I codici del desiderio femminile

Particolare da "Il bacio" di Francesco Hayez esposto alla Pinacoteca di Brera (Wikimedia commons)
Il piacere è anche una questione di testa
Si valuta che circa una donna su tre, fra i 16 e i 50 anni, lamenti una (presunta) mancanza o un’anomalia del desiderio sessuale. Ma con quali criteri scientifici, finora, è stata misurata? Dalla fine degli anni ‘60 è in auge una forma di modello “a cascata” degli stadi della risposta sessuale umana: desiderio-eccitazione-orgasmo-risoluzione. In parole semplici, possiamo definire il desiderio come la voglia di attività sessuale, che comprende fantasie e pensieri, sotto forma di processo mentale interiorizzato.
L’eccitazione, nella donna, è costituita dalla percezione del piacere associata a una meno evidente, rispetto alla erezione maschile, reazione fisica generale: un aumentato apporto di sangue nella zona pelvica inferiore con ispessimento dei tessuti genitali, lubrificazione ghiandolare, aumento della frequenza cardiaca, degli atti del respiro e della pressione arteriosa.
"La seduzione" di Gaspare Traversi esposto al Museo de arte de Ponce (Wikimedia commons)
La donna, a cui si assegna una mancanza di desiderio, non sente voglia di sesso prima del rapporto sessuale stesso ma, una volta impegnata in questo, di solito arriva a sperimentare il piacere e l’eccitazione fisica in modo più o meno appagante, come le altre.
Dunque, oltre al desiderio classico, spontaneo, più frequente nel maschio, possiamo considerare il desiderio “reattivo”, variante normale della sessualità femminile, che scatta in risposta a carezze, contatti e sguardi, in un contesto erotico di intimità. Sono donne assolutamente normali, più dipendenti da preliminari e atmosfere coinvolgenti, anche se l’interesse per il sesso appare ridotto a causa di una scarsa iniziativa, in tal senso. All’estremo opposto, il 15% delle donne manifesta la forma spontanea di desiderio, come il 75% dei maschi.
Amore davanti al sole (cr. Mayur Gala Wikimedia commons)
Il resto, la maggioranza delle donne, si può collocare in un punto intermedio tra i due estremi: a volte sperimentano un desiderio non indotto, a volte percepiscono l’idea del sesso come fatica, ma poi il corpo risponde e, poco alla volta, la testa lo segue. Meno del 5% delle donne sperimenta la totale persistente mancanza di desiderio, ma non è detto che sia sempre una condizione irreversibile. Fino a non molti anni fa, si riteneva che il desiderio spontaneo fosse il metro di giudizio normale perché rappresenta, in un mondo maschile, la modalità dominante nei maschi.
Occorre rivalutare anche un altro concetto generale: che l’individuo nasce già con una pulsione sessuale “preconfezionata”. Se fosse vero, sentiremmo il bisogno di sesso allo stesso modo in cui sentiamo il bisogno di cibo, di acqua, di sonno, di vestiti caldi d’inverno. Nasceremmo tutti in uno stato di eccitazione, allo scopo di sopravvivere. Ma nessuno muore, come individuo, per mancanza di sesso. Come mai la specie Homo Sapiens non si estingue, se la pulsione sessuale non è un meccanismo primordiale di sopravvivenza?
"L'armonia prima del matrimonio" stampa satirica di James Gillray, 1805 (Wikimedia commons)
L’evoluzione ha pensato anche a questo. Ha inserito nel nostro cervello un potente Circuito neuronale della Ricompensa, dipendente da neurotrasmettitori, in primis la dopamina e il glutammato. Il sesso non è un istinto come quello degli animali, ma rappresenta un premio, una ricompensa. Poiché, di solito, procura elevati livelli di piacere, funziona come una droga: più si sperimenta quel tipo di piacere, di soddisfazione, più desideriamo ripetere l’esperienza e, non appena il desiderio compare, si cercano le situazioni atte a soddisfarlo.
Se per una donna il sesso non funziona come un premio, perché lo associa a esperienze traumatiche (ad esempio uno stupro) o a dolore fisico (dispareunia, endometriosi…) o semplicemente perché le appare noioso, o è noioso il partner, la voglia semplicemente non si manifesta o si estingue in breve.
Particolare da "Romeo e Giulietta" di Frank Dicksee esposto al Southampton City art gallery (Wikimedia commons)
Il sesso non funziona, se non è riconosciuto dal cervello come una ricompensa. Dunque, non nasciamo eccitati ma lo diventiamo. Nasciamo con un potenziale di eccitazione, che si estrinsecherà in base alla soddisfazione prodotta dalle esperienze sessuali personali e alle situazioni di vita individuale. È il motivo per cui il desiderio può salire e scendere a ondate nel corso della vita e a seconda dei rapporti e dei partner con cui ci si viene a trovare.
La differenza principale tra maschi e femmine è che nei due terzi dei primi l’erezione coincide con la percezione dell’eccitazione, per cui vi è una certa corrispondenza fra cervello e risposte automatiche genitali. “La testa è già pronta.”
Solo in una donna su quattro, invece, l’eccitazione genitale coincide all’incirca con il desiderio, per cui nella maggioranza dei casi non c’è concordanza immediata tra cervello e zone genitali. Esso riceve poco e male i segnali fisici provenienti dal basso.
Il desiderio, nella donna, risiede innanzitutto nella testa. Non è sufficiente avere nel letto una persona attraente, desiderabile, né sperimentare la comparsa di una secrezione più o meno abbondante nell’area vaginale, ma occorre che venga stimolato il cervello. E questo richiede tempi più o meno lunghi e partner più o meno “sensibili” alle esigenze della compagna.
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