento.

In conclusione, se il Festival di Sanremo è lo specchio della nazione, dobbiamo con preoccupazione prendere atto che si tratta di uno specchio sempre più deformante.

(2- fine)

Leggi anche La sacra famiglia di Sanremo

 

Questi gli autori e le case discografiche delle canzoni citate:

Proposta (Mettete dei fiori nei vostri cannoni) (E. Esteves-R. C. Braga) © Emi Songs Do Brasil Edicoes Musicais Ltda, Emi Music Publishing Italia Srl

Pa diglielo a ma (E. Sbriccoli-F. F. Migliacci-I. N. Greco-M. Cantini-R. Gigli) © Universal Music Publishing Group

Era bello il mio ragazzo (G. Guarnieri-P. P. Preti) © Universal Music Publishing Ricordi Srl.

L'uomo che si gioca il cielo a dadi (R. Vecchioni) © Chappell Edizioni Srl

La siepe (P. Massara-V. Pallavicini) © Voce del Padrone

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