Cosa ci ha lasciato Francesco

Cosa ci ha lasciato Francesco

Papa Francesco bacia un bambino durante il viaggio in Estonia (cr. Ministero degli esteri estone Wikimedia commons)

Una riflessione nel giorno del Conclave

Nel giorno di apertura del conclave per la nomina del successore di Pietro, iosonospartaco pubblica questa riflessione di Tiziano Ferretti sul ruolo di Papa Francesco nella storia della Chiesa cattolica e nella società dei cambiamenti

Era la sera del 27 marzo 2020, uno dei tragici giorni della pandemia. Ricordo ancora oggi, con emozione mista a sconforto, l’immagine televisiva di una piazza San Pietro, surreale e deserta, battuta da una pioggia insistente. Solo il garrito dei gabbiani e l’urlo lontano di qualche sirena rompeva il silenzio spettrale di Roma e la voce sommessa, un po’ malferma, di un piccolo immenso uomo di pace: papa Francesco. 
                                                                                                        
Visibilmente commosso e come smarrito, di fronte alle migliaia di occhi assenti dalla piazza, l’abito talare leggermente mosso dal vento, davanti al cancello centrale del sagrato della Basilica, pregava: “…siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa…”   “…siamo tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda…”     “…false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità…”.

Fino al decisivo: “Nessuno si salva da solo”.

Francesco a Roma nel 2016 (cr Vahagn Grigoryan Wikimedia commons)

Ci ha voluto ricordare, fino alla benedizione urbi et orbi di questa Pasqua, che senza legame con l’altro non c’è possibilità di salvezza.

Fermiamoci un attimo. Un attimo solo, affinché le sue esortazioni alla pace e alla giustizia sociale, non cadano nel vuoto, proprio ora che Francesco ci ha lasciati. Credenti e non credenti.                                                                                                     

Quella “tempesta inaspettata e furiosa”, come aveva chiamato il covid, aveva messo a nudo vari aspetti del nostro vivere, fra cui la dimensione della relazione: quella sociale e quella d’aiuto, imprescindibili in qualsiasi forma di aggregazione umana.                                                                                                              

Papa Francesco ci ha costantemente suggerito che la libertà non è solo una proprietà individuale e che le sue limitazioni in nome della convivenza non rappresentano un attentato alla nostra dignità.

Egli ci ha insegnato che una libertà individuale, interpretata come antitesi alla libertà comune, perde ogni legame con la responsabilità nei confronti della società umana. Il disagio e le contraddizioni del presente, l’incertezza di un futuro che perde progressivamente senso e progettualità, il diffondersi di conflitti militari ed economici, spingono molte persone, in mancanza di alternative credibili, a diventare fautori dell’individualismo più estremo, succubi di pensieri irrazionali, infarciti di risentimento e di rabbia.

Francesco afferra al volo una bandiera lanciata in piazza San Pietro (cr. Franck Michel Wikimedia commons)

Da quel marzo 2020 ad oggi riecheggiano le sofferte esortazioni di papa Francesco a lavorare davvero per la pace e la giustizia sociale, cercando di ricondurci alla difficile dimensione sociale dell’esistenza, alla libertà, vera solo se nella solidarietà.   

Hai ragione tu, caro Francesco. Concedimi questa familiarità, perché tu stesso ti sei mescolato con slancio tra noi esseri umani, spesso tra gli ultimi della terra. Per questo il mondo ti ha amato, tacitando il malcontento suscitato dagli scandali erotico-finanziari legati a uomini della tua Chiesa.

Con l’enciclica Laudato si’ del 2015 e Fratelli tutti del 2020 hai voluto affrontare l’emergenza climatico-ambientale e la necessità di un nuovo equilibrio mondiale improntato a criteri di collaborazione e rispetto. Nell’enciclica Dilexit nos del 2024, che riassume l’aspetto teologico-dottrinale del tuo pontificato, scrivi: “Tutto è unificato nel cuore, che può essere la sede dell’amore con tutte le sue componenti spirituali, psichiche ma anche fisiche. In definitiva, se in esso regna l’amore, la persona raggiunge la propria identità in modo pieno, perché ogni essere umano è stato creato anzitutto per l’amore, è fatto nelle sue fibre più profonde per amare ed essere amato”.

Papa Francesco di spalle fotografato a Roma (cr. Nacho Arteaga Wikimedia commons)


Hai guidato la tua Chiesa nella tempesta del “cambiamento d’epoca” e di sfide impensabili, quali le guerre e le migrazioni. Hai suggerito di “avviare processi” in seno alla Chiesa e alla società: l’ammissione delle persone divorziate e risposate alla pratica dell’Eucarestia, il celibato dei sacerdoti, l’ingresso di candidati omosessuali nei seminari.

Hai aperto alla speranza e dato all’amore un valore politico. Riecheggeranno ancora a lungo le tue flebili ma potenti parole, pronunciate in una piazza San Pietro deserta e surreale: “Nessuno si salva da solo”.                                                                                                                                                  

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